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«tradizione letteraria della lingua nella quale si scrive» 75 a cui ci si dovrebbe attenere. I risultati esemplari ottenuti da Leopardi sono invece stati conseguiti rifacendosi alla tradizione più alta, del Trecento, del Cinquecento, inclusa la prosa scientifica di Galileo e soprattutto «non dimenticando che anche l’espressione ha la sua memoria, l’ha nelle sue cause, l’ha in sé e l’ha nei suoi effetti 76». La seconda parte del testo è dedicata alla riflessione vichiana sul mito e Ungaretti la introduce accennando ad un libro sul mito di Roger Caillois, pubblicato da poco in Francia 77; quindi il discorso si sposta sull’importanza del mito nell’arte e nella letteratura moderne. Nell’ambito di questo discorso, a proposito del Cubismo, Ungaretti afferma che il suo difetto fu di fare appello alla memoria: l’oggetto ricostruito in tutto il suo tempo storico; e gli toglieva fantasia, rendeva cioè quell’oggetto astratto e arido; faceva appello alla fantasia per intuire come in tutto quel suo tempo storico avesse vissuto, e gli toglieva la memoria, togliendogli qualsiasi segno del suo perire e dimenticando così che un oggetto è avvinto a noi e c’ispira per quel dato particolare che ci ha toccato improvvisamente una volta per sempre, che rimasto nella nostra memoria, sollecita la nostra fantasia a ricostruirlo miticamente 78. Ungaretti sembra intendere qui che il ricorso alla memoria deve essere legato alla fantasia come se un termine implicasse l’altro. Un rapporto di implicazione simile coinvolgeva memoria e innocenza. Riparleremo delle possibili relazioni tra i termini fantasia e innocenza affrontando il tema delle influenze vichiane, per ora basti segnalare una possibile, per quanto parziale, sovrapponibilità. Tornando al ragionamento del poeta-critico, si evince che Ungaretti vuol mettere in rilievo la possibilità di confrontarsi in modo 75 Ivi, p. 350. 76 Ivi, p. 351. 77 ROGER CAILLOIS, Le mythe et l’homme, Parigi, Gallimard, 1938, (trad. it. Il mito e l’uomo, Torino, Bollati Boringhieri, 1998). 78 GIUSEPPE UNGARETTI, Influenza di Vico sulle teorie estetiche d’oggi, cit., p. 356. 36
scorretto con la memoria: quando il farvi riferimento è, in qualche modo, svincolato dalle emozioni, si cristallizzano le forme tramandate in modo asettico «togliendogli qualsiasi segno del [loro] perire» 79. Già in Innocenza e memoria aveva accusato il secolo diciannovesimo di fare della memoria un uso errato, trasformandola in un feticcio che impediva una corretta relazione col divino; anche nel caso del Cubismo il ricorso alla memoria sembra inadatto al raggiungimento di un esito artistico superiore, poiché la modalità di approccio è sbilanciata: o l’attenzione è tutta posta sulla memoria che l’oggetto rappresentato reca con sé, oppure è la fantasia della ricostruzione artistica che pecca di presunzione. Di un errore di memoria è accusato anche il Futurismo, i cui componenti Ungaretti conosceva bene; in particolare per l’interpretazione data del mito della macchina, che nella lettura del poeta è un mito positivo, anche perché la macchina «porta in sé un contenuto di memoria umana: molti millenni di sforzi progressivi in una data direzione» 80. L’errore futurista fu di prendere la macchina nella sua brutalità, e non aspettare che la memoria l’abbia trasfigurata in fatto moralmente conoscibile, perché prendendola nella sua brutalità non aspetta che la fantasia possa soccorrere la memoria a trasfigurarla in mito 81. Qui si evidenzia la funzione positiva della memoria: una capacità di trasfigurazione il cui risultato è una selezione dei tratti. In questo passo Ungaretti sembra fare riferimento alla funzione di filtro che la distanza del tempo, tramite la memoria, esercita sugli eventi dei secoli passati, o sui fatti più recenti, trasferendo fino a noi solo quei reperti che hanno sicuro valore. Uno dei meriti del futurismo è però di aver richiamato l’attenzione sul mito della memoria che caratterizza anche la poesia ungarettiana. In questo 79 Ibidem. 80 Ibidem. 81 Ivi, pp. 357-358. 37
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«tradizione letteraria <strong>del</strong>la lingua nella quale si scrive» 75 a cui ci si dovrebbe<br />
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pubblicato da poco in Francia 77; quindi il discorso si sposta sull’importanza<br />
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77 ROGER CAILLOIS, Le mythe et l’homme, Parigi, Gallimard, 1938, (trad. it. Il mito e l’uomo, Torino,<br />
Bollati Boringhieri, 1998).<br />
78 GIUSEPPE UNGARETTI, Influenza di Vico sulle teorie estetiche d’oggi, cit., p. 356.<br />
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