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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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Freud che ne ingrossavano le fila, ribadisce le ragioni già esposte vent’anni<br />

prima. Le due facoltà <strong>del</strong>la mente umana, memoria e sogno, vengono<br />

accomunate per la loro capacità di ricreare immagini percettive che attingono<br />

al passato, con la differenza che il sogno fa sorgere tali immagini nella nostra<br />

mente «senza o quasi senza [la] nostra consapevolezza» 171, eliminando inoltre<br />

qualunque possibilità di percezione <strong>del</strong> tempo tra i fatti rappresentati. Al<br />

contrario<br />

la memoria fissa la durata d’un’assenza tra il momento in cui essa evoca un oggetto<br />

o una vicenda <strong>del</strong> passato, e il momento in cui tale oggetto o tale vicenda furono<br />

reali in quel dato modo evocato 172.<br />

rendendoci intime le cose evocate, ciò che il sogno non può fare. Tale<br />

distinzione però non aggiunge nulla di significativo, nella prospettiva da noi<br />

adottata, all’idea di memoria che il poeta aveva fin qui elaborato.<br />

Dopo aver passato in rassegna i riferimenti alla memoria e all’innocenza che<br />

ci son parsi significativi, tentiamo di fissare qualche peculiarità di questi<br />

concetti-chiave <strong>del</strong>la poetica ungarettiana. Per quanto attiene alla memoria<br />

emerge che a Ungaretti dovette risultare palese la troppo limitata fruibilità, in<br />

sede accademica, <strong>del</strong> concetto se inteso semplicemente come insieme di<br />

soluzioni e risultati letterari ed artistici che i grandi autori hanno tramandato.<br />

Questa evidenza è probabilmente alla base <strong>del</strong>la complessa trasformazione a<br />

cui Ungaretti sottopone il concetto stesso 173. Se ripercorriamo velocemente<br />

171 GIUSEPPE UNGARETTI, [Memoria, sogno e immaginazione nel Leopardi] (1946-1947), in IDEM,<br />

Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 965-969 : 965.<br />

172 Ivi, pp. 965-966.<br />

173 Montefoschi anticipa questa rielaborazione: «L’idea di memoria di natura intima e di origine<br />

biografica acquista, dopo l’Allegria, spessore filosofico. Ed è molto probabile che, in questa fase di<br />

passaggio da un primo a un secondo tempo <strong>del</strong>la memoria, Ungaretti sia stato condizionato in modo<br />

incisivo proprio dalla rilettura <strong>del</strong>l’opera bergsoniana, rilettura avviata nel 1922, data di<br />

pubblicazione di Durée et simultanéité»; PAOLA MONTEFOSCHI, Ungaretti. Le eclissi <strong>del</strong>la memoria, Napoli,<br />

Edizioni Scientifiche Italiane, 1988, p. 75. Tale rilettura, avviata nei primi anni Venti, darà frutti<br />

maturi circa un decennio dopo, ossia poco prima <strong>del</strong>l’esperienza brasiliana, come dice Petrucciani:<br />

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