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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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culturale «dei suoi millenni di gloria». Ciò che intende fare Leopardi, nella<br />

interpretazione di Ungaretti, è<br />

ringiovanire le parole accentuando l’impronta <strong>del</strong>la civiltà letteraria che su di esse<br />

pesa, portando i vocaboli a riconquistare di freschezza e ingenuità [...] perché<br />

rimaste a lungo occulte, e perché ritrovate nell’occulto <strong>del</strong>l’essere d’una lingua, e<br />

perché testimonianze felici anche se amare, degli impetuosi, degli entusiastici atti dei<br />

giovani tempi 472.<br />

Questo obiettivo leopardiano è anche il fine artistico che persegue Ungaretti,<br />

è ormai chiaro. «Freschezza e ingenuità» <strong>del</strong>la lingua, peculiarità dei tempi in<br />

cui l’uomo viveva entusiasta e «impetuoso» (così dice Vico) sono altre<br />

connotazioni per definire l’innocenza.<br />

È forse opportuno, a questo punto, ricomporre i tasselli, così da poter meglio<br />

osservare le connotazioni che, via via, Ungaretti ha attribuito al concetto di<br />

innocenza, spesso senza nemmeno nominarlo direttamente. L’innocenza<br />

<strong>del</strong>la prima lingua, <strong>del</strong>la lingua <strong>del</strong>le origini, l’obiettivo formale, ma non solo,<br />

che ogni poeta dovrebbe ottenere, è una lingua semplice (o caratterizzata da<br />

«candida semplicità»), favolosa (in senso etimologico, ossia lingua dei tempi<br />

<strong>del</strong>le favole antiche), dotata di grazia e ingenuità, accompagnata dalla<br />

«freschezza» <strong>del</strong> dettato, popolare e naturale (nell’accezione vichiana e<br />

leopardiana), elegante, dotata di «giovanezza» e «gentilezza». La maggior<br />

parte di questi termini, che di volta in volta sostituiscono l’innocenza,<br />

mostrano chiaramente la provenienza: le opere di Leopardi e di Vico. Ora,<br />

individuare Leopardi tra gli ispiratori <strong>del</strong>la poetica ungarettiana è dir cosa<br />

risaputa. I risultati <strong>del</strong>la nostra ricerca però ci suggeriscono che una volta che<br />

Ungaretti conosce a fondo il pensiero vichiano, e ciò accade nei primi anni<br />

Trenta, poco prima <strong>del</strong>l’avventura brasiliana, e l’approfondimento continua a<br />

San Paolo, attinge evidentemente in modo diretto al filosofo napoletano.<br />

472 Ivi, p. 1101.<br />

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