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20.06.2013 Views

nonostante ammetta che riesce ad ottenere risultati di rilievo 128 – si registra agevolmente la distanza che separa i due autori e che ha un fondamento anche nel diverso modo di intendere il concetto di memoria. Se per Ungaretti la memoria va intesa, anche, come la tradizione letteraria e la poesia può nascere solo dal confronto con essa, è vero che, rispetto a tale tradizione, i possibili criteri di selezione e cernita degli esiti a cui rifarsi sono pochissimi, e dettati dalla specifica sensibilità artistica di Ungaretti; per il quale è estremamente difficoltoso assumere la disposizione all’ascolto verso un autore che invece ha compiuto scelte basate su criteri difformi. La distanza tra i due autori, dicevamo, si può cogliere da quanto afferma Ungaretti a proposito del diverso modo di intendere il concetto di memoria del romanziere. Vediamone la casistica. In Estetica ed etica in Manzoni: il primo capitolo dei «Promessi Sposi» 129 l’autore milanese è definito un grande paesaggista; però, richiamando quanto già detto nella lezione sul Cinque maggio, Ungaretti sostiene che «la memoria, nel Manzoni, si mette in moto pigramente» 130 quindi riferisce come, lentamente, si abbandoni al riemergere dei ricordi d’infanzia quando descrive i paesaggi lecchesi. L’idea di memoria è qui intesa come mera funzione intellettiva, come capacità della mente umana di recuperare il passato. Nella lezione Su don Abbondio 131, compilata secondo lo schema del dialogo, il poeta riserva la prima domanda a cosa si debba intendere per estetica; la risposta chiama in causa direttamente, e ciò non è scontato, l’idea di memoria. Nella risposta poeta intende partire da un tono maggiore, epico e religioso [...] il poeta parte invece, senza volerlo, dalla meditazione in sordina sulla tristezza»; Ibidem. 127 «Manzoni commette un primo errore nell’adottare una prosodia insolita», ivi, p. 615. 128 «Lo stupefacente, è che finisca sempre coll’ottenere cose straordinarie, risultati di sicura bellezza. È dunque un vero e grande poeta»; ivi, p. 614. 129 GIUSEPPE UNGARETTI, Estetica ed etica in Manzoni: il primo capitolo dei «Promessi Sposi» (1937), in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., p. 618-635. 130 Ivi, p. 624. Poco prima aveva già affermato che «Per arrivare al nucleo lirico [...] il poeta [Manzoni] ha bisogno di mostrarci, al giungere della notizia che Napoleone era morto, come tutta la vita di Napoleone nelle sue principali vicende, s’era riepilogata nella sua memoria. Era ripassata velocemente nella sua memoria come una serie d’immagini d’un albo sfogliato, distrattamente», Ivi, p. 622. 131 GIUSEPPE UNGARETTI, Su don Abbondio (1937), in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 646-654. 54

Ungaretti dichiara l’estetica la scienza del bello, sui cui indirizzi ci sarebbero infiniti pareri: abbiamo indirizzi classici e sono quelli che premettono una forma modello e la ricercano nel soprannaturale attraverso la reminiscenza innata d’un mondo perfetto, e sono anche quelli che ricercano la forma modello nella natura attraverso la memoria, nel senso individuale oppure anche nel senso storico, oppure anche nel senso individuale e storico che s’usa dare alla parola memoria 132. È richiamata ancora una volta la dottrina platonica delle idee ma, rispetto ad ogni altro precedente pronunciamento, qui vengono menzionate insieme le valenze individuale e collettiva della memoria: essa viene rammentata sia come capacità intellettiva, sia come tradizione letteraria. Ciò che ci pare importante notare è che la memoria che viene posta a fondamento dell’estetica di indirizzo classico non può essere che la memoria intesa come tradizione di forme; pur nel periodo in cui va elaborando un’idea di memoria così ampia ed articolata, Ungaretti non esita a far ricorso alla concezione tradizionale di memoria intesa come tradizione di forme. In questa lezione, che nella struttura ricorda un po’ i dialoghi platonici e un po’ le Operette morali, Ungaretti riserva una domanda circa l’eventualità che Manzoni tenesse in considerazione la memoria. La risposta è ovviamente affermativa e articolata in due parti, che conviene trascrivere: D. Il Manzoni teneva conto della memoria? R. Senza dubbio: prima in un senso religioso e filosofico, nel senso che dà alla nostra reminescenza di forme perfette Platone: nel senso che la coscienza del bene, del bello e del buono è innata e non acquisita nell’uomo [...] In secondo luogo il Manzoni tiene anche conto della memoria, come storia. Ma ne tiene conto nel senso non di modelli forniti dalla storia, ma nel senso che si dà comunemente alla parola 132 Ivi, p. 647. 55

Ungaretti dichiara l’estetica la scienza <strong>del</strong> bello, sui cui indirizzi ci sarebbero<br />

infiniti pareri:<br />

abbiamo indirizzi classici e sono quelli che premettono una forma mo<strong>del</strong>lo e la<br />

ricercano nel soprannaturale attraverso la reminiscenza innata d’un mondo perfetto,<br />

e sono anche quelli che ricercano la forma mo<strong>del</strong>lo nella natura attraverso la<br />

memoria, nel senso individuale oppure anche nel senso storico, oppure anche nel<br />

senso individuale e storico che s’usa dare alla parola memoria 132.<br />

È richiamata ancora una volta la dottrina platonica <strong>del</strong>le idee ma, rispetto ad<br />

ogni altro precedente pronunciamento, qui vengono menzionate insieme le<br />

valenze individuale e collettiva <strong>del</strong>la memoria: essa viene rammentata sia<br />

come capacità intellettiva, sia come tradizione letteraria. Ciò che ci pare<br />

importante notare è che la memoria che viene posta a fondamento<br />

<strong>del</strong>l’estetica di indirizzo classico non può essere che la memoria intesa come<br />

tradizione di forme; pur nel periodo in cui va elaborando un’idea di memoria<br />

così ampia ed articolata, Ungaretti non esita a far ricorso alla concezione<br />

tradizionale di memoria intesa come tradizione di forme.<br />

In questa lezione, che nella struttura ricorda un po’ i dialoghi platonici e un<br />

po’ le Operette morali, Ungaretti riserva una domanda circa l’eventualità che<br />

Manzoni tenesse in considerazione la memoria. La risposta è ovviamente<br />

affermativa e articolata in due parti, che conviene trascrivere:<br />

D. Il Manzoni teneva conto <strong>del</strong>la memoria?<br />

R. Senza dubbio: prima in un senso religioso e filosofico, nel senso che dà alla<br />

nostra reminescenza di forme perfette Platone: nel senso che la coscienza <strong>del</strong> bene,<br />

<strong>del</strong> bello e <strong>del</strong> buono è innata e non acquisita nell’uomo [...] In secondo luogo il<br />

Manzoni tiene anche conto <strong>del</strong>la memoria, come storia. Ma ne tiene conto nel<br />

senso non di mo<strong>del</strong>li forniti dalla storia, ma nel senso che si dà comunemente alla parola<br />

132 Ivi, p. 647.<br />

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