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Di questa logica poetica sono corollari tutti i primi tropi, de’ quali la più luminosa e,<br />

perché più luminosa, più necessaria e più spessa è la metafora, ch’allora è vieppiù<br />

lodata quando alle cose insensate ella dà senso e passione, per la metafisica sopra<br />

qui ragionata: ch’i primi poeti dieder a’ corpi l’essere di sostanze animate, sol di<br />

tanto capaci di quanto essi potevano, cioè di senso e di passione, e sì ne fecero le<br />

favole; talché ogni metafora sì fatta vien ad essere una picciola favoletta 453.<br />

Nella metafora Vico individua il processo di trasformazione che permette<br />

alle cose insensate, cioè vagamente avvertite dall’intelletto umano, di<br />

assumere «senso e passione», ossia sostanza linguistica, diremmo oggi, allo<br />

stesso modo <strong>del</strong> poeta che trasforma in «favole» «l’essere di sostanze<br />

animate» che ha attribuito ai corpi, ossia alle cose.<br />

Agli elementi raccolti andrà aggiunto un indizio non secondario: è nel<br />

pensiero vichiano che Ungaretti rinviene una trattazione che mette in<br />

relazione linguaggio e origini collocandoli in una prospettiva ontologica<br />

affine alla sua riscoperta sensibilità cristiana 454. Ungaretti pensava certamente<br />

al problema <strong>del</strong>le origini ben prima di conoscere il pensiero di Vico, anzi: è<br />

una tra le prime questioni che lo interessano, forse ancora anteriore<br />

all’ossessione <strong>del</strong>la memoria e <strong>del</strong>l’innocenza: «il dramma infurierà sempre<br />

alle origini <strong>del</strong>l’essere, da Eschilo [...] a Dostoievski» 455; ma è leggendo le<br />

opere <strong>del</strong> filosofo napoletano che trova conferma che la questione <strong>del</strong>le<br />

origini è una questione fondamentale e una riflessione su cui basare la poetica<br />

<strong>del</strong>la memoria e <strong>del</strong>l’innocenza; anche perché, lo ribadiamo, non sarebbe<br />

possibile raggiungere l’innocenza, tanto agognata, «a furia di memoria» 456, se<br />

453 GIAMBATTISTA VICO, Opere, cit., I, p. 587-588. Per un approfondimento <strong>del</strong>la concezione<br />

<strong>del</strong>la metafora in Vico si vedano almeno: GILLO DORFLES, Mito e metafora in Vico e nell’estetica<br />

contemporanea, in IDEM, L’estetica <strong>del</strong> mito. Da Vico a Wittgenstein, Milano, Mursia, 1968, pp. 7-25;<br />

DONATELLA DI CESARE, Sul concetto di metafora in G. B. Vico, «Bollettino <strong>del</strong> Centro di Studi<br />

Vichiani», 16 (1986), pp. 325-334 e ERNESTO GRASSI, Vico e Ovidio: il problema <strong>del</strong>la preminenza <strong>del</strong>la<br />

metafora, «Bollettino <strong>del</strong> Centro di Studi Vichiani», 22-23 (1992-1993), pp. 170-183.<br />

454 La ‘conversione’ al cristianesimo avviene nel 1928, durante un soggiorno a Subiaco.<br />

455 GIUSEPPE UNGARETTI, Dostojevski e la precisione, in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit.,<br />

p. 51.<br />

456 GIUSEPPE UNGARETTI, [Discorsetto su Blake], in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit., p.<br />

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