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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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<strong>del</strong>l’espressione a cui deve portare il processo di risalita fino alle origini <strong>del</strong>la<br />

lingua. Tale difetto però, e questo è <strong>del</strong>la massima importanza per il nostro<br />

discorso, è colto da Ungaretti «al lume di Vico». Vico è, dunque, per il poeta<br />

italiano, anche un maestro morale. Se la lezione vichiana è anche una lezione<br />

morale, siamo autorizzati a pensare che l’influenza di Vico possa andare oltre<br />

l’ascendente, innegabile, esercitato sul piano estetico e che il tentativo di<br />

ottenere una lingua sacra, primordiale, in contatto con il divino nasca da una<br />

suggestione avuta dalla lettura <strong>del</strong>le teorie vichiane. Infatti<br />

l’idea <strong>del</strong>la purezza è precisamente uno dei miti <strong>del</strong>la poesia moderna italiana,<br />

perché appunto tiene conto <strong>del</strong> valore estetico <strong>del</strong>la poesia, ma anche perché nello<br />

steso tempo usa la poesia come un atto di purificazione morale. Se la poesia non<br />

fosse per il poeta atto di progresso nella conoscenza morale, se la poesia non gli<br />

servisse di costante perfezionamento morale come uomo, egli non sarebbe un<br />

poeta ma un perdigiorno 513.<br />

Secondo Ungaretti uno dei risvolti <strong>del</strong>la lezione di Vico consiste nella<br />

possibilità di attribuire un nuovo valore al mito, così che la «vera tragedia<br />

<strong>del</strong>la parola» 514 possa essere scongiurata. Il rimedio, come abbiamo già<br />

rilevato altrove, è quello di riportare la parola alla sua funzione primitiva di<br />

tramite col divino, non nel modo <strong>del</strong> paganesimo classico ma secondo il<br />

nuovo insegnamento <strong>del</strong> cristianesimo. La lezione di Vico, secondo<br />

Ungaretti, è lo snodo storico di questa svolta poiché il filosofo è l'autore che<br />

rivaluta il mito e, rileggendolo in una chiave antropologica mai tentata prima,<br />

elabora gli strumenti teorici che rendono possibile la conciliazione <strong>del</strong> valore<br />

epico <strong>del</strong> mito con la sacralità <strong>del</strong>l’ethos cristiano. Questa conciliazione può<br />

avvenire solo nella lingua, si capisce, e precisamente in una lingua che sia<br />

sacra.<br />

513 Ivi, pp. 359-360.<br />

514 Ibidem.<br />

207

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