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Anche in questo caso il ruolo fondamentale attribuito all’opera di Vico non è<br />

taciuto, al contrario, fors’anche oltre i meriti effettivamente acquisiti; resta il<br />

fatto che nel pensiero vichiano la fantasia ricopre un ruolo non secondario,<br />

per il modo in cui interviene ad influenzare la memoria, e viceversa, e la<br />

poesia ha, nelle teorie vichiane, un ruolo imprescindibile.<br />

Un ruolo imprescindibile è anche quello che Ungaretti attribuisce alla fantasia<br />

nella creazione poetica: «Il poeta opera dunque per fantasia» 410 scrive senza<br />

esitazioni; un principio che vale a prescindere dall’autore e che, quindi, vale<br />

anche per il prediletto Leopardi, il quale «non riusciva a fare poesia se il<br />

sapere non gli s’era prima convertito in esperienza <strong>del</strong> sentimento, seme e<br />

fecondità <strong>del</strong>la fantasia». 411<br />

In Lingua, linguaggio e mito in Manzoni, proponendo l’idea vichiana <strong>del</strong>la storia<br />

come «moto fatale e ritmico di continua creazione spirituale», Ungaretti<br />

elenca una serie di proposte vichiane innovative, scaturite dall’originalità<br />

<strong>del</strong>l’analisi <strong>del</strong> filosofo napoletano 412; dal lungo catalogo ne isoliamo due che<br />

410 GIUSEPPE UNGARETTI, Definizione <strong>del</strong>l’Umanesimo, in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni,<br />

cit., p. 472.<br />

411 GIUSEPPE UNGARETTI, Il mito <strong>del</strong>l’antico in Leopardi, in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni,<br />

cit., p. 674.<br />

412 Ungaretti, dopo aver esposto il principio vichiano secondo cui verum et factum convertuntur,<br />

parla <strong>del</strong>l’importanza che l’etimologia assume nel De antiquissima, quindi si profonde in un elenco di<br />

innovazioni proposte dal filosofo: «Ma quest’uomo che è lì, sempre fermo alla materia <strong>del</strong>la sua<br />

cultura: diritto romano, storia romana, antichità; ecco che quest’uomo, di colpo fa rientrare storia,<br />

poesia, mitologia, tutta l’erudizione in grembo <strong>del</strong>la scienza. Ecco che di colpo quest’uomo inventa<br />

gli studi filologici, e ci dimostra come alla filosofia <strong>del</strong>le idee umane: idee di morale, di<br />

giurisprudenza, di politica corrisponde una scienza <strong>del</strong>l’espressione di dette idee: la filologia. Ecco<br />

che di colpo le passioni, gl’interessi, gli accidenti, i fini particolari degli uomini non sono la storia, ma<br />

le occasioni e gli strumenti <strong>del</strong>la storia perché il pensiero umano non ha il suo processo di<br />

formazione né base nella coscienza individuale, ma nella coscienza <strong>del</strong> genere umano, nella ragione<br />

universale. Nel suo libero arbitrio, il pensiero umano è posto così nella sfera d’un’armonia<br />

provvidenziale. Non è l’individuo, è dunque una forza collettiva che fa la storia e le persone che<br />

sembrano dare impulso alla storia non sono che simboli e immagini, i caratteri poetici d’una forza<br />

collettiva. Cerchi un individuo e trovi un popolo! Così Gian Battista Vico riconduceva agli onori<br />

<strong>del</strong>l’alto pensiero fede e tradizione e autorità.<br />

Ci preme, insomma, d’insistere su questo punto: che Vico arriva a considerare la storia come<br />

un fatto biologico, come un moto fatale e ritmico di continua creazione spirituale. Dal mondo<br />

oggettivo e dei fatti si crea il diritto e il raziocinare, come si creano le leggende e i miti, e le leggende<br />

e i miti creano i fatti, come li crea il diritto, ed è così un continuo circolare <strong>del</strong>lo spirito dalla poesia<br />

alla filosofia, dal mondo ferino <strong>del</strong>la natura al mondo umano <strong>del</strong>la mente, dal mondo che si<br />

concepisce e si sveglia nel timore <strong>del</strong> divino al mondo che si divincola eroicamente»: GIUSEPPE<br />

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