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che ha la poesia per trasmettere agli altri i suoi messaggi» 203. Memoria che<br />

sola può avere il compito di infondere alla parola la<br />

pienezza di significato […] infondendole peso, estendendone e rendendone<br />

profonde le prospettive. Un parola che ha la vita di secoli, che in tanta storia riflette<br />

tante storie diverse, che ci rimette a colloquio con persone la cui presenza carnale è<br />

sulla terra scomparsa, ma non quella <strong>del</strong> loro spirito, se in noi operano ancora le<br />

loro parole; – una parola che può farci sentire per il nostro dolore o il nostro<br />

conforto, nella sua viva storia la millenaria vicenda <strong>del</strong>l’operoso e drammatico<br />

popolo al quale apparteniamo, – una tale parola se aveva attratto, con tanta verità e<br />

bellezza d’effetti, un Leopardi, poteva ancora suggerire a un poeta d’oggi la via<br />

migliore d’arricchirsi e moralmente e nelle sue liriche espansioni. Fu così che sentii<br />

come la mia poesia dovesse sempre più compenetrarsi di memoria quasi<br />

assumendola a suo tema sostanziale. La stessa antinomia <strong>del</strong>l’individuo nei<br />

confronti <strong>del</strong>la società moderna, la stessa posizione <strong>del</strong>l’uomo al cospetto di Dio, la<br />

stessa umanità <strong>del</strong>l’uomo, d’un essere per sua natura e volontà così grande e così<br />

fragile, la stessa causalità e la stessa finalità che dal principio alla consumazione dei<br />

secoli uniscono l’uomo nella stessa tragedia innumerevolmente ripetuta dalle nascite<br />

e dalle morti e dall’inquietudine e dall’odio e dall’amore, - tutto mi si compendiava<br />

nella mia meditazione sulla memoria. Gli stessi paesaggi mi si animavano alla luce<br />

<strong>del</strong> ricordo. Lo stesso presentimento di catastrofe che m’avveniva d’avere<br />

riflettendo alla crisi politica e sociale dei tempi e all’irrimediabile dissennatezza degli<br />

uomini, lo stesso mio dibattito per uscire dalle incertezze davanti all’idea <strong>del</strong><br />

Soprannaturale, gli stessi miei passaggi da un errore a un’illusione prima<br />

d’intravedere la verità suprema che tutto attesta, tutto attingeva impeto e sofferenza<br />

per me dalla facoltà di ricordare che ha l’uomo, per la quale l’uomo è uomo. Se<br />

tuttavia la memoria in sé non contenesse un’antitesi che la muove e la rende<br />

nonostante tutto cordiale e amabile, sarebbe disperazione e condurrebbe al suicidio<br />

e non alla poesia. Conduce la memoria alla poesia, perché essa porta all’uomo e<br />

porta la parola a quell’atto di desiderio di rinnovamento <strong>del</strong>l’universo per il quale<br />

203 GIUSEPPE UNGARETTI, Poeta e uomini (1946), in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit.,<br />

pp. 737-740 : 739 e 740.<br />

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