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20.06.2013 Views

secondo l’accezione sociologica indicherà quello stato primitivo a cui l’uomo può ritornare quando smarrisca il proprio bagaglio di norme civili (come Ungaretti sperimenta al fronte); innocenza secondo l’accezione estetica è quella caratteristica dell’arte che possiamo ritenere molto vicina alla grazia, alla purezza, alla semplicità. Per rendere più chiara l’articolazione dei due concetti può tornar utile una schematizzazione come la seguente: Accezione civile (valore sociale) Accezione letteraria (valore estetico) Memoria Innocenza Norme civili Bestialità Tradizione di forme e soluzioni artistiche Purezza, grazia di forme Abbiamo deciso di fermare alcuni punti del nostro discorso poco prima delle conferenze su Vico, che sono del 1937, perché fu l’anno del trasferimento in Brasile, in cui assunse la docenza di letteratura italiana all’università di San Paolo. Col senno di poi si può facilmente affermare che quel soggiorno restituirà un poeta e letterato molto diverso da quello che era partito; l’esperienza brasiliana è caratterizzata da eventi che lasceranno un segno, sul piano umano la morte del fratello e del figlio, sul piano artistico la scoperta del Barocco 53. Ciò che importa più strettamente per il nostro discorso è però il fatto che in questi anni Ungaretti non riesca a fare altro che lavorare per l’università, a concentrarsi sulle lezioni, a mettere a punto il proprio approccio critico. È dunque un momento che segna una svolta nell’attività letteraria del poeta; come egli stesso ammette in Propos improvisés, nonostante i ripetuti tentativi, la poesia non riesce 54. Si appaga invece degli studi critici, 53 «Voglio insomma confessare che devo al Brasile se ho capito il Barocco che tanto tormento dà, da lunghi anni, alla mia ispirazione e alla mia tecnica espressiva. Ho capito in Brasile chiaramente il valore di urto che era nel Barocco, e perché tra innocenza e memoria e tra natura e ragione l’incontro dovesse sempre manifestarsi violento»; GIUSEPPE UNGARETTI, Brasile, in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., p. 455. 54 GIUSEPPE UNGARETTI, JEAN AMROUCHE, Propos improvisés, Parigi, Gallimard, 1972, pp. 119- 28

che riesce a portare avanti con gioia contento dei risultati, preparandoli anche in vista della pubblicazione. Per questo motivo ci è parso utile ad una maggiore chiarezza espositiva segnare un momento di discontinuità: è con questi concetti, a questo grado di definizione, che Ungaretti affronta l’esperienza brasiliana; un’esperienza certamente nuova, diversa da tutte quelle che aveva affrontato prima. Per la prima volta si trova di fronte un uditorio stabile, per la prima volta deve confrontarsi strettamente con la tradizione letteraria italiana, da critico. Ecco perché in queste lezioni non ricorre quasi mai all’idea dell’innocenza, polo opposto e complementare alla memoria, che aveva caratterizzato i suoi scritti precedenti. Intesa come ideale pietra di paragone, come metro o unità di misura per considerare il grado di riuscita della poesia, in queste lezioni non può essere utile, poiché il docente non ha l’esigenza di esprimersi sull’eventuale valore dell’opera presa in esame (anche se qualche volta accade, come vedremo). In queste lezioni non deve svolgere una critica militante ma, al contrario, si applica nella critica accademica che, come tale, non mette in conto giudizi di valore, adoperandosi su autori del canone la cui validità è ormai conclamata. Vediamo quindi quale uso fa dell’idea della memoria nelle sue lezioni brasiliane e quali eventuali modifiche apporta. 1.2 Il periodo brasiliano I primi tempi dell’esperienza brasiliana vedono Ungaretti impegnato in due conferenze su Vico, dai titoli: Posizione storica e grandezza di Giambattista Vico 55 120. Una conferma viene anche dalla testimonianza di Piccioni, in LEONE PICCIONI, Vita di Ungaretti, Milano, Rizzoli, 1979, p. 198. 55 GIUSEPPE UNGARETTI, Posizione storica e grandezza di Giambattista Vico (1937), in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 683-702; alla nota introduttiva al testo (p. 1445) Montefoschi specifica che Ungaretti «giunto in Brasile, dedicherà addirittura le due conferenze della sua prolusione» alla figura e all’opera di Vico. 29

secondo l’accezione sociologica indicherà quello stato primitivo a cui l’uomo<br />

può ritornare quando smarrisca il proprio bagaglio di norme civili (come<br />

Ungaretti sperimenta al fronte); innocenza secondo l’accezione estetica è<br />

quella caratteristica <strong>del</strong>l’arte che possiamo ritenere molto vicina alla grazia,<br />

alla purezza, alla semplicità. Per rendere più chiara l’articolazione dei due<br />

concetti può tornar utile una schematizzazione come la seguente:<br />

Accezione civile (valore<br />

sociale)<br />

Accezione letteraria<br />

(valore estetico)<br />

Memoria Innocenza<br />

Norme civili Bestialità<br />

Tradizione di forme e<br />

soluzioni artistiche<br />

Purezza, grazia di<br />

forme<br />

Abbiamo deciso di fermare alcuni punti <strong>del</strong> nostro discorso poco prima <strong>del</strong>le<br />

conferenze su Vico, che sono <strong>del</strong> 1937, perché fu l’anno <strong>del</strong> trasferimento in<br />

Brasile, in cui assunse la docenza di letteratura italiana all’università di San<br />

Paolo. Col senno di poi si può facilmente affermare che quel soggiorno<br />

restituirà un poeta e letterato molto diverso da quello che era partito;<br />

l’esperienza brasiliana è caratterizzata da eventi che lasceranno un segno, sul<br />

piano umano la morte <strong>del</strong> fratello e <strong>del</strong> figlio, sul piano artistico la scoperta<br />

<strong>del</strong> Barocco 53. Ciò che importa più strettamente per il nostro discorso è però<br />

il fatto che in questi anni Ungaretti non riesca a fare altro che lavorare per<br />

l’università, a concentrarsi sulle lezioni, a mettere a punto il proprio<br />

approccio critico. È dunque un momento che segna una svolta nell’attività<br />

letteraria <strong>del</strong> poeta; come egli stesso ammette in Propos improvisés, nonostante i<br />

ripetuti tentativi, la poesia non riesce 54. Si appaga invece degli studi critici,<br />

53 «Voglio insomma confessare che devo al Brasile se ho capito il Barocco che tanto tormento<br />

dà, da lunghi anni, alla mia ispirazione e alla mia tecnica espressiva. Ho capito in Brasile chiaramente<br />

il valore di urto che era nel Barocco, e perché tra innocenza e memoria e tra natura e ragione<br />

l’incontro dovesse sempre manifestarsi violento»; GIUSEPPE UNGARETTI, Brasile, in IDEM, Vita d’un<br />

uomo. Viaggi e lezioni, cit., p. 455.<br />

54 GIUSEPPE UNGARETTI, JEAN AMROUCHE, Propos improvisés, Parigi, Gallimard, 1972, pp. 119-<br />

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