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memoria» 155. Dell’idea di memoria, in questo passo, è recuperata da Ungaretti<br />

la significazione precedente all’esperienza brasiliana, vale a dire la nozione di<br />

tradizione letteraria ed artistica; e se Petrarca tenta di «diradare l’oblio» che<br />

gravava sulle opere <strong>del</strong>la classicità latina, di cui voleva rinnovare i fasti, il<br />

tentativo di Leopardi è vòlto a non lasciar trasparire le fonti da cui trae<br />

ispirazione. Ecco in che senso egli, commenta Ungaretti, vuole «ritrovare un<br />

oblio»; in ogni caso, torna in modo evidente l’equivalenza fra memoria e<br />

tradizione letteraria.<br />

Nella stessa accezione il concetto viene ripreso nella lezione incentrata sul<br />

commento alla canzone Ad Angelo Mai 156, che comprende anche un altro<br />

confronto fra Leopardi e Petrarca. In apertura il professore richiama agli<br />

allievi uno degli obiettivi a cui si attengono, secondo una norma consolidata, i<br />

più insigni letterati: il rinnovamento <strong>del</strong>la tradizione. Dopo essersi inoltrato in<br />

una distesa analisi <strong>del</strong>la parola leopardiana, riepiloga brevemente le linee <strong>del</strong>la<br />

poetica messe in evidenza: tra i più alti meriti <strong>del</strong> recanatese c’è senza dubbio<br />

l’aver posto in contatto «così intimo, straziante e prodigioso, innocenza e<br />

memoria» 157. Il recupero <strong>del</strong>la tradizione la vivifica di una nuova innocenza:<br />

ecco ricomparire la formula che Ungaretti ha eletto a propria chiave<br />

d’accesso, non unica, per ogni opera d’arte. Se il valore <strong>del</strong>la memoria è<br />

chiaro, andrà però segnalato un elemento nuovo che riguarda l’innocenza,<br />

non presente in ogni precedente dichiarazione. Nell’articolo emerge<br />

chiaramente l’intenzione di Ungaretti di recuperare Leopardi alla temperie<br />

cristiana, di ricondurlo nell’alveo <strong>del</strong>la cultura religiosa cristiana 158; ne sono<br />

155 Ibidem. In una lezione successiva, Ungaretti riprende questo passaggio precisando: «Nel<br />

Petrarca l’universo era nella memoria umana, e la solitudine umana era in un infinito oblio da<br />

diradare con qualche luce di antico sapere riconquistato»; GIUSEPPE UNGARETTI, [Il sentimento <strong>del</strong>la<br />

durata in Leopardi] - [riepilogo] (1942-1943), in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 895-902 :<br />

898.<br />

156 GIUSEPPE UNGARETTI, Rapporto con il Petrarca e introduzione al commento <strong>del</strong>l’«Angelo Mai»<br />

(1942-1943?), in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 854-870.<br />

157 Ivi, p. 870.<br />

158 La lezione è datata, con riserva, 1942-1943; già in Le origini <strong>del</strong> romanticismo italiano, attribuita<br />

con certezza al 1941, sono presenti dichiarazioni che lasciano intendere una lettura in chiave<br />

cristologica di Giacomo Leopardi; GIUSEPPE UNGARETTI, Le origini <strong>del</strong> romanticismo italiano (1941), in<br />

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