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Leopardi: memoria è l’insieme dei ricordi che l’arte o la poesia sanno evocare,<br />
una memoria che, attraverso la fantasia, induce l’innocenza <strong>del</strong>lo sguardo di<br />
chi fruisce l’arte. L’identificazione occhi-memoria assume così ragioni<br />
poetiche prima inespresse, anche grazie alla mediazione <strong>del</strong>la fantasia, ma<br />
soprattutto giustifica l’associazione tra il motivo degli occhi-sguardo e<br />
l’innocenza intesa, ungarettianamente, come l’auspicabile condizione ideale<br />
per la fruizione <strong>del</strong>l’arte o <strong>del</strong>la poesia. L’innocenza raggiunta grazie alla<br />
memoria è una <strong>del</strong>le condizioni peculiari per il godimento <strong>del</strong>la produzione<br />
artistica, sia essa letteraria oppure no; essa garantisce un modo diverso di<br />
interpretare l’opera d’arte, con occhi scaltriti dalla frequentazione <strong>del</strong> proprio<br />
patrimonio culturale. Nelle righe successive Ungaretti ripropone una frase,<br />
solo leggermente modificata, di Innocenza e memoria: «Memoria e innocenza<br />
sono gl’inscindibili termini <strong>del</strong>la poetica di Leopardi» 185, affermazione con<br />
cui sancisce, una volta di più, la filiazione <strong>del</strong>la propria poetica da quella<br />
leopardiana, proponendosi quindi come terzo elemento, ideale prosecutore<br />
nel canone italiano, <strong>del</strong>l’asse Petrarca-Leopardi 186. La riproposizione fa il paio<br />
con un’altra, anch’essa già presente in Innocenza e memoria, laddove descrive<br />
l’imbarbarimento dei costumi artistici <strong>del</strong>l’Ottocento, <strong>del</strong> decadimento <strong>del</strong>lo<br />
statuto <strong>del</strong>la poesia, ridotta a semplice strumento «d’elusione», a causa anche<br />
<strong>del</strong> fanatismo «dei fiutatori di mummie e degl’ingegneri» 187 che non avevano<br />
lasciato spazio al mistero. L’argomento è qui riproposto:<br />
Il Leopardi [...] sentiva bene che in Europa era scoppiata una lunga calamità, e che<br />
le forme in rivolgimenti tremendi si sarebbero rinnovate o sarebbero andate<br />
distrutte; ma non poteva consentire all’idea che raccogliendo le più ridicole e<br />
superstiziose opinioni e novelle solo perché popolari o facendo incetta di fole<br />
185 Ivi, p. 434.<br />
186 Si noti che in Innocenza e memoria, Ungaretti aveva usato per la propria opera, queste parole:<br />
«E anche le persone <strong>del</strong> nostro dramma, di artisti <strong>del</strong> primo Novecento, sono la memoria e<br />
l’innocenza»; GIUSEPPE UNGARETTI, Innocenza e memoria, cit., p. 130 e p. 133; e memoria e innocenza<br />
sono i due poli entro cui Ungaretti legge e interpreta l’opera di Petrarca.<br />
187 Ivi, p. 133.<br />
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