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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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Cap. 4. Il tema <strong>del</strong>le origini in Vico e in Ungaretti<br />

In una poetica che s’incardina sui concetti <strong>del</strong>la memoria e <strong>del</strong>l’innocenza, in<br />

cui memoria significa, anche, recupero di una condizione passata, in cui<br />

l’innocenza è una spia <strong>del</strong>la riuscita <strong>del</strong>l’opera d’arte, in una poetica in cui<br />

l’innocenza è, anche, obiettivo <strong>del</strong>l’artista e <strong>del</strong>l’uomo, il tema <strong>del</strong>le origini<br />

non poteva rimanere estraneo all’indagine condotta da Ungaretti. Un tema<br />

che già aveva affascinato Leopardi, nelle cui pagine si possono trovare<br />

numerosi riferimenti, almeno nella prima parte <strong>del</strong>la sua vita, declinato come<br />

‘mito <strong>del</strong>l’Antico’. Un tema che assume i connotati di un’idealizzazione<br />

<strong>del</strong>l’età classica, dorata, felice, in cui gli uomini vivevano pacifici in uno stato<br />

semiedenico in cui producevano opere sublimi, e che ha origine in quella<br />

venerazione <strong>del</strong> primitivo che è un concetto estetico tutt’altro che nuovo: si<br />

trova, oltre che in Vico, in un’ampia porzione <strong>del</strong>la trattatistica <strong>del</strong> tardo<br />

Settecento. In Leopardi l’interpretazione <strong>del</strong>la presunta superiorità <strong>del</strong>la<br />

condizione dei primi popoli o, ancor prima, <strong>del</strong>la natura incontaminata (temi<br />

<strong>del</strong>l’Inno ai Patriarchi e di Alla Primavera), è destinata a cedere il passo poiché<br />

matura nel poeta la consapevolezza che si tratta di una falsa deduzione: in<br />

realtà anche tra i primi popoli non mancano situazioni di grave sofferenza<br />

(attestata, tra l’altro, dai suicidi di due autorevoli personaggi, motivi che<br />

determineranno i toni <strong>del</strong> Bruto minore e <strong>del</strong>l’Ultimo canto di Saffo) 425. La caduta<br />

<strong>del</strong>la fiducia nutrita nei confronti di una natura vista come madre benefica e<br />

<strong>del</strong>la possibilità di accedere ad un originario Eden pre-storico, la caduta<br />

<strong>del</strong>l’illusione di un contatto genuino con la natura, non mediato dalla<br />

425 Ungaretti, in una lezione leopardiana, identifica precisamente il momento <strong>del</strong>la riflessione in<br />

cui il poeta di Recanati si rende conto che il mito <strong>del</strong>le origini, di una condizione felice dei primi<br />

uomini, non tiene ma che, al contrario, anche nell’antichità esistevano il dolore, il male, l’infelicità.<br />

Questo momento è identificato con la stesura <strong>del</strong> Bruto minore e <strong>del</strong>l’Ultimo canto di Saffo.<br />

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