Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore
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La memoria degli «antichi studi» può dunque rendere le parole «semplici e<br />
favolose» «per grazia d’una ingenuità [...] vera e prodigiosa». Questa<br />
evoluzione <strong>del</strong>la lingua, che ha condotto fino ai mirabili risultati di Tasso, non<br />
sarebbe stata possibile senza il genio di Petrarca, come ci dice Ungaretti nella<br />
lunga interrogativa retorica:<br />
Le lingue neolatine, ancora bimbe, e non solo le neolatine, ma tutte le nuove lingue<br />
europee sarebbero state d’improvviso rese atte a colmarsi di ricordi e a farsi adulte<br />
se, correndo dietro al latino d’oro e scrivendo gli esametri faticosi <strong>del</strong>l’Africa, il<br />
Petrarca, sognando di resuscitare Roma insieme agli splendori <strong>del</strong>la lingua<br />
d’Augusto, non avesse regalato tanta ricchezza di memoria all’italiano, tanta<br />
tradizione e tanta perizia di buona letteratura da farne in un lampo, una lingua<br />
subito giunta in possesso dei suoi testi esemplari, in pieno Trecento, col Canzoniere<br />
suo e col Decamerone di Boccaccio, devoto sodale suo? 177.<br />
Non dobbiamo scoprire qui che Petrarca fu il primo letterato<br />
<strong>del</strong>l’Umanesimo e quale importanza ebbero i suoi studi per la rivalutazione<br />
<strong>del</strong>le lettere classiche e specialmente di quelle latine; nell’ambito <strong>del</strong>la poetica<br />
<strong>del</strong>la memoria e <strong>del</strong>l’innocenza, però, ci pare interessante questa<br />
presentazione degli esiti <strong>del</strong>l’opera petrarchesca resi coerenti alla poetica<br />
ungarettiana: le lingue neolatine sarebbero pronte a «colmarsi di ricordi»,<br />
grazie ai testi di Petrarca che regalano «tanta ricchezza di memoria» alla lingua<br />
italiana così che il genio di Tasso possa rivestire le parole di nuova e<br />
antichissima grazia, di una rinnovata innocenza.<br />
L’idea di memoria nata con Petrarca influenzerà anche Goethe, sostiene<br />
Ungaretti, oltre, ovviamente, Leopardi: l’uno e l’altro<br />
partiti dall’idea di memoria come sorse nel Petrarca, gli occhi rivolti dalla parte<br />
<strong>del</strong>l’Antico, e Goethe quel sapere che allora s’era destato, lo immaginava ancora<br />
177 Ivi, p. 409.<br />
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