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<strong>del</strong>l’arte ci persuade perché, colma dei nostri ricordi, muove la nostra fantasia<br />

fino a farci ritrovare occhi innocenti» 416. Il saggio è <strong>del</strong> 1943; Ungaretti è<br />

rientrato in Italia e, nel bagaglio teorico che si porta dal Brasile, c’è anche la<br />

profonda connessione tra memoria e fantasia. Una connessione così stretta<br />

da rasentare, in qualche caso che abbiamo visto, l’omologia. In Significato dei<br />

sonetti di Shakespeare questa conformità è ribadita. Parlando in prima persona,<br />

Ungaretti spiega meglio che in altre occasioni «come vede la forma<br />

petrarchesca, e il [suo] modo di sentirla e di capirla»: afferma che «pensiero e<br />

forma rappresentano attività inscindibili, non potendosi in arte concepire idee<br />

se a suscitarle, svegliando sensi e anima, turbando e agitando l’animo, non<br />

intervenisse la fantasia con la facoltà d’evocazione <strong>del</strong>le forme» 417. Ancora<br />

una volta, dunque, la fantasia è strettamente apparentata alla memoria, quasi<br />

una sua sostituta: certamente per Ungaretti gode <strong>del</strong>la stessa facoltà di<br />

rievocazione <strong>del</strong> passato, come anche Vico sosteneva.<br />

Se la fantasia è così strettamente implicata con la memoria, doveva trovare<br />

posto anche nel manifesto <strong>del</strong>la poetica ungarettiana. In Ragioni d’una poesia,<br />

infatti, Ungaretti recupera alcuni passi <strong>del</strong>l’articolo su Dostoevskij 418, che<br />

abbiamo già commentato nelle pagine precedenti, in cui logica, fantasia e<br />

«forza geometrica» sono correlate; ma recupera anche brani di Riflessioni sulla<br />

letteratura 419 e di Poesia e civiltà che abbiamo già commentato a suo luogo. La<br />

storia letteraria, che si può leggere in GIUSEPPE UNGARETTI, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., p.<br />

1006-1012.<br />

416 GIUSEPPE UNGARETTI, Immagini <strong>del</strong> Leopardi e nostre, in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e interventi,<br />

cit., p. 433.<br />

417 GIUSEPPE UNGARETTI, Significato dei sonetti di Shakespeare, in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e<br />

interventi, cit., pp. 555.<br />

418 GIUSEPPE UNGARETTI, Dostojevski e la precisione, in IDEM, Vita d’un uomo, saggi e interventi, cit.,<br />

pp. 50-52. In Ragioni d’una poesia, Ungaretti retrodata il recupero al 1922, anno <strong>del</strong>la prima versione<br />

<strong>del</strong>l’articolo ma, come giustamente fa notare Mario Diacono nelle note, «egli si rifà in realtà ad un<br />

rifacimento completo di quello scritto» (MARIO DIACONO, Saggi e scritti vari 1943-1970, in GIUSEPPE<br />

UNGARETTI, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit., p. 1001, n. 1), ossia la versione <strong>del</strong> 1935 che anche<br />

noi abbiamo già citato. La revisione avviene, giusta la nostra ipotesi, dopo aver letto le opere<br />

vichiane.<br />

419 Anche datando questo recupero Ungaretti commette un errore, prontamente rilevato da<br />

Diacono, il quale fa notare che il testo da cui il poeta ha ritagliato il brano «era in realtà <strong>del</strong> 1935»;<br />

MARIO DIACONO, Saggi e scritti vari 1943-1970, in GIUSEPPE UNGARETTI, Vita d’un uomo. Saggi e<br />

interventi, cit., p. 1001, nota 2. Anche in questo caso, dunque, le influenze vichiane erano già presenti.<br />

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