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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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primo in ordine cronologico in cui Ungaretti si riferisce esplicitamente alla<br />

propria poetica. L’esordio non è solo dei due termini, dunque, ma anche <strong>del</strong><br />

poeta interprete di se stesso. Un altro elemento che lo rende prezioso è che<br />

esso contiene, in nuce, una serie di motivi e argomenti che ritorneranno più<br />

volte nella poetica e nella critica ungarettiana; ci riferiamo a: l’importanza<br />

<strong>del</strong>le origini culturali <strong>del</strong>l’umanità («C’è stato un tempo...» 26 recita l’incipit di<br />

B); la questione <strong>del</strong>l’arte come elusione, quasi pretesto per non affrontare i<br />

temi più alti che afferiscono all’uomo, utile «a distrarlo dal proprio stato» 27, a<br />

scansare gli interrogativi <strong>del</strong>l’animo umano, piuttosto che l’arte intesa come<br />

modalità di avvicinamento al divino; l’importanza <strong>del</strong>la svolta petrarchesca;<br />

l’Ottocento come secolo-chiave per intendere l’arte in un modo che ancora ci<br />

riguarderebbe; l’instabilità <strong>del</strong>la nozione di tempo; l’importanza attribuita alla<br />

poesia per risalire fino ad un’epoca edenica. Su questo testo sarà dunque<br />

giocoforza tornare per capire se e come questi temi vengano ripresi e<br />

sviluppati 28. L’ultima osservazione riguarda il tema <strong>del</strong> rapporto che il<br />

diciannovesimo secolo aveva con la poesia; nell’intervista rilasciata da<br />

Ungaretti ad Angioletti 29, il poeta afferma: «di fronte alla poesia<br />

<strong>del</strong>l’Ottocento, che si teneva stretta nei limiti temporali, che tutt’al più<br />

deificava la memoria, ecco nascere una poesia che brama di ristabilire un<br />

rapporto tra la creatura e Dio» 30. Specificata la natura <strong>del</strong>la relazione tra quel<br />

secolo e la memoria, anche il rapporto tra la poesia e il divino appare<br />

finalmente chiarito: se la memoria è feticcio di cose terrene la poesia non è<br />

più in grado di collegare l’umano col divino.<br />

Cinque anni dopo, nel 1931, rispondendo all’Inchiesta mondiale sulla poesia<br />

valore centrale che il tema ha in tutta la Vita d’un uomo ungarettiana»; MARIO DIACONO, Note, in<br />

GIUSEPPE UNGARETTI, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit., p. 904-905.<br />

26 GIUSEPPE UNGARETTI, Innocenza e memoria, in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit., p.<br />

132.<br />

27 Ibidem.<br />

28 Alcuni di questi temi erano stati accennati, ma non più che accennati, anche nell’articolo<br />

Barbe finte già citato.<br />

29 GIUSEPPE UNGARETTI, La poesia italiana è viva o morta? (intervista con G. B. Angioletti, in IDEM,<br />

Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit., pp. 188-197.<br />

30 Ivi, p. 196.<br />

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