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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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non si risalisse all’evento primordiale.<br />

Quasi ripetendo le parole di Ungaretti abbiamo detto che, per il poeta, risalire<br />

alle origini è un’operazione fondamentale per ridare al linguaggio, ma anche<br />

all’uomo, l’innocenza perduta che li caratterizzava. Abbiamo detto che per<br />

Ungaretti, almeno fino all’esperienza brasiliana, l’innocenza è un concetto<br />

con implicazioni di natura artistica o estetica ma anche etica e morale. Se<br />

durante il soggiorno a San Paolo il concetto ungarettiano di memoria subisce<br />

un processo di trasformazione, arricchendosi di tratti mutuati dalla lettura di<br />

Agostino e dall’approfondimento <strong>del</strong> pensiero di Bergson e di Vico, anche<br />

l’innocenza non rimarrà immune dalla messe di letture. Certo la descrizione<br />

vichiana dei bestioni assolutamente ignari <strong>del</strong> mondo, al loro primo assumere<br />

consapevolezza <strong>del</strong>la vita, lascia intendere una innocenza che va di pari passo<br />

con l’ignoranza che li contraddistingueva. Non a caso, in tre luoghi, Vico<br />

definisce i primi uomini «ingenui», vocabolo che, spiega, deriverebbe da<br />

«indigeni» e che ha assunto significato di «nobili» prima e «liberi» in un<br />

secondo momento 457. Vico parla anche esplicitamente <strong>del</strong>l’«innocenza» ma<br />

per negarla, decisamente, quale attributo possibile <strong>del</strong>l’età <strong>del</strong>l’oro: «Dallo che<br />

tutto ha a conchiudersi quanto sia stata finora vana la boria de’ dotti<br />

d’intorno all’innocenza <strong>del</strong> secol d’oro, osservata dalle prime nazioni<br />

gentili» 458. Delle nazioni gentili, anzi, afferma semmai che la «innocenza fu la<br />

somma selvatichezza de’ polifemi» 459. Insomma l’ipotesi che l’innocenza<br />

regnasse nel «secol d’oro» è «vana oppenione» 460, così come credere «che gli<br />

uomini da principio menarono una vita come tanti Adami nello stato<br />

<strong>del</strong>l’innocenza» 461. Del resto Vico consacra tutto il terzo libro <strong>del</strong>la sua opera<br />

alla Discoverta <strong>del</strong> vero Omero, ossia al ribaltamento <strong>del</strong>le nobili e positive<br />

597.<br />

457 GIAMBATTISTA VICO, Opere, cit., p. 566 e p. 664.<br />

458 GIAMBATTISTA VICO, Opere, cit., I, p. 655.<br />

459 Ivi, p. 673.<br />

460 Ivi, p. 949.<br />

461 Ivi, p. 950.<br />

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