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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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mistero, tentando di svelare ogni implicazione <strong>del</strong> non conosciuto,<br />

sostituendo il divino con la memoria stessa.<br />

In Dall’estetica all’Apocalisse, un articolo pubblicato pochi giorni prima, il<br />

riferimento alla memoria è anche un altro: nel Novecento, ci dice Ungaretti,<br />

«la guerra dimostrò come il progresso massimo, l’artifizio sovrano<br />

riconducano alla natura vergine, alla conoscenza mistica <strong>del</strong>la realtà, ci<br />

scavino sotto i piedi l’inferno. Tanti sforzi per abbracciare la memoria<br />

concorrevano ad abolirla» 20: in questo caso la memoria è intesa come radice<br />

<strong>del</strong>la civiltà, come insieme di fatti ed eventi comuni da cui si originano i valori<br />

condivisi. Ungaretti vi fa riferimento per sottolineare il ruolo di collante<br />

civile, nel senso che la memoria esercita anche una indubbia funzione di<br />

coesivo sociale. A conferma di questa lettura si deve tener conto che in B,<br />

quando Ungaretti tenta di chiarire cosa sia l’innocenza, essa viene messa in<br />

relazione con la memoria, che negli anni <strong>del</strong>la guerra pareva «abolita». L’idea<br />

di memoria 21 a cui Ungaretti si sta rifacendo è, in quest’ultimo passaggio, ben<br />

diversa da quella cui ci si rapportava nell’Ottocento, poiché non avrebbe<br />

senso lamentarne l’assenza (insieme alla consapevolezza <strong>del</strong>la memoria, ossia<br />

il trarre insegnamento dagli eventi accaduti) se considerata negativa; siccome<br />

dal contesto è chiaro che quest’assenza influisce negativamente sulle<br />

circostanze, ciò significa che la memoria a cui pensa Ungaretti è una memoria<br />

connotata positivamente, è quella memoria sede <strong>del</strong>le ragioni civili che<br />

regolano la pacifica convivenza tra gli uomini.<br />

Sulla base di queste osservazioni si può temporaneamente affermare che<br />

intorno alla metà degli anni Venti la concezione <strong>del</strong>la memoria di Ungaretti<br />

non è ancora univoca e, anzi, oscilla tra una considerazione negativa, quando<br />

viene posta sull’altare dalla scienza ottocentesca, considerata quasi un idolo 22,<br />

20 GIUSEPPE UNGARETTI, Dall’estetica all’Apocalisse o i denti di Zimbo, cit., pp. 125-126.<br />

21 Qui Ungaretti, con un procedimento accumulativo, riunisce nel termine memoria il<br />

significato proprio <strong>del</strong> termine e l’influenza che la memoria esercita sulla società.<br />

22 La poesia <strong>del</strong>l’Ottocento «si teneva stretta nei limiti temporali, che tutt’al più deificava la<br />

memoria»; GIUSEPPE UNGARETTI, La poesia contemporanea è viva o morta? Intervista con G. B. Angioletti<br />

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