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sua famiglia, una vita distaccata dal<br />
mondo, nutrita dallo studio dei libri<br />
sacri, intessuta di preghiera, penitenza,<br />
al servizio dei poveri, sempre<br />
disponibile alle necessità della<br />
Chiesa. Di lei, osserva il Biraghi,<br />
nella Vita (p. 2):<br />
“Le vergini si consacravano a<br />
Dio o con un voto privato o per lo<br />
più col solenne; e questo proferivano<br />
innanzi a Vescovo ovvero a prete,<br />
spesso innanzi a tutta la radunanza<br />
cristiana, prendendo il sacro<br />
velo in segno di castità perpetua.<br />
Esse vivevano tuttora co’ parenti o<br />
si univano in piccoli consorzii di tre<br />
o quattro, intente alla preghiera, al<br />
lavoro delle mani, alle opere buone”.<br />
Tuttavia Marcellina dovette abitare,<br />
ad un certo momento non precisabile<br />
della sua vita, a Milano o<br />
nei dintorni, vicino ad Ambrogio,<br />
dove rimase definitivamente fino<br />
alla morte. E’ <strong>qui</strong>, verso la Brianza,<br />
nella campagna a confine tra Carugate<br />
e Brugherio, che dovette ricevere<br />
le lettere del vescovo di Milano,<br />
testimonianza preziosa della<br />
confidenza tra i due e del legame<br />
profondo di amicizia e di stima, che<br />
li unì tutta la vita.<br />
La tradizione comunque la vede<br />
lasciare i rumori della grande città e<br />
ritirarsi in campagna, in ‘villa’, dove<br />
conduce vita comunitaria insieme<br />
con altre vergini consacrate: i<br />
giorni scorrono in preghiera e in<br />
raccoglimento, ma anche dediti ad<br />
opere di carità nei confronti dei più<br />
bisognosi. Termina la sua vita terrena<br />
poco dopo la morte dell’amato<br />
fratello Ambrogio, tra il 397 e il<br />
400.<br />
La voce popolare la proclama<br />
già santa. La liturgia celebra la sua<br />
festa il 17 luglio. Le sue reli<strong>qui</strong>e sono<br />
oggi custodite a Milano, in una<br />
cappella a lei dedicata nella basilica<br />
ambrosiana. Il suo spirito è vivente<br />
oggi nelle sue figlie, le suore di<br />
Santa Marcellina, che fanno riferimento<br />
a lei come figura ispiratrice<br />
G. Mantegazza - La velazione di S. Marcellina<br />
(Casa Generalizia delle Suore Marcelline)<br />
del loro carisma e come modello di<br />
vita consacrata apostolica.<br />
LA VELATIO VIRGINIS<br />
E’ chiamata Velatio Virginis la<br />
cerimonia durante la quale Marcellina<br />
riceve dalle mani di Papa Liberio<br />
il velo della consacrazione verginale,<br />
che rappresenta il simbolo<br />
del mistero a cui la vergine si dona.<br />
Venne celebrata nel tempo natalizio<br />
dell’anno 353, di notte: questo momento<br />
segnò l’evento fondamentale<br />
della sua vita di vergine consacrata<br />
e ne delineò la fisionomia.<br />
Ambrogio, allora giovinetto, era<br />
presente alla funzione: descriverà<br />
minutamente l’episodio molti anni<br />
più tardi, nel 377, fissando le im-<br />
magini dell’avvenimento con queste<br />
parole dettagliate, nel De Virginibus<br />
(3.1), il suo trattato sulle vergini:<br />
«[…] nel Natale del Salvatore<br />
presso l’apostolo Pietro suggellavi<br />
la professione della verginità anche<br />
con il mutamento della veste - e<br />
quale giorno migliore di quello nel<br />
quale la Vergine fu arricchita della<br />
prole? -, alla presenza anche di<br />
moltissime fanciulle di Dio che facevano<br />
gara a vicenda per esserti<br />
compagna […]».<br />
Quella notte Marcellina rientra<br />
così nel novero delle vergini del IV<br />
secolo; aveva davanti a sé un esempio<br />
di coerenza cristiana vissuta fino<br />
al martirio, infatti vantava nella<br />
sua stirpe una parente, Santa Sotere,<br />
giovanissima vergine morta martire<br />
nel 304, durante la persecuzione di<br />
Diocleziano, che Ambrogio ricorda<br />
con orgoglio e commozione nel De<br />
Virginibus.<br />
Quale era stato il cammino spirituale<br />
che aveva condotto Marcellina<br />
a questa determinazione? Sappiamo<br />
che a Roma, nel tempo in cui<br />
la vergine era ritornata da Treviri<br />
con la famiglia, si era diffusa la predicazione<br />
del vescovo di Alessandria,<br />
Atanasio, che aveva acceso gli<br />
animi giovanili di santo fervore per<br />
la vocazione alla verginità. Possiamo<br />
ritenere che anche Marcellina<br />
abbia subito l’influenza di questo<br />
slancio ascetico e che abbia frequentato<br />
quei cenacoli di spiritualità,<br />
nati a Roma in casa di pie ma-<br />
trone. Uno di questi luoghi di ritrovo<br />
viene descritto da Antonio Caruso,<br />
nella sua Santa Marcella (p. 29),<br />
che ritrae un drappello di nobildonne<br />
romane, riunite sull’Aventino<br />
nella casa di Marcella, una giovane<br />
coetanea di Marcellina: “E’ un<br />
gruppo ascetico sempre più numeroso,<br />
costituito in gran parte da<br />
donne della nobiltà, vedove impegnate<br />
a condurre una vita di austerità,<br />
nel digiuno, nella preghiera e<br />
nella lettura dei Testi Sacri”. Marcellina<br />
stessa inoltre era solita ospitare<br />
nella sua dimora persone autorevoli<br />
come il vescovo Liberio, il<br />
futuro Pontefice.<br />
La cerimonia della velatio si<br />
svolse nell’anno 353, a Roma, nella<br />
basilica costantiniana di San Pietro,<br />
una delle nuove chiese che sorsero<br />
in seguito alla proclamata libertà di<br />
culto: era la notte di Natale o dell’Epifania.<br />
Per chiarire questo duplice<br />
riferimento, riporto le parole<br />
di Angelo Paredi, che si occupò della<br />
consacrazione di santa Marcellina<br />
durante le celebrazioni del 1953,<br />
in occasione del XVI centenario:<br />
«Probabilmente nell’anno 353 a<br />
Roma si celebrava la Natività del<br />
Signore al 25 dicembre e non si era<br />
ancora introdotto l’uso di celebrare<br />
anche la festa orientale del 6 gennaio;<br />
mentre a Milano nel 377, anno<br />
nel quale S. Ambrogio pronuncia<br />
e poi pubblica le esortazioni sue alle<br />
vergini nei tre libri De Virginibus,<br />
ancora forse si celebrava il<br />
Natale del Signore con la sola festa<br />
del 6 gennaio, alla maniera degli<br />
orientali».<br />
Un commento iconografico a<br />
quanto detto può essere rappresentato<br />
dall’affresco milanese sito nell’anticappella<br />
di San Vittore, che si<br />
trova all’interno della basilica ambrosiana:<br />
in una medesima superficie<br />
rappresenta il natale di Gesù, in<br />
alto a destra, e la scena della velatio<br />
in basso a sinistra.<br />
Ritorniamo con la mente alla basilica<br />
paleocristiana di San Pietro e<br />
proviamo a vedere con gli occhi di<br />
Marcellina, quella notte del 353, la<br />
nuova chiesa dove viene celebrata<br />
la sua consacrazione. Oggi possiamo<br />
ricostruirne l’aspetto attraverso<br />
testimonianze archeologiche che<br />
hanno riportato alla luce alcuni reperti.<br />
Eretta per volere di Costantino<br />
nel 324, dove la tradizione indica<br />
essere stato sepolto l’Apostolo, e<br />
terminata nel 349, era strutturata in<br />
un’ampia costruzione suddivisa in<br />
cinque navate separate da colonne e<br />
preceduta da un vasto atrio. Questa<br />
basilica rappresentava il centro della<br />
cristianità: con i suoi 123 metri di<br />
lunghezza poteva ospitare migliaia<br />
di persone che vi si recavano per<br />
pregare. Poi, in seguito ai saccheggi<br />
messi in atto dalle popolazioni<br />
barbariche, in epoca rinascimentale<br />
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