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giustificare la propria poetica tornano in sede critica e servono<br />

all’interpretazione <strong>del</strong>le opere altrui, assurgendo quindi a rango di categorie<br />

di un sistema critico che Ungaretti costruisce nel tempo. Ci riferiamo, per<br />

fare qualche esempio, a ‘memoria’, ‘innocenza’, ‘durata’, ‘oblio’, ‘sogno’,<br />

‘assenza’, impiegati dal poeta ad hoc per l’indagine critica militante o nelle<br />

lezioni <strong>del</strong>la docenza universitaria. In un saggio di qualche anno fa, Franco<br />

Di Carlo descrive lucidamente il vocabolario critico di Ungaretti: «certamente<br />

è da evidenziare, nella sua flagrante originalità, la novità <strong>del</strong>la “parola critica”<br />

ungarettiana, la sua disposizione naturale, autentica, immediata, all’oralità, alla<br />

dizione fonico-gestuale, quasi alla “teatralità” ed alla vocalità recitante, più<br />

che a una resa scrittoria in sé totalmente succuba di una sua funzione<br />

mediatrice e riflessa, pensata, geometrizzante, non spontanea. Il “disegno”<br />

critico di Ungaretti si sviluppa, perciò, in base alla sua imponderabile<br />

incompiutezza e non-finitezza, alla sua “attonita” polivalenza segnico-<br />

verbale, alla sua continua tensione non-realizzata, non-risolta, se non per<br />

improvvisi barlumi e bagliori critico-inventivi. Di qui il valore trasfigurativo,<br />

evocativo più che esattamente definito, circoscritto e determinato, <strong>del</strong><br />

linguaggio critico ungarettiano» 1.<br />

La citazione ci sembra un’efficace premessa al discorso che faremo nelle<br />

prossime pagine, poiché identifica alcune ragioni <strong>del</strong>l’opacità dei testi critici<br />

ungarettiani, che non dipende solo dal vocabolario ma in esso se ne può<br />

rinvenire qualche causa. Una simile terminologia identifica alcuni concetti,<br />

declinati in modo personale, che fungono da vere e proprie categorie;<br />

similmente accade per l’uso di etichette storiografiche la cui portata<br />

tradizionalmente intesa viene modificata, come accade per ‘Umanesimo’ o<br />

‘Romanticismo’ o ‘Barocco’. Tali vocaboli e classificazioni ritornano lungo<br />

tutto l’arco <strong>del</strong>la cinquantennale attività di critico e quindi, gradualmente, si<br />

modificano, si precisano, vengono applicati a contesti e autori differenti,<br />

1 FRANCO DI CARLO, Ungaretti critico, «Otto/Novecento», V (1981), 2, pp. 109-128 : 114.<br />

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