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il Petrarca nella delicatezza del suo sentire vuole che, per onestate che la tempre la forma inviti leggiadramente la fantasia a mettere in moto nella memoria affetti e pensieri; anche poche righe dopo, chiosando un’affermazione di De Sanctis sulla bellezza del corpo nello spiritualismo cristiano e platonico, scrive: Per conto nostro aggiungeremo che nel Petrarca, la spiritualità del corpo si fa così reale, perché la bellezza corporale è veramente resa velo, ombra dalla lontananza, anzi, di più, dall’assenza, dalla quale la fantasia mercé la memoria, l’ha mossa a risorgere e l’ha resa veste d’umanità 401 da cui si evince, ancora, la stretta relazione di dipendenza che Ungaretti vede instaurata fra la memoria e la fantasia; una stretta relazione che poco sopra abbiamo definito di sudditanza ma che in altre affermazioni parrebbe di omologia. Nello stesso testo, infatti, parlando della trasfigurazione di Laura messa in atto da Petrarca sostiene: «Opera della fantasia è Laura a un punto estremo», 402 affermazione che apparentemente sconfessa una lunga tradizione di studi, in cui Ungaretti va annoverato, che interpreta Laura come una figura della memoria, come il frutto sublime della memoria di Petrarca; a meno di non intendere la fantasia quale sinonimo della memoria come, in qualche caso, sembra sostenere anche Vico. In Le origini del Romanticismo italiano, una conferenza in cui ripercorre i motivi che aveva trattato in varie lezioni, la figura di Vico 403 e le sue teorie tornano più volte, in qualche caso in modo implicito, in qualche caso in modo esplicito. Il testo della conferenza è organizzato in capitoletti che hanno ciascuno un titolo che richiama l’argomento esposto: nel capitoletto più 401 GIUSEPPE UNGARETTI, Prima invenzione della poesia moderna [Sul Canzoniere di F. Petrarca], in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 733-734 (corsivo originale). 402 Ivi, p. 741. 403 «La cui centralità è ancora una volta indiscussa» dichiara PAOLA MONTEFOSCHI, Note e notizie sui testi, in GIUSEPPE UNGARETTI, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., p. 1459. 158
eve, dal titolo Nostra gioventù, accennando alle conseguenze delle teorie galileiane sulla percezione della realtà, Ungaretti sostiene che I modelli non servirono più... [...] Torneranno a servire, quando l’uomo non cercherà più in essi la saggezza della senectude, essendo ormai egli in fatto di sapere, assai più vecchio dell’Antico, ma in essi scoprirà: un giorno in essi, Giacomo Leopardi scoprì, stupito, nel suo cosmico dolore, la nostra gioventù 404. In questa affermazione interviene chiaramente l’idea di una gioventù della specie umana da collocarsi in un passato lontanissimo, idea già proposta da Vico. Il cui nome è in un titoletto che conferma l’alto giudizio che Ungaretti aveva nei riguardi del filosofo napoletano: Vico primo teorico del romanticismo italiano; in questo paragrafo il poeta e professore sostiene che la filosofia di Vico sorge in antitesi con quella di Locke, Leibniz e Cartesio e, prima delle altre, fornisce un concetto di storia quale si andava faticosamente chiarendo nell’arte italiana già da Michelangelo e viene quindi dichiarato il primo teorico vero e proprio in ordine di tempo, del Romanticismo [...] [colui che] ci dà in anticipo di un secolo un’elaborazione esauriente di quello che sarà l’idealismo hegeliano, che fonda l’estetica moderna per la quale la facoltà dell’artista è una facoltà conoscitiva anche se non s’avveri per vie logiche, ma per vie intuitive 405. Nel successivo Concetto romantico della storia, Ungaretti continua ad esporre il pensiero di Vico, aggiungendo che per il filosofo napoletano i fatti umani non sono promossi dalle idee né le idee dipendono dai fatti; ma lo spirito nel suo costantemente nuovo dibattito procede strettamente legato ai fatti i 404 GIUSEPPE UNGARETTI, Le origini del romanticismo italiano, in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 769. 405 Ivi, pp. 772-773. 159
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anche poche righe dopo, chiosando un’affermazione di De Sanctis sulla<br />
bellezza <strong>del</strong> corpo nello spiritualismo cristiano e platonico, scrive:<br />
Per conto nostro aggiungeremo che nel Petrarca, la spiritualità <strong>del</strong> corpo si fa così<br />
reale, perché la bellezza corporale è veramente resa velo, ombra dalla lontananza,<br />
anzi, di più, dall’assenza, dalla quale la fantasia mercé la memoria, l’ha mossa a<br />
risorgere e l’ha resa veste d’umanità 401<br />
da cui si evince, ancora, la stretta relazione di dipendenza che Ungaretti vede<br />
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In Le origini <strong>del</strong> Romanticismo italiano, una conferenza in cui ripercorre i motivi<br />
che aveva trattato in varie lezioni, la figura di Vico 403 e le sue teorie tornano<br />
più volte, in qualche caso in modo implicito, in qualche caso in modo<br />
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401 GIUSEPPE UNGARETTI, Prima invenzione <strong>del</strong>la poesia moderna [Sul Canzoniere di F. Petrarca], in<br />
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402 Ivi, p. 741.<br />
403 «La cui centralità è ancora una volta indiscussa» dichiara PAOLA MONTEFOSCHI, Note e notizie<br />
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