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dalle parole che, in Sul frammento «Spento il diurno raggio in occidente» II, Ungaretti<br />

usa per esporre la teoria <strong>del</strong>la reminescenza platonica, intimamente connessa<br />

al ricordo e alla memoria, abbracciandola in toto contro Freud. La sua<br />

interpretazione è però nettamente cristianizzata, come si può evincere dalla<br />

frase «la reminescenza più conturbante e più fertile d’umana attività, è quella<br />

d’uno stato perfetto <strong>del</strong>la natura dalla quale l’uomo e il mondo sarebbero<br />

decaduti in seguito a una colpa da espiare» 504 in cui è chiaro il riferimento alla<br />

vicenda biblica <strong>del</strong>la cacciata di Adamo e <strong>del</strong> conseguente peccato originale.<br />

Montefoschi dice giustamente, a proposito di Sul frammento «Spento il diurno<br />

raggio in occidente» I pagine evidentemente legato a quella che abbiamo<br />

appena citato e di cui, probabilmente, era parte che essa «rappresenta uno<br />

dei momenti più intensi <strong>del</strong>la lettura leopardiana <strong>del</strong>l’Ungaretti professore e<br />

insieme uno degli scritti a più alto grado di autoreferenzialità <strong>del</strong> poeta, nel<br />

periodo <strong>del</strong>la gestazione di immagini ed emblemi <strong>del</strong>la Terra Promessa» 505.<br />

Giusta questa affermazione, infatti, la frase «Per un poeta <strong>del</strong>la sua natura si<br />

tratterà di dare alle cose una potenza espressiva tale nelle parole, ch’esse<br />

appaiono come all’agricoltore primitivo, sacre» 506, deve essere intesa come<br />

dichiarazione di intenzione poetica, come la dichiarazione di un intento da<br />

perseguire. Ungaretti cioè vuole dare alla propria parola la potenza espressiva<br />

<strong>del</strong>la parola sacra 507. L’intento di raggiungere la sacralità nella parola poetica è<br />

conoscere quanto nella natura, anche la sua natura di uomo quindi, «permane immortale»; GIUSEPPE<br />

UNGARETTI, Commento al canto primo <strong>del</strong>l’«Inferno», in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit., p. 370.<br />

L’articolo è <strong>del</strong> 1952, datato quindi ad un periodo in cui Ungaretti conosceva bene l’opera di Vico.<br />

504 GIUSEPPE UNGARETTI, Sul frammento «Spento il diurno raggio in occidente» II, in IDEM, Vita d’un<br />

uomo. Viaggi e lezioni, cit., p. 946.<br />

505 PAOLA MONTEFOSCHI, Note e notizie sui testi. Parte I. Pagine raccolte dall’autore, in GIUSEPPE<br />

UNGARETTI, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., p. 1502; anche a proposito di Sul frammento «Io qui<br />

vagando al limitare intorno», una lezione elaborata nello stesso periodo <strong>del</strong>le due dedicate al frammento<br />

Spento il diurno raggio (1946-1947) che con esse forma una triade coerente, Montefoschi commenta:<br />

«Anche in questo testo si sorprende dunque [...] un importante gesto di riconoscimento e di<br />

autodeterminazione, attraverso Leopardi, di Ungaretti»; ivi, p. 1499.<br />

506 GIUSEPPE UNGARETTI, Sul frammento «Spento il diurno raggio in occidente» I, in IDEM, Vita d’un<br />

uomo. Viaggi e lezioni, cit., p. 944. Si segnala qui uno dei rari casi in cui il poeta di Recanati è fatto<br />

oggetto di un cenno di dissenso da parte di Ungaretti: «Quando spezza il frammento al punto di / ed<br />

ella era di pietra / l’innocenza è raggiunta, l’innocenza <strong>del</strong> sogno; ma la memoria, nemmeno con<br />

l’abilità d’un Leopardi <strong>del</strong> 1835, non poteva ancora qui arrivare a trovare inserimento»; Ibidem.<br />

507 «Ungaretti sentiva che il ruolo <strong>del</strong>la poesia era quello di riunire la parola <strong>del</strong>l’uomo alla<br />

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