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personali, si manifesti in quel dato presente momento in una mente individuale e ne<br />

esprima lo slancio verso il futuro, in una forma singolare. La lingua italiana, come la<br />

poesia italiana che ne è il fiore, anzi di più, che ne è la ragione sua stessa d’essere –<br />

ha preso difatti il suo fondamento nella memoria, e s’avvia ad averlo sino dalle<br />

origini 444.<br />

Le origini, dunque, sono un problema legato alla memoria, nel senso che la<br />

memoria, in quanto mezzo, deve aiutarci a risalire fino al momento iniziale;<br />

ma il momento iniziale è anche l’atto in cui vengono stabilite, una volta per<br />

tutte, alcune caratteristiche <strong>del</strong> fenomeno nascente, in questo caso la lingua.<br />

Una posizione che ricalca la già citata quattordicesima Degnità: «Natura di<br />

cose altro non è che nascimento di esse in certi tempi e con certe guise, le<br />

quali sempre che sono tali, indi tali e non altre nascon le cose» 445.<br />

La questione memoria-origini è dunque una questione che Ungaretti tenta di<br />

risolvere anche attualizzando la lezione vichiana, come si può evincere da un<br />

capoverso tratto ancora <strong>del</strong>le pagine finali di Indole <strong>del</strong>l’italiano:<br />

Ogni lingua immedesima la memoria: qui sta anzi l’origine stessa <strong>del</strong> linguaggio. Ma<br />

nessuna lingua salvo l’italiano, è nata con questo crisma poetico: che cioè solo le<br />

forme <strong>del</strong>la parola erano realtà, ch’esse erano la sola realtà concreta <strong>del</strong> mondo,<br />

erano corpo vero <strong>del</strong>lo spirito umano, poiché creato interamente dall’uomo: esse<br />

sole potevano dare all’uomo l’illusione di creare come Dio. L’italiano ha dato questo<br />

valore d’assoluto alla forma poetica, e solo l’italiano. [...]<br />

La letteratura italiana nel suo sviluppo rimarrà tutta dominata da questa sua<br />

responsabilità <strong>del</strong>le origini. Qualche volta ne rimarrà inceppata 446.<br />

Anche in questo passo si può intravedere l’influenza di Vico: precisamente<br />

444 Ivi, p. 512-513.<br />

445 GIAMBATTISTA VICO, Opere, cit., p. 500; a cui si potrebbe aggiungere la successiva, la XV: «Le<br />

propietà inseparabili da’ subbietti devon essere produtte dalla modificazione o guisa con che le cose<br />

son nate; per lo che esse ci possono avverare tale e non altra essere la natura o nascimento di esse<br />

cose»; Ibidem.<br />

446 GIUSEPPE UNGARETTI, Indole <strong>del</strong>l’italiano, in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., p. 516.<br />

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