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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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le tappe che abbiamo segnalato ci accorgiamo che la trasformazione<br />

comporta una maggiore articolazione <strong>del</strong> concetto, comporta un inevitabile<br />

arricchimento: inteso come facoltà mentale si direbbe che, quasi, assuma<br />

potere rispetto alle nostre facoltà percettive – si vedano le affermazioni nelle<br />

lezioni su Jacopone –; ma è una facoltà che gradatamente viene modificata<br />

per dilatarne il campo d’azione e di pertinenza, essa non ha più limiti di<br />

spazio o di tempo, fino ad essere, in alcuni casi, sinonimo di spirito oppure<br />

<strong>del</strong>l’umanità stessa o, come nelle lezioni su Manzoni, «orma <strong>del</strong> divino». Il<br />

significato che Ungaretti gli attribuiva prima <strong>del</strong>l’esperienza brasiliana, ossia<br />

l’equivalente di nozioni e risultati <strong>del</strong> fare poesia o letteratura, che i grandi<br />

autori <strong>del</strong> passato ci hanno lasciato in eredità, non viene però abbandonato<br />

completamente. Se nelle lezioni manzoniane questo risulta evidente, nelle<br />

lezioni leopardiane la memoria viene assimilata ad un sapere che non è più<br />

semplicemente un sapere riferito all’arte <strong>del</strong>la poesia o <strong>del</strong>la scrittura in<br />

generale, e quindi limitato nelle possibili applicazioni a quello specifico<br />

campo di espressione individuale: è il sapere che deriva all’uomo inteso come<br />

specie, che ha una storia, che ha un’origine e che di questa origine porta<br />

un’eredità. Durante l’attività di insegnamento, il ricorso al concetto di<br />

innocenza, che negli scritti precedenti accompagnava quasi sistematicamente<br />

il concetto di memoria, si fa molto rado. Il motivo è, probabilmente, da<br />

ricercarsi nel fatto che il binomio, nel sistema critico ungarettiano, funziona<br />

soprattutto con finalità estetiche: per Ungaretti il risultato <strong>del</strong>l’operazione<br />

artistica è riuscito se, tramite il ricorso alla memoria, si accede all’innocenza;<br />

laddove questo non accada o sia realizzato parzialmente si identifica il difetto<br />

<strong>del</strong>l’opera stessa. La coppia di valori, così organizzata, funziona bene<br />

soprattutto negli scritti <strong>del</strong>la critica cosiddetta militante ma non così bene in<br />

sede accademica, dove l’opera letteraria o di poesia deve essere presentata agli<br />

«Siamo [...] agli anni 1931-1932: la prima coordinata concrezione poetica <strong>del</strong>la idea ungarettiana di<br />

memoria. Infatti qui la memoria non è più soltanto – come nell’Allegria – una modalità <strong>del</strong>la recherche<br />

du temps perdu, ma sorgente categoriale <strong>del</strong>la poesia»; MARIO PETRUCCIANI, Il condizionale di Didone.<br />

Studi su Ungaretti, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1985, p. 60.<br />

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