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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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Una volta trasformato in passato, in memoria, il vivere può essere solo<br />

infelicità e rimpianto 109. Ungaretti ne trae la conseguenza che l’accumulo di<br />

memoria corrisponde al progressivo svelamento <strong>del</strong>l’uomo ma questo<br />

comporta un allontanamento graduale e irreversibile dalla felicità. La<br />

memoria dunque è ancora, come già aveva detto, un diaframma che può<br />

modificare la percezione di ciò che è accaduto e che non si limita a<br />

conservare il passato. Essendo attività spirituale, non è inerte, come ci<br />

conferma una frase successiva:<br />

come per il cristiano l’uomo solo colla morte si fa compiuto, perfetto, cioè atto a<br />

risorgere nell’eterno, così per le cose <strong>del</strong> mondo, solo quando sono passate, si fanno<br />

compiute, perfette, atte a risorgere nella memoria 110.<br />

Segnaliamo solo di passaggio il sottotesto biblico di questo brano, indice che<br />

le scritture <strong>del</strong>la tradizione cristiana sono ben presenti; quel che è più utile<br />

sottolineare, ai fini <strong>del</strong> nostro discorso è che solamente il ritorno nell’oblio<br />

può rendere «perfette» le cose <strong>del</strong> mondo. Non solo: affermare che «l’amore<br />

per il Petrarca ha veramente inizio dal momento che è attività spirituale, dal<br />

momento cioè che è risorto nella memoria» 111 equivale a confermare che<br />

l’attività spirituale e quella <strong>del</strong>la memoria sono analoghe, ossia attribuire alla<br />

memoria lo statuto di attività <strong>del</strong>lo spirito, come aveva insegnato<br />

Sant’Agostino 112. Ecco perché «l’uomo dunque non si considera più, col<br />

109 Si avverte qui l’eco <strong>del</strong>le riflessioni <strong>del</strong>l’ultimo Leopardi.<br />

110 Ivi, p. 558.<br />

111 Ibidem.<br />

112 Va precisato che anche Bergson, a sua volta influenzato dalle speculazioni agostiniane, aveva<br />

assimilato la memoria allo spirito: «se c’è un passaggio graduale dall’idea all’immagine, e<br />

dall’immagine alla sensazione, se, via via che essa evolve così verso l’attualità, cioè verso l’azione, lo<br />

stato d’animo si avvicina maggiormente all’estensione, se infine, quest’estensione, una volta<br />

raggiunta, resta indivisa e in tal modo non contrasta in alcuna maniera con l’unità <strong>del</strong>l’anima, si<br />

comprende che lo spirito possa posarsi sulla materia nell’atto <strong>del</strong>la pura percezione, unirsi di<br />

conseguenza ad essa, e tuttavia distinguersi radicalmente da essa. Se ne distingue per il fatto che esso<br />

è [...] memoria»; HENRI BERGSON, Materia e memoria. Saggio sulla relazione tra il corpo e lo spirito, a cura di<br />

Adriano Pessina, Bari, Laterza, 1996, p. 185 (corsivo originale). Crediamo però più probabile e<br />

coerente, dal momento che Petrarca aveva letto Agostino, che Ungaretti, facendo questi commenti,<br />

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