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20.06.2013 Views

passato, e di restaurare e di risollevare la realtà nella sua integrità e unità originaria, come se non mai il castigo dell’infermità e della morte l’avesse colpita 168. In questa lezione, non viene solo recuperato il motivo delle macerie 169; va anche registrata l’insistenza intorno dell’innocenza letta nelle intenzioni poetiche di Leopardi: Ciò che caratterizza il Leopardi, nelle perplessità più illuminanti della sua poesia, è la sua religiosità, che toglieva, è vero, ragioni finali e causali al patire individuale e cosmico, ma non poteva togliere a tale patire il mistero, ma non poteva togliere alla reminescenza di evocare nella sua poesia, sempre, il rimpianto d’un momento perduto d’intatta bellezza, di bellezza pura dell’universo; ma non poteva togliere alla sua poesia il desiderio di far sentire, ritrovandone qualche barlume nella mente, quell’ideale bellezza perduta 170 . Questo tema, già platonico ma qui declinato secondo una lettura che risente della sensibilità cristiana dell’autore, è presente negli scritti di Ungaretti fin dagli anni ’20 e sarà caratteristico delle sue ultime riflessioni. In [Memoria, sogno e immaginazione nel Leopardi] Ungaretti si impegna nel primo e forse unico tentativo di definizione sistematica della memoria, intesa però come facoltà intellettiva, mettendo in risalto analogie e differenze con il sogno. Il sogno a cui fa riferimento non è inteso come la capacità mentale di creare immagini durante il sonno. È piuttosto la funzione inconsapevole che, secondo i surrealisti, presiederebbe ad alcune modalità di generazione della poesia. Riprendendo la polemica con il movimento surrealista e i seguaci di 168 GIUSEPPE UNGARETTI, Sul frammento «Spento il diurno raggio in occidente» II (1946-1947), in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 946-957 : 948-949. 169 Il motivo delle macerie e della loro funzione memorativa è toccato ma subito lasciato per essere ripreso poco dopo: «converrebbe a questo punto fare un piccolo discorso sul valore, sul valore romantico, sul valore espressivo del frammento. È un discorso che dovrebbe risalire lontano, alla poesia delle rovine di cui si parlava da principio, e poi naturalmente alla reminiscenza se essa nella sua essenza è così amaramente legata al senso di rovina»; Ivi, p. 954-955. 170 Ivi, p. 947. 68

Freud che ne ingrossavano le fila, ribadisce le ragioni già esposte vent’anni prima. Le due facoltà della mente umana, memoria e sogno, vengono accomunate per la loro capacità di ricreare immagini percettive che attingono al passato, con la differenza che il sogno fa sorgere tali immagini nella nostra mente «senza o quasi senza [la] nostra consapevolezza» 171, eliminando inoltre qualunque possibilità di percezione del tempo tra i fatti rappresentati. Al contrario la memoria fissa la durata d’un’assenza tra il momento in cui essa evoca un oggetto o una vicenda del passato, e il momento in cui tale oggetto o tale vicenda furono reali in quel dato modo evocato 172. rendendoci intime le cose evocate, ciò che il sogno non può fare. Tale distinzione però non aggiunge nulla di significativo, nella prospettiva da noi adottata, all’idea di memoria che il poeta aveva fin qui elaborato. Dopo aver passato in rassegna i riferimenti alla memoria e all’innocenza che ci son parsi significativi, tentiamo di fissare qualche peculiarità di questi concetti-chiave della poetica ungarettiana. Per quanto attiene alla memoria emerge che a Ungaretti dovette risultare palese la troppo limitata fruibilità, in sede accademica, del concetto se inteso semplicemente come insieme di soluzioni e risultati letterari ed artistici che i grandi autori hanno tramandato. Questa evidenza è probabilmente alla base della complessa trasformazione a cui Ungaretti sottopone il concetto stesso 173. Se ripercorriamo velocemente 171 GIUSEPPE UNGARETTI, [Memoria, sogno e immaginazione nel Leopardi] (1946-1947), in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 965-969 : 965. 172 Ivi, pp. 965-966. 173 Montefoschi anticipa questa rielaborazione: «L’idea di memoria di natura intima e di origine biografica acquista, dopo l’Allegria, spessore filosofico. Ed è molto probabile che, in questa fase di passaggio da un primo a un secondo tempo della memoria, Ungaretti sia stato condizionato in modo incisivo proprio dalla rilettura dell’opera bergsoniana, rilettura avviata nel 1922, data di pubblicazione di Durée et simultanéité»; PAOLA MONTEFOSCHI, Ungaretti. Le eclissi della memoria, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1988, p. 75. Tale rilettura, avviata nei primi anni Venti, darà frutti maturi circa un decennio dopo, ossia poco prima dell’esperienza brasiliana, come dice Petrucciani: 69

passato, e di restaurare e di risollevare la realtà nella sua integrità e unità originaria,<br />

come se non mai il castigo <strong>del</strong>l’infermità e <strong>del</strong>la morte l’avesse colpita 168.<br />

In questa lezione, non viene solo recuperato il motivo <strong>del</strong>le macerie 169; va<br />

anche registrata l’insistenza intorno <strong>del</strong>l’innocenza letta nelle intenzioni<br />

poetiche di Leopardi:<br />

Ciò che caratterizza il Leopardi, nelle perplessità più illuminanti <strong>del</strong>la sua poesia, è<br />

la sua religiosità, che toglieva, è vero, ragioni finali e causali al patire individuale e<br />

cosmico, ma non poteva togliere a tale patire il mistero, ma non poteva togliere alla<br />

reminescenza di evocare nella sua poesia, sempre, il rimpianto d’un momento<br />

perduto d’intatta bellezza, di bellezza pura <strong>del</strong>l’universo; ma non poteva togliere alla<br />

sua poesia il desiderio di far sentire, ritrovandone qualche barlume nella mente,<br />

quell’ideale bellezza perduta 170 .<br />

Questo tema, già platonico ma qui declinato secondo una lettura che risente<br />

<strong>del</strong>la sensibilità cristiana <strong>del</strong>l’autore, è presente negli scritti di Ungaretti fin<br />

dagli anni ’20 e sarà caratteristico <strong>del</strong>le sue ultime riflessioni.<br />

In [Memoria, sogno e immaginazione nel Leopardi] Ungaretti si impegna nel primo<br />

e forse unico tentativo di definizione sistematica <strong>del</strong>la memoria, intesa però<br />

come facoltà intellettiva, mettendo in risalto analogie e differenze con il<br />

sogno. Il sogno a cui fa riferimento non è inteso come la capacità mentale di<br />

creare immagini durante il sonno. È piuttosto la funzione inconsapevole che,<br />

secondo i surrealisti, presiederebbe ad alcune modalità di generazione <strong>del</strong>la<br />

poesia. Riprendendo la polemica con il movimento surrealista e i seguaci di<br />

168 GIUSEPPE UNGARETTI, Sul frammento «Spento il diurno raggio in occidente» II (1946-1947), in<br />

IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 946-957 : 948-949.<br />

169 Il motivo <strong>del</strong>le macerie e <strong>del</strong>la loro funzione memorativa è toccato ma subito lasciato per<br />

essere ripreso poco dopo: «converrebbe a questo punto fare un piccolo discorso sul valore, sul<br />

valore romantico, sul valore espressivo <strong>del</strong> frammento. È un discorso che dovrebbe risalire lontano,<br />

alla poesia <strong>del</strong>le rovine di cui si parlava da principio, e poi naturalmente alla reminiscenza se essa<br />

nella sua essenza è così amaramente legata al senso di rovina»; Ivi, p. 954-955.<br />

170 Ivi, p. 947.<br />

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