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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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Il significato attribuito alla memoria nel primo periodo ha un potenziale<br />

innovativo limitato. L’idea di tradizione intesa come grande codice a cui<br />

riferirsi, come grande canone con cui confrontarsi per trovare una via<br />

artistica propria, personale 225, è un’idea piuttosto semplice ed è la lezione<br />

facile da ricavare, semmai difficile da applicare, dai suoi due grandi maestri<br />

Petrarca e Leopardi. Questa interpretazione <strong>del</strong>la tradizione come accumulo<br />

di esiti artistici, che equivale alla memoria collettiva nel campo <strong>del</strong>l’arte, è<br />

l’interpretazione di chi, solitamente, ha un approccio di matrice classicista, di<br />

coloro che ritengono cioè l’antichità un mo<strong>del</strong>lo a cui ispirarsi. È questo<br />

anche il caso di Ungaretti, e basterà fare solo qualche esempio: in Ragioni<br />

d’una poesia, che è <strong>del</strong> 1949, riporta alcuni stralci di uno scritto precedente, <strong>del</strong><br />

1930, in cui ricorda come, molti anni prima, contro le mode che dettavano<br />

legge, continuasse a pensare alla memoria come ad «un’àncora di salvezza»: il<br />

passo è noto. Meno noto è il riferimento, immediatamente successivo, alla<br />

funzione normativa che la memoria può avere rispetto alle degenerazioni a<br />

cui può portare il Barocco 226. In Concetto di storia e storia letteraria, testo che si<br />

colloca nel periodo di gestazione <strong>del</strong> Sentimento <strong>del</strong> tempo, Ungaretti sembra<br />

quasi descrivere se stesso in terza persona:<br />

Ma già quei giovani stessi sono spinti a riflettere, a mettere ordine nel loro caos, a<br />

preparare quell’epoca che succederà, più riflessiva, più classica, e dicendo classica<br />

voglio dire che ha più esperienza, che non nega più l’esperienza, che non nega più<br />

l’autorità degli esempi insigni dei predecessori, ma anzi vi ricorre per rendersi più<br />

abile, nel proprio mestiere, per sapersi esprimere più efficacemente. Vi ricorre,<br />

dicevo, per sapersi esprimere più efficacemente, poiché nella fase classica, l’artista si<br />

prefigge degli effetti da raggiungere mediante l’opera, mentre il romantico crede gli<br />

225 «C’è dunque nell’italiano una libertà che porta ogni suo scrittore a doversi costruire daccapo<br />

la propria lingua»; GIUSEPPE UNGARETTI, Indole <strong>del</strong>l’italiano, in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni,<br />

cit., p. 511.<br />

226 «E dunque il fatto stesso di credere molto più che in noi, nelle nostre opere, di sentirci senza<br />

rimedio mo<strong>del</strong>lati [...] dalle nostre opere, implicherà da parte <strong>del</strong>la memoria un intervento<br />

chiarificatore», GIUSEPPE UNGARETTI, Ragioni d’una poesia, in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e interventi,<br />

cit., pp. 750.<br />

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