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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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subendo così modificazioni talvolta minime, talvolta importanti. L’insistenza<br />

<strong>del</strong>l’autore su concetti eccentrici rispetto a quelli in uso nella pratica critica<br />

più tradizionale, militante o accademica che sia, unita alla loro resistenza nel<br />

tempo (si rinvengono anche nella lezione su Leopardi tenuta alla Columbia<br />

University, nel 1964), dà origine, nel corso degli anni, ad un vero e proprio<br />

‘sistema critico’ personale 2, basato proprio su questi concetti e alcune<br />

convinzioni (per esempio la tripartizione <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la letteratura italiana<br />

in Origini, Umanesimo e Romanticismo) che fungono da pilastri e termini di<br />

paragone, sulla base dei quali formulare i propri giudizi. Un sistema nel quale<br />

gli autori e le opere vengono analizzati, che costituisce una sorta di personale<br />

setaccio grazie al quale scovare le eventuali pepite e distinguerle dai comuni<br />

ciotoli.<br />

A ciò si aggiunga che le indagini e lo studio <strong>del</strong>l’opera altrui hanno sempre<br />

una funzione autocritica. Ungaretti cioè, leggendo o interpretando<br />

criticamente la poesia di un altro autore, mette alla prova la propria poetica e<br />

la propria poesia, ne trae suggestioni, vaglia la tenuta <strong>del</strong>le proprie<br />

convinzioni, in un rapporto di scambio in cui è spesso difficile stabilire il<br />

discrimine di questa ‘partita doppia’, perché è sempre in atto un commercio<br />

che implica inevitabilmente sia il dare sia l’avere 3. Il sistema critico personale<br />

è chiaramente stato formulato anche, se non soprattutto, per la propria<br />

poetica, rimuginando le proprie ragioni di poesia. Tale caratteristica, a nostro<br />

avviso, non è senza prezzo, infatti ne limita le possibilità d’impiego ad un<br />

ristretto novero di autori. In particolare, la sua possibilità di mettere in risalto<br />

2 Di Carlo parla <strong>del</strong>la necessità di Ungaretti «di stabilire e realizzare un “sistema” critico, sia<br />

pure “aperto”», ivi, pp. 115-116.<br />

3 «I classici <strong>del</strong>la tradizione lirica italiana divengono vere e proprie “cavie” per una lettura<br />

diretta a scavare dentro di sé i motivi informatori <strong>del</strong>la propria “natura” di poeta e di uomo, <strong>del</strong>la<br />

propria biografia espressiva e ideologico-letteraria. La critica ungarettiana si trasforma, perciò, in<br />

autocritica, in “empatia” mimetica e solidale nei confronti <strong>del</strong> testo letterario da decifrare [...] il<br />

“discorso critico” ungarettiano si fa chiarificazione intima, scoperta di sé nella dimensione orficoreligiosa,<br />

bipolare e convergente, di autore-lettore, di poeta-interprete. L’indagine critica di Ungaretti<br />

svolge, dunque, la storia, tormentata e inquieta, <strong>del</strong>la propria anima, accompagnando,<br />

drammaticamente, il movimento coscienziale e sentimentale con quello <strong>del</strong> suo poiein lirico creativo<br />

(scritti di poetica) da una parte, ed elaborando direttamente sui testi e gli autori analizzati, il proprio<br />

metodo d’approccio critico, dall’altra (scritti di “critica”)», ivi, pp. 110-111 (corsivo originale).<br />

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