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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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Da questo passo è sufficientemente chiaro che Ungaretti attribuisce al tema<br />

vichiano <strong>del</strong>le origini una notevole importanza, perché la consapevolezza<br />

<strong>del</strong>la connessione fra linguaggio e natura, la sua elaborazione e indagine sono<br />

questioni su cui si era provato il Romanticismo. Il riferimento alla «fine<br />

<strong>del</strong>l’800» chiama in causa presumibilmente Francesco De Sanctis e, come<br />

questi ha per primo rivalutato il pensiero vichiano, Ungaretti avrebbe per<br />

primo fatto chiarezza sulla poetica di Leopardi; il quale, come Ungaretti<br />

sostiene reiteratamente, avverte il decadimento <strong>del</strong> linguaggio poetico coevo<br />

e vuole ringiovanirlo attingendo alle origini.<br />

L’idea che il linguaggio sia legato alla natura nel suo momento iniziale è,<br />

dunque, un elemento su cui si fonda il tentativo messo in atto sia da<br />

Ungaretti sia da Leopardi di rinnovare la lingua poetica italiana 476; un<br />

tentativo che, nella poetica <strong>del</strong> primo, poggia sull’idea vichiana <strong>del</strong>le origini.<br />

Questo tentativo, a suo dire, fu messo in atto anche da Manzoni i cui esiti,<br />

però, non furono felici poiché il tentativo non fu correttamente fondato sulla<br />

convinzione che la lingua italiana avesse già una sua unità nazionale:<br />

Per la lingua, nel provare la necessità di tornare alle origini, di riavvicinare la lingua<br />

alla natura, di tornare alla lingua parlata, il Manzoni non commette l’errore dei<br />

Puristi [...]: sa bene che nella vita, uno è piccino una volta sola, e che, se lo è quando<br />

ha un anno, quando ne ha quarantacinque, ne ha quarantacinque suonati, e a<br />

novanta, bisogna che si rassegni a dare la buonanotte al mondo. E difatti il Purismo<br />

non ringiovaniva un corno. [...] Il Manzoni pensa invece ai dialetti, e fra i dialetti al<br />

toscano, e finalmente al fiorentino usato nella conversazione dalla borghesia di<br />

Firenze. L’errore <strong>del</strong> Manzoni fu di credere che, prima di lui, l’italiano non avesse<br />

già conquistato una propria unità. Eppure l’aveva veduta il fiorentino Dante.<br />

476 Dice Ungaretti nel 1964, «anche noi viviamo [...] in pieno Romanticismo [...] Si chiama<br />

romantica, appartenente al Romanticismo, nostra, <strong>del</strong> nostro tempo che è principiato sul finire <strong>del</strong><br />

Settecento, quella poesia che esprime il sentimento diffusosi in Europa che un periodo storico era<br />

giunto al suo termine, alla sua agonia, alla sua morte, e che la storia si stava rinnovando, che<br />

ricominciava, che tornava a colorirsi di giovanezza in altro modo»; GIUSEPPE UNGARETTI, Leopardi<br />

alla Columbia University, in IDEM Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 1113-1114.<br />

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