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tanto nell’intuizione quanto nell’espressione in modo primordiale» 63; ma qui Ungaretti si riferisce ad una facoltà della memoria intellettiva che le permette di agire sulla percezione dell’individuo, come espliciterà meglio in alcune lezioni; ma su questa facoltà della memoria avremo modo di ritornare. Un altro passo di questo riassunto che potrebbe essere stato male interpretato è il seguente: Ai lavori teoretici in materia d’estetica del Croce che rappresentano ancora oggi, in tale materia, l’ultima parola, verrebbe intera luce se al termine di fantasia venisse aggiunto il termine di memoria come funzioni dell’identità intuizione-espressione 64. Come abbiamo detto sopra, a proposito della funzione di medium della tecnica tra intuizione ed espressione, allo stesso modo, in questo passo, Ungaretti intende il ruolo della memoria: anche la memoria è medium tra intuizione ed espressione; ma ciò non equivale a sostenere l’identità, e nemmeno la semplice equivalenza, di tecnica e memoria. È chiaro che l’azione dell’una si esercita sui reperti dell’altra, ed è altrettanto evidente che questo agire si situa a metà strada, per dir così, tra intuizione ed espressione ma tecnica e memoria rimangono termini il cui valore è ben distinto. L’agire poetico implica la memoria 65 poiché è necessario riferirsi alla tradizione per trarne nuove soluzioni, senza trasgredire allo spirito della lingua, come vuole Ungaretti, anzi esaltandolo. Usando le parole di Diacono, è «il tormentato risalire della memoria [...] verso l’innocenza [...] del 63 Così il poeta in un appunto riportato da Mario Diacono nelle Note. Conferenze 1924-1937, in GIUSEPPE UNGARETTI, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit., p. 938. 64 Ibidem. Nel testo della conferenza questo punto è espresso ancora più chiaramente: ««La verità, la verità che chi ha praticato l’arte dovrebbe conoscere bene, è che non c’è fatto artistico, che non c’è identità fra intuizione e espressione se la fantasia, e la memoria, funzioni necessarie dell’intuizione, non divengono funzioni dell’espressione»; GIUSEPPE UNGARETTI, Influenza di Vico sulle teorie estetiche d’oggi, in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit., p. 344. 65 Si vedano le belle parole che Ungaretti scrive in una lettera indirizzata a Luciano Anceschi e pubblicata in ENZO COLOMBO, Lettere di Giuseppe Ungaretti a Luciano Anceschi, in «Verri», 2000, 13-14, pp. 103-130 e ora in DANIELA BARONCINI, Ungaretti Barocco, prefazione di Andrea Battistini, Roma, Carocci, 2008, p. 188. 32
linguaggio» 66. Diacono compendia così la relazione dialettica antico/moderno, come la concepisce il suo maestro, con una frase molto efficace, anche perché reimpiega termini genuinamente ungarettiani. Non si avvede però, a nostro avviso, che far coincidere la tecnica con la memoria significa complicare una rete di rapporti sostanzialmente lineare. Egli stesso afferma, a proposito della coincidenza dei termini crociani, che tale coincidenza «viene resa formale solo nel ‘tormentarsi’ ed agire del poeta sul materiale linguistico e metrico» 67. Per Ungaretti il tormento, la fucina della poesia è la tecnica 68 (ne sono prova le innumerevoli varianti che egli stesso ci ha consegnato) grazie alla quale riconquistare l’innocenza del linguaggio letterario. Non è quindi necessario far coincidere la tecnica con la memoria, come fa Diacono; è sufficiente pensarla sede del tormentato agire poetico e lasciare alla memoria la sua valenza di coacervo di soluzioni e moduli che i grandi autori hanno lasciato in eredità. Del resto, è ancora Diacono a definire il «materiale linguistico e metrico [e il] ritmo [...] elementi “storici” del linguaggio e dello stile» 69. Delle due, o l’una o l’altra: o la memoria è il bagaglio letterario tradizionale in tutte le sue componenti, oppure è una tecnica, cioè una serie di norme che regolano la corretta pratica dell’arte; la seconda soluzione ci pare improbabile. Ecco perché crediamo che Diacono sia in errore quando fa coincidere la tecnica con la memoria. Anche nel testo della conferenza non ci sono passi che possano comprovare l’associazione istituita da Diacono, ciò che avvalora la nostra ipotesi. Ungaretti infatti afferma che, secondo Vico, alle origini dello spirito c’è una conoscenza morale che dipende dalla fantasia e dalla memoria, quindi prende posizione contro Croce, reo di non riconoscere la debolezza della sua 66 MARIO DIACONO, Note. Conferenze 1924-1937, cit., p. 939. 67 Ibidem. 68 Dice bene Baroncini: «in relazione ai problemi del linguaggio, la nozione di memoria diventa così sinonimo di mestiere e consapevolezza tecnica [...] l’innovazione ungarettiana nasce dal recupero della tradizione e da un vero e proprio ritorno al mestiere», DANIELA BARONCINI: Ungaretti e il sentimento del classico, Bologna, Il Mulino, 1999, p. 166. 69 Ibidem. 33
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Ungaretti infatti afferma che, secondo Vico, alle origini <strong>del</strong>lo spirito c’è una<br />
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recupero <strong>del</strong>la tradizione e da un vero e proprio ritorno al mestiere», DANIELA BARONCINI: Ungaretti<br />
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69 Ibidem.<br />
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