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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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intimamente espressione <strong>del</strong> tempo storico in cui è nata, di quelle condizioni<br />

sociali e umane che caratterizzano il momento in cui è stata composta. La<br />

naturalezza è un connotato <strong>del</strong>l’innocenza, è l’adeguamento <strong>del</strong>la forma alle<br />

caratteristiche fisiche (di suono e di ritmo) di una lingua, che sono differenti<br />

in ogni epoca. Dal passo risulta chiaro il rimprovero che Ungaretti rivolge a<br />

chi ha operato il recupero <strong>del</strong> metrico antico, senza tenere conto di quella che<br />

è una <strong>del</strong>le doti principali <strong>del</strong>la poesia <strong>del</strong>le origini: la «naturalezza» 470.<br />

Ungaretti, però, parlando <strong>del</strong> Romanticismo e <strong>del</strong>la sua affermazione, come<br />

movimento artistico che modifica la sensibilità di un’epoca, grazie alle opere<br />

dei più grandi autori, sostiene che<br />

c’è stato un Romanticismo, quello <strong>del</strong> Leopardi, che trovava invece la sua prima<br />

forza d’espansione in anni non lontani [...] Era un romanticismo che credeva nella<br />

novità <strong>del</strong>la forma quando essa avesse saputo essere nuova e recare nello stesso<br />

tempo nel suo impeto la gentilezza dei suoi millenni di gloria 471.<br />

Il passo interessa, ai fini <strong>del</strong> nostro discorso, perché afferma che la forma<br />

nuova <strong>del</strong>la poesia deve «recare [...] la gentilezza», e la «gentilezza» è ancora<br />

un tratto <strong>del</strong>l’innocenza, qui nuovamente messa in relazione alla memoria<br />

470 Si tenga presente che «Anche la letteratura di quei secoli [<strong>del</strong> Medioevo, che Ungaretti<br />

considera ‘antichi’] sembra al Romantico [cioè anche a Ungaretti] tutta colma e splendente di<br />

naturalezza, perché è letteratura <strong>del</strong>le origini <strong>del</strong>le lingue romanze, e quindi non avendo esempi da<br />

imitare, è letteratura veramente di lingua viva, veramente di lingua parlata, nata non dalla tradizione<br />

<strong>del</strong>le opere letterarie ereditate, ma direttamente dall’animo <strong>del</strong> popolo; e popolo è natura», GIUSEPPE<br />

UNGARETTI, Concetto di storia e storia letteraria, in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit. p. 1011, che<br />

palesa l’insistenza sulla naturalezza come attributo <strong>del</strong>l’innocenza. In questo passo lo schema<br />

vichiano secondo cui alle origini si parlava una lingua naturale (che è lingua <strong>del</strong> popolo) e che<br />

considera la condizione umana molto vicina alla condizione di natura, è riproposto senza variazioni<br />

di rilievo; inoltre Ungaretti lo applica a quei secoli in cui s’innestano le origini <strong>del</strong>le letterature<br />

romanze. Sulla naturalezza <strong>del</strong>la lingua primitiva, ideale Leopardi come di Vico, Ungaretti insiste<br />

anche in altri luoghi: «quella naturalezza nell’uso <strong>del</strong>la parola che si riscontra nei primitivi, siano essi<br />

fanciulli o popolo, naturalezza dovuta al contatto diretto colle cose, e quindi col mistero <strong>del</strong>le cose<br />

stesse, naturalezza dalla quale una lunga tradizione di civiltà letteraria ci separa, e che possiamo<br />

illuderci di riconquistare solo per “eleganza”»; GIUSEPPE UNGARETTI, [Sulle varianti all’«Angelo Mai»],<br />

in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit. pp. 1099-1100.<br />

471 GIUSEPPE UNGARETTI, [Il sentimento <strong>del</strong>la durata in Leopardi] - [riepilogo], in IDEM, Vita d’un<br />

uomo. Viaggi e lezioni, cit., p. 902. Il Romanticismo leopardiano che trova «la sua prima forza<br />

d’espansione in anni non lontani» è anche, va da sé, il romanticismo di Ungaretti.<br />

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