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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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ingegno) potessero operare attivamente sul materiale mnestico 399, come<br />

abbiamo già visto sopra: ricordare, alterare (e riordinare).<br />

C’è un ultimo indizio, nelle pagine di questa conferenza, che ci pare<br />

significativo, meno evidente rispetto agli altri che abbiamo elencato, ma<br />

questa minore evidenza denuncia, a parer nostro, la profondità a cui era<br />

penetrato il pensiero vichiano nella riflessione di Ungaretti. Il quale parlando<br />

dei mo<strong>del</strong>li linguistici assunti da Leopardi, Petrarca e Tasso, afferma:<br />

Tali erano i criteri <strong>del</strong> Leopardi che rinnovava la nostra prosa nelle sue Operette<br />

morali; ma era la prosa italiana <strong>del</strong> Trecento ed era la prosa italiana <strong>del</strong> Cinquecento<br />

ed era la prosa scientifica italiana, l’insuperabile prosa scientifica fissata da Galileo,<br />

mo<strong>del</strong>lo a tutta la prosa scientifica europea, e che porta nella terminologia un rigore<br />

che direi quasi cru<strong>del</strong>e pur lasciando che la lingua si sc<strong>apri</strong>cci a suo agio nella<br />

fantasia; erano 500 anni di prosa nostra che si rinnovavano rielaborandosi nella<br />

prosa leopardiana 400.<br />

Anche se il termine memoria non compare è chiaro che ciò che Ungaretti sta<br />

elogiando in Leopardi è il tenere conto <strong>del</strong>la memoria letteraria e culturale<br />

<strong>del</strong>la tradizione italiana. Il punto per noi significativo è però quella «fantasia»<br />

nella quale può liberamente esprimersi la lingua di Leopardi. La memoria<br />

anche in questo brano è condizione sine qua non affinché la fantasia possa<br />

manifestarsi. L’esempio di Leopardi mette in luce una convinzione che<br />

Ungaretti ha tratto da Vico: è la memoria che permette di fantasticare, questo<br />

è il nesso che lega fantasia e memoria e che rende possibile l’opera d’arte.<br />

Si sarà notato però che quello che pareva un binomio saldamente correlato<br />

nella poetica Ungarettiana, l’accoppiata memoria-innocenza, in molti passi<br />

viene sostituito dalla diade memoria-fantasia; questo fatto rende palese<br />

399 Ciò che ribadisce l’interpretazione <strong>del</strong>la memoria come vis di cui abbiamo parlato nel<br />

capitolo precedente, e aggiunge Vico all’elenco di filosofi da cui Ungaretti ha mutuato questa<br />

concezione, oltre a Platone, Agostino e Bergson.<br />

400 GIUSEPPE UNGARETTI, Influenza di Vico sulle teorie estetiche d’oggi, in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi<br />

e interventi, cit., pp. 350 (corsivo nostro).<br />

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