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Passato e futuro - Il Verde Editoriale

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Viale dell’ingresso<br />

principale dell’Orto<br />

botanico di Catania:<br />

facciata monumentale<br />

dell’edificio dello<br />

stabilimento attraverso<br />

l’intrico di rami<br />

di dracene secolari.<br />

<strong>Passato</strong> e <strong>futuro</strong><br />

Testimonianze storiche da un lato e luoghi rivolti al <strong>futuro</strong> dall’altro, dove didattica e ricerca<br />

si fondono, gli orti botanici devono fare i conti con una gestione complessa e spesso dimenticata<br />

dallo Stato. La realtà catanese, però, testimonia un equilibrio ben riuscito e al passo con i tempi<br />

Testo di Pietro Pavone, Dipartimento di botanica-Orto botanico, Università degli studi di Catania e Arianna Ravagli,<br />

paesaggista, redazione ACER. Foto Archivio Orto botanico<br />

botanico di Catania deve<br />

la sua nascita (e la stessa siste-<br />

L’Orto<br />

mazione delle piante) alla<br />

tenace volontà di Francesco Tornabene<br />

Roccaforte, monaco benedettino e titolare<br />

della cattedra di Botanica, 70 anni dopo<br />

l’istituzione della stessa nel 1788. Nel<br />

1860, un lascito generoso permise di<br />

ampliare l’orto con una nuova area per la<br />

coltivazione delle specie spontanee siciliane<br />

(come voluto dal donatore).<br />

Da allora lo sviluppo urbano che ha<br />

circondato l’orto ha determinato un limite<br />

all’incremento delle collezioni ma<br />

anche il mantenimento dell’originaria<br />

struttura ottocentesca, disposta su 16mila<br />

39 • ACER 1/2010<br />

GESTIONE L’ORTO BOTANICO DI CATANIA<br />

mq, che lo connota come uno dei rari giardini<br />

di valore storico di Catania. Pur con<br />

alcune modifiche, si sono mantenute le<br />

vedute e la percezione del giardino, articolato<br />

in: giardino all’italiana, Orto generale,<br />

con specie esotiche e giardino all’inglese,<br />

e Orto siculo, dedicato alla flora<br />

spontanea siciliana. L’allestimento per<br />

ambienti (rupi, dune, stagni, garighe) ha<br />

la finalità di esposizione al pubblico e<br />

conservazione della biodiversità locale.<br />

Stabilimento e giardino<br />

Gli “Edifici dello stabilimento”, indicati<br />

nel progetto originario dell’architetto<br />

Distefano approvato nel 1857, compren-<br />

devano l’aula, l’erbario e la biblioteca.<br />

Collocato al termine del viale centrale che<br />

parte dal cancello d’ingresso sulla via<br />

Etnea e si allarga in un emiciclo, il<br />

prospetto dell’edificio, di stampo neoclassico,<br />

domina l’intera area e appare più<br />

ampio grazie all’imponente portico con<br />

doppio ordine di colonne che si erge su<br />

una gradinata di marmo bianco.<br />

La progettazione del giardino subì, già<br />

nel corso dei lavori, parecchie modifiche.<br />

L’iniziale suddivisione in Hortus universalis<br />

(Orto universale o generale) e<br />

Hortus siculus (Orto siculo), mantenuta<br />

tuttora, era evidenziata da un differente<br />

stile d’impianto, oltre che da una ▼<br />

ESTRATTO DA<br />

ACER<br />

©IL VERDE EDITORIALE<br />

MILANO


ESTRATTO DA<br />

ACER<br />

©IL VERDE EDITORIALE<br />

MILANO<br />

Nell’Orto botanico di Catania si coltivano migliaia di<br />

specie diverse, ognuna con esigenze ecologiche diverse<br />

e un tipo di manutenzione mirata. Talora è difficile intervenire<br />

sul piano estetico perché ciò comporta danni alle<br />

specie coltivate, ma si preferisce lasciare crescere le singole<br />

piante nel modo più naturale possibile. In molti casi si è<br />

dovuto sostituire la manodopera con la meccanizzazione<br />

delle pratiche colturali: impianto automatico di irrigazione e<br />

di concimazione liquida, piattaforme aeree automatizzate<br />

affittate per i trattamenti contro il punteruolo rosso e per le<br />

potature eccezionali. Inoltre tutti i dati delle principali collezioni<br />

sono informatizzati per interventi cadenzati e secondo<br />

protocolli consolidati e non a discrezione dell’operatore.<br />

Non mancano, però, esempi di allestimenti floreali che hanno<br />

l’obiettivo di rendere più gradevole l’Orto botanico. Tutte<br />

le operazioni di manutenzione ordinaria sono distribuite nel<br />

corso dell’anno.<br />

• La pulizia di viali e aree d’ingresso viene effettuata tutti i<br />

giorni.<br />

• I prati vengono tagliati due volte al mese in inverno e quattro<br />

volte al mese d’estate.<br />

• Le serre vengono irrigate due volte a settimana in estate e<br />

due-tre volte al mese in inverno. L’impianto di irrigazione<br />

viene controllato una volta l’anno con sostituzione degli irrigatori<br />

a scomparsa e dei pop-up statici difettosi.<br />

delimitazione spaziale delle due aree,<br />

poste a diverso livello e separate da una<br />

balaustra con cancelli e scalinate.<br />

L’Orto generale prevedeva una composizione<br />

di tipo strettamente formale,<br />

conforme alla tradizione locale dei giardini<br />

e degli orti botanici privati. <strong>Il</strong> giardino<br />

era suddiviso da viali ortogonali terminanti,<br />

in direzione Est Ovest, nell’ingresso<br />

da via Etnea e nel portico monumentale<br />

della scuola e, in direzione Nord Sud,<br />

nel grande acquario e nella serra. Le aiuole<br />

di forma geometrica erano disposte in<br />

modo simmetrico, compatibilmente con<br />

la forma irregolare dell’area. Tale disposizione<br />

era accentuata dalla presenza di<br />

vasche per le piante acquatiche. Recentemente<br />

è stata ricostruita la grande serra,<br />

▼<br />

Gestione giorno dopo giorno<br />

il Tepidario, una delle strutture più imponenti<br />

destinata a ospitare piante esclusivamente<br />

tropicali.<br />

L’Orto generale<br />

Per quanto non siano rigorosamente<br />

distinte, le numerosissime piante dell’Orto<br />

botanico possono essere raggruppate in<br />

collezioni, alcune particolarmente interessanti.<br />

La più ricca è quella delle piante<br />

succulente, tra le maggiori attrattive dal<br />

punto di vista didattico e ornamentale,<br />

testimoniata già dal Tornabene in un catalogo<br />

manoscritto con un elenco di numerose<br />

succulente di varie famiglie (Cactaceae,<br />

Aizoaceae, Crassulaceae). Arricchita<br />

da successive acquisizioni, la collezione<br />

annovera oggi circa 2mila specie, colti-<br />

• La potatura impegna cinque o sei giardinieri (a seconda<br />

dell’azienda appaltatrice) per 15 giorni l’anno da febbraio a<br />

marzo.<br />

• Le piante arboree vengono concimate due volte all’anno:<br />

una nei mesi invernali con sostanza organica (in genere<br />

letame essiccato) e l’altra in primavera-estate con fertilizzanti<br />

minerali.<br />

• <strong>Il</strong> diserbo viene effettuato manualmente senza ricorrere a<br />

prodotti chimici, nell’orto siculo, in particolare, le roccaglie<br />

richiedono un diserbo continuo per il controllo delle infestanti<br />

e un operatore è destinato esclusivamente a questo<br />

scopo.<br />

• Due volte l’anno, in autunno e in primavera, vengono pulite<br />

le vasche che ospitano le piante acquatiche con eliminazione<br />

delle foglie marcescenti. Ogni 3-4 anni le vasche vengono<br />

svuotate completamente per effettuare la divisione e<br />

il trapianto rizomi (ninfee e fior di loto).<br />

• A causa dell’infestazione del punteruolo rosso, le palme<br />

vengono trattate mensilmente con un prodotto biologico<br />

(Azadirachtina) estratto dalla pianta Azadirachta indica<br />

(commercialmente noto con il nome di Neemazal T/S).<br />

• Molte piante necessitano di tutori in legno che vengono<br />

sostituiti ogni due-tre anni.<br />

• In tardo inverno e ogni due-tre anni si effettuano i rinvasi delle<br />

piante sia da esterni che da interni, succulente comprese.<br />

ACER 1/2010 • 40


vate in serra e all’aperto. Degni di nota gli<br />

esemplari raccolti nell’area dell’antica<br />

serra, quali alcuni Echinocactus grusonii<br />

ultracentenari, altissime Euphorbia spp.<br />

dal portamento a candelabro, numerose<br />

specie di Cereus spp. dalla fioritura notturna<br />

e di Opuntia spp., oltre a Pereskia grandifolia,<br />

dell’unico genere delle cactacee<br />

provvisto di foglie. Sono coltivate Lithops<br />

spp. e Xerosycios spp. dalle foglie a medaglione<br />

o dalle splendide fioriture, quali<br />

Mammillaria spp., Lobivia spp., Matucana<br />

spp. Altrettanto interessante è la collezione<br />

di palme coltivate all’aperto: un<br />

centinaio di esemplari, alcuni di notevoli<br />

dimensioni, dalle più note Phoenix spp. e<br />

Washingtonia spp., alle pregiate Archontophoenix<br />

spp., Sabal spp., Erythea spp.<br />

6<br />

4 5<br />

3<br />

41 • ACER 1/2010<br />

13<br />

via Longo<br />

GESTIONE<br />

Da sinistra, vasca a settori, collezione<br />

di succulente, esemplare monumentale<br />

di Ficus glabella. In basso, a sinistra,<br />

tre Trithrinax campestris, rarità<br />

particolari della collezione di palme.<br />

Particolarmente rare sono: Trithrinax<br />

campestris, Butia eriospatha, Jubaea<br />

chilensis, Acrocomia aculeata, Arenga<br />

engleri, Bismarckia nobilis, Chambeyronia<br />

macrocarpa, Hyophorbe<br />

verschaffeltii, Ravenea rivularis,<br />

Rhopalostylis sapida.<br />

Presenti anche alberi di considerevole<br />

sviluppo il cui impianto può farsi risalire<br />

ai tempi del Tornabene, quali Taxodium<br />

mucronatum, Phytolacca dioica,<br />

Maclura pomifera e altre specie di particolare<br />

interesse, come Eucalyptus citriodora,<br />

diversi esemplari di Dracaena<br />

draco, Chorisia insignis e C. speciosa,<br />

Jacaranda mimosaefolia, Grevillea<br />

robusta, Magnolia grandiflora, Ficus<br />

glabella. Tra le Gimnosperme si notano<br />

Cupressus macrocarpa, Agathis australis,<br />

Podocarpus neriifolia, Pinus halepensis<br />

e un esemplare maschile di Encephalartos<br />

horridus.<br />

PLANIMETRIA DELL’ORTO BOTANICO DI CATANIA<br />

8<br />

8<br />

via Etnea<br />

11<br />

2<br />

1<br />

8<br />

9<br />

12<br />

10<br />

L’Orto siculo<br />

Per quanto fortemente rimaneggiato<br />

rispetto all’originario schema in stile<br />

prettamente informale o naturaliforme,<br />

l’Orto siculo, con la sua collezione di<br />

piante spontanee dell’isola, costituisce il<br />

settore più peculiare. Sono qui presenti<br />

specie arboree di grandi dimensioni,<br />

quali Quercus ilex e l’ibrido Q. fontanesii,<br />

Ceratonia siliqua, Pinus pinea, oltre<br />

a endemismi come Celtis aetnensis<br />

(bagolaro dell’Etna), Salix gussonei (salice<br />

di Gussone), Zelkova sicula. Vi sono<br />

numerose specie della macchia mediterranea,<br />

tra le quali Pistacia lentiscus, Phillyrea<br />

angustifolia, Myrtus communis e<br />

Olea oleaster, e tipiche delle garighe<br />

quali Rosmarinus officinalis, Erica multiflora<br />

e Cistus creticus.<br />

Patologie e problemi<br />

moderni<br />

Purtroppo la vetustà degli esemplari<br />

ha comportato nel tempo lavori di<br />

dendrochirurgia, poiché viene preferito<br />

un esemplare storico con il tronco spesso<br />

non integro che un giovane esemplare<br />

che non dà storicità all’Orto ▼<br />

orto siculo<br />

7<br />

LEGENDA<br />

1. Ingresso-informazioni<br />

2. Edificio monumentale<br />

3. Serra delle mostre<br />

4. Serra Gasperini<br />

5. Grotta delle felci<br />

6. Serra succulente<br />

7. Lago<br />

8. Vasche<br />

9. Laboratori<br />

10. Consorzio Cevasabi<br />

11. Ingresso principale<br />

12.Serra delle bulbose<br />

13. Toilette<br />

ESTRATTO DA<br />

ACER<br />

©IL VERDE EDITORIALE<br />

MILANO


ESTRATTO DA<br />

ACER<br />

©IL VERDE EDITORIALE<br />

MILANO<br />

botanico. 100 esemplari arborei secolari<br />

che presentavano grossi fori a causa<br />

di energiche potature sono stati sottoposti<br />

a interventi di dendrochirurgia<br />

effettuati nel 2002. Da allora si praticano<br />

solo piccoli tagli distribuiti nel tempo.<br />

La strategia di difesa delle piante dalle<br />

patologie consiste nel monitoraggio<br />

costante e all’eventuale ricorso al<br />

controllo biologico, anche se le piante<br />

sono piuttosto vigorose e difficilmente<br />

presentano attacchi parassitari. Per le<br />

piante in serra, viene impiegato generalmente<br />

olio minerale.<br />

Eccezionalmente, ma solo per le<br />

palme e quando non se ne può fare a<br />

meno, si ricorre ad acaricidi, o come nel<br />

▼<br />

Quanti sono gli orti botanici italiani e<br />

qual è oggi la situazione generale?<br />

Premesso che titolare della situazione<br />

degli orti botanici italiani è la Società botanica<br />

italiana, e che AICu è una piccola<br />

realtà competetente e operativa nel settore,<br />

che lavora soprattutto a livello di sensibilizzazione,<br />

gli orti botanici censiti in<br />

Italia sono una cinquantina afferenti alle<br />

università italiane, a combinazioni miste<br />

di pubblico privato o private. Quelli gestiti<br />

da università hanno problemi, il lavoro<br />

della ricerca si scontra con tagli di bilancio<br />

sempre più importanti (anche per la<br />

crisi). Sopravvive meglio chi associa<br />

gestione e marketing a vari livelli.<br />

Quali sono le principali difficoltà?<br />

Problemi principali sono il taglio dei<br />

bilanci e il blocco del turnover: negli enti<br />

pubblici da tempo in molte regioni non si<br />

assume più. Esistono poi realtà che hanno<br />

trovato soluzioni, con forme consorziali o<br />

miste pubblico privato che riescono ad<br />

avere personale stagionale e a vendere<br />

servizi legati al turismo. Emblematico<br />

l’Orto botanico di Castel Trauttmansdorff<br />

di Merano che, pur con finanziamenti<br />

pubblici) funziona molto bene. Pensato<br />

GESTIONE<br />

caso del punteruolo rosso, si è costretti<br />

a utilizzare prodotti chimici. In questo<br />

caso occorre rispettare le norme di legge<br />

sull’uso di tali prodotti e chiudere l’orto<br />

botanico al pubblico.<br />

Nella fattispecie, l’avanzata del<br />

Ryncophorus ferrugineus è cominciata<br />

clamorosamente nel mese di marzo del<br />

2007, combattuta con prodotti chimici<br />

(ammessi nel decreto ministeriale), rivelatisi<br />

però solo costosi e insufficienti,<br />

con Azadiractina per assorbimento radicale<br />

e tramite lotta biologica con l’utilizzo<br />

di funghi come Beauveria bassiana<br />

e di nematodi. Tutti i tentativi non<br />

hanno sortito i risultati sperati e attualmente<br />

gli interventi sono stati sospesi,<br />

Lotta per la sopravvivenza: orti botanici in italia<br />

Fabrizio Fronza, presidente AICu, Associazione italiana curatori orti<br />

botanici, inquadra la situazione di tali realtà, con uno sguardo all’estero<br />

con un investimento iniziale elevato e<br />

strettamente legato al turismo, è apprezzato<br />

per programmi didattici ed eventi<br />

mondani e gode di un’elevata percentuale<br />

di turismo tedesco, come confermato<br />

dai 396mila visitatori del 2009. Esistono<br />

anche altre realtà che si promuovono<br />

ospitando manifestazioni ed eventi, serate<br />

a tema divulgativo e tecnico, sempre<br />

nel rispetto della Carta di Firenze (che<br />

fornisce indicazioni compatibili a strutture<br />

storiche e delicate).<br />

Come possono contemporaneamente<br />

testimoniare la storia e fare ricerca?<br />

Grazie a curatori e personale che gestiscano<br />

a 360° luoghi, spesso giardini storici,<br />

legati alla ricerca botanica, che richiedono<br />

un approccio progettuale per concepire<br />

nuovi spazi e per studiare piani di<br />

gestione, necessari ma spesso non realizzabili<br />

per motivi economici e perché ritenuti<br />

secondari dagli enti. Tale principio ha<br />

ispirato il master di II livello dell’Università<br />

degli studi della Tuscia di Viterbo, e<br />

poi la nascita di AICu nel 2007.<br />

In Inghiterra è normale che i giardini<br />

dispongano di piani di gestione: ne esistono<br />

con piani di 100 anni! Emblematico il<br />

“Come per gli orti botanici,<br />

anche per il verde occorre<br />

sensibilizzare tutti perché<br />

se ne colga il ruolo e se ne<br />

pretenda la conservazione”<br />

caso del National trust che nell’acquisire<br />

un giardino chiede i fondi per gestirlo.<br />

La nostra situazione, molto meno<br />

rosea, deriva soprattutto da mancanza di<br />

sensibilità: perciò sensibilizzare è fondamentale.<br />

Ognuno deve sentire suo il patrimonio<br />

verde per pretendere fondi che ne<br />

garantiscano la conservazione.<br />

Esistono fondi pubblici?<br />

Sì, sempre più esigui e in Italia le persone<br />

qualificate, con competenze storiche e<br />

botaniche, fanno i conti con essi. In Francia,<br />

l’approccio è rovesciato: i funzionari<br />

delle amministrazioni devono formarsi<br />

ACER 1/2010 • 42


all’École superieure de Versailles per<br />

sapersi rivolgere in modo competente a<br />

eventuali progettisti, di norma costituiti in<br />

gruppi multidisciplinari.<br />

Quali sono gli ingredienti di una gestione<br />

oculata e redditizia?<br />

Parlando di utopia, andrebbe riconosciuto<br />

e sostenuto con fondi pubblici il<br />

ruolo di ricerca degli orti botanici. Gli stessi<br />

enti potrebbero mantenerli come luogo<br />

privilegiato e piacevole per qualsiasi utente<br />

e fonte di richiamo per il turismo: in<br />

Inghilterra, Wisley Garden (a Londra),<br />

come altri giardini della Royal horticoltural<br />

society, accoglie masse di persone che<br />

pagano per trascorrervi giorni interi. Certo,<br />

occorre misura, e il modello inglese è<br />

istruttivo: senza venire trasformati in centri<br />

commerciali, queste aree verdi dispongono<br />

di vivai dove acquistare piante, semi<br />

ecc., bookshop con libri divulgativi e<br />

scientifici e gadget. Sono tutte attività che<br />

fanno impresa, danno lavoro e contribuiscono<br />

all’incremento del budget di istituzioni<br />

che non possono vivere solo grazie<br />

ai fondi pubblici. Sempre nel rispetto,<br />

però, del patrimonio storico e botanico.<br />

Che ruolo ha AICu nell’ambito della<br />

gestione degli orti botanici in Italia?<br />

<strong>Il</strong> piccolo spazio della nostra associazione,<br />

che persegue l’utopia del gestore a<br />

360°, è di promuovere la gestione del giardino,<br />

soprattutto a livello culturale, con<br />

43 • ACER 1/2010<br />

GESTIONE<br />

Da sinistra, in senso orario, coni<br />

di Encephalartos hildebrandtii, fiore<br />

di Alpinia speciosa, frutto di Eugenia<br />

uniflora e fiori di Plumeria rubra.<br />

sia perché il decreto ministeriale non è<br />

stato rinnovato sia per mancanza di<br />

fondi. Da allora due esemplari di palme<br />

sono morti e altri dovranno essere abbattuti<br />

nel corso del 2010.<br />

Funzioni e fruitori<br />

che cambiano<br />

Nel secolo e mezzo di vita l’Orto botanico<br />

di Catania ha più volte cambiato le<br />

sue funzioni. Dapprima sede dell’esposizione<br />

delle piante officinali di utilità per<br />

giornate e seminari in cui intervengono<br />

esponenti di discipline diverse legate alla<br />

gestione di parchi, giardini e orti botanici.<br />

Finora, oltre ad aver creato una rete tra<br />

professionisti, il nostro compito è di sensibilizzare<br />

e divulgare attraverso seminari e<br />

accrescendo le professionalità.<br />

Esistono orti botanici nostrani o stranieri<br />

la cui gestione è esemplare?<br />

I Kew Gardens di Londra sono il faro:<br />

a livello mondiale riassumono tutto, dalla<br />

divulgazione per bambini alle specializzazioni<br />

universitarie più spinte. Sono una<br />

delle poche istituzioni del Pianeta che<br />

organizzano spedizioni per la ricerca di<br />

piante e che curano l’indice delle denominazioni<br />

mondiali. In Inghilterra, anche<br />

gli eventi legati ai giardini hanno grande<br />

risonanza: il Chelsea flower show nel<br />

2009, nei cinque giorni di apertura, ha<br />

richiamato 160mila turisti, godendo di<br />

una copertura mediatica continua.<br />

In Germania, visitatissimi i giardini sul<br />

lago di Costanza nell’isola di Mainau (una<br />

fondazione, ibrido tra giardino botanico e<br />

parco), che offrono un esempio di gestione<br />

elevata qualitativamente nella manutenzione<br />

e nelle proposte per il turismo. I prati<br />

sono tagliati con criteri moderni e sfalci<br />

diversificati, l’uso di numerose varietà<br />

ornamentali garantisce l’alternanza di<br />

fioriture in ogni stagione. Ai bambini sono<br />

dedicati laboratori didattici, anche su temi<br />

ambientali (rifiuti e compost).<br />

gli studenti di Medicina, in seguito esposizione<br />

di piante esotiche di utilità per<br />

l’uomo (piante tessili, piante coloranti,<br />

piante alimentari ecc.).<br />

Oggi l’Orto assolve a quattro tipologie<br />

principali di funzioni: educazione ambientale,<br />

ricerca scientifica e tecniche sulle<br />

piante in collezione, scambi di informazioni<br />

con altri orti botanici e istituzioni,<br />

conservazione delle risorse naturali.<br />

Questo cambiamento ha comportato<br />

modifiche architettoniche alla struttura del<br />

luogo relative a viabilità, sicurezza e accoglienza,<br />

conservandone l’assetto originario:<br />

muretti, colonnine di pietra calcarea e<br />

cordoli sono stati ripristinati o restaurati.<br />

I viali, prima in terra battuta e sogget-<br />

▼<br />

In Italia, esemplari l’orto botanico di<br />

Viterbo, che pur con difficoltà finanziarie,<br />

riesce ad attrarre visitatori con manifestazioni<br />

(per esempio “Terra come<br />

Arte”) e corsi divulgativi, quello di Padova,<br />

appena restaurato, a testimoniare un<br />

importante investimento, e l’Orto botanico<br />

di Portici a Napoli, dove vengono<br />

promosse iniziative e seminari. I presupposti<br />

di budget e personale differiscono<br />

molto da quelli esteri.<br />

Quali professionalità mancano ancora<br />

negli orti botanici italiani?<br />

Spesso mancano curatori a 360°, botanici<br />

e squadre multidisciplinari, e i fondi<br />

per intervenire dove ci sono lacune: una<br />

tra tutte, la gestione delle alberate. Non è<br />

ancora chiaro che gli alberi vanno gestiti<br />

e che esistono le tecniche. Perciò, alberi<br />

capitozzati popolano le strade e pure giardini<br />

storici e orti botanici. È possibile che<br />

tale carenza sia dovuta anche alla mancanza<br />

di fondi e le operazioni di potatura,<br />

consolidamento o le stesse valutazioni di<br />

stabilità sono tecniche che richiedono<br />

professionalità e investimenti. Soldi spesi<br />

bene, comunque, e lo dico con cognizione<br />

di causa: le straordinarie e ripetute<br />

nevicate dell’anno scorso in alcuni parchi<br />

storici di Levico nel Trentino hanno<br />

comportato danni irrisori (una branca di<br />

un albero) a fronte delle gravi conseguenze<br />

a piante e persone dove non si è investito<br />

in diagnosi e prevenzione. A.R.<br />

ESTRATTO DA<br />

ACER<br />

©IL VERDE EDITORIALE<br />

MILANO


ESTRATTO DA<br />

ACER<br />

©IL VERDE EDITORIALE<br />

MILANO<br />

ti, durante i mesi invernali nei tratti in<br />

ombra, alla presenza di muschi scivolosi,<br />

sono stati messi in sicurezza con l’utilizzo<br />

di acciottolato, le bordure delle<br />

aiuole sono state rifatte in pietra lavica.<br />

Tali interventi, con l’acquisto di circa 250<br />

specie di piante tropicali, hanno richiesto<br />

un investimento di 120mila Euro pervenuti<br />

con fondi nazionali.<br />

I servizi igienici sono stati ingranditi e<br />

resi fruibili anche ai disabili. La serra storica<br />

è stata ricostruita rispettando il disegno<br />

originario e le piante in essa contenute.<br />

Grazie all’abbattimento delle barriere<br />

architettoniche (scale, gradini, vialetti<br />

stretti) tutto l’Orto è divenuto accessibile<br />

ai portatori di handicap. Per un settore in<br />

particolare è previsto un itinerario per non<br />

vedenti dotato di corrimano, di relativi<br />

pannelli esplicativi in Braille e di piante<br />

della flora spontanea da toccare con le<br />

mani. Oltre alla possibilità di utilizzo di<br />

un totem, i visitatori possono servirsi di<br />

palmari interattivi per una visita autonoma,<br />

collegandosi a un link specifico:<br />

▼<br />

Foglia di Chamberonya macrocarpa,<br />

specie particolarmente rara della<br />

collezione di palme dell’Orto botanico.<br />

www.dipbot.unict.it/sealspaw/orto/downl<br />

oad/brochure_italian.pdf<br />

In risposta a una funzione didattica<br />

sempre più importante, grazie a un finanziamento<br />

da parte della Regione siciliana<br />

per il potenziamento dei centri di conservazione<br />

della biodiversità della Sicilia (Por<br />

Sicilia 2000-2006 - Misura 1.12) per un<br />

importo di 173.374,28 Euro (più Iva), nel<br />

2006 l’orto siculo è stato reso più moder-<br />

no e più funzionale per la coltivazione<br />

delle piante e per la didattica, attraverso la<br />

riproduzione degli ambienti più tipici della<br />

Sicilia. Sono state realizzate scenografie<br />

che riproducono l’ambiente sabbioso,<br />

l’ambiente costiero marino, la gariga,<br />

l’ambiente rupestre, la macchia, la prateria,<br />

il bosco di querce termofile, l’ambiente<br />

palustre e quello vulcanico. ■<br />

Abstract<br />

Past and future<br />

Botanical gardens have two main<br />

characters, one as a place devoted to<br />

preserving and cataloguing plant species<br />

and the other as a historical garden. The<br />

resulting difficult balance must also<br />

consider that, for these institutions,<br />

gathering and attracting visitors is paramount,<br />

to make up where necessary for<br />

the lack of government funds, while<br />

always respecting their fragile nature.<br />

The example of the Catania botanical<br />

garden provides useful ideas.

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