Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore
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lettura vichiana: per aver posto quale origine <strong>del</strong> discorso l’«Antichità» e per<br />
la relazione che stabilisce fra fantasia e memoria.<br />
Nella porzione di testo che separa le due citazioni riportate, però, Ungaretti<br />
svolge un ragionamento che ha per oggetto proprio la fantasia, condotto<br />
commentando le riflessioni di Pascal sulla fantasia e tentando di capire<br />
l’influenza di questa facoltà nei processi generativi <strong>del</strong>l’arte <strong>del</strong> Seicento e, più<br />
ampiamente, sulla civiltà di quel secolo 392. Anche in queste righe la presenza<br />
di Vico è palpabile; dice Ungaretti:<br />
Che l’idea di fantasia sia legata a quella di magnificenza, è agevole fornirne la prova.<br />
Il viaggiatore di ritorno dalla Grecia reca con sé lo stupore <strong>del</strong> rapporto<br />
assolutamente sproporzionato tra le opere lasciate dall’Antichità e quei luoghi e<br />
l’uomo. La misura usata nel pensiero, nell’arte, in ogni impresa, sembra lì d’una<br />
grandezza che sfida la natura. Eppure non si tenne mai tanto conto <strong>del</strong>la natura e<br />
<strong>del</strong>la misura, e non mai come in quella civiltà, l’uomo servì di misura totale alla<br />
visione fisica e morale <strong>del</strong>l’universo. Tutto ciò non è spiegabile senza ammettere<br />
una straordinaria fantasia da parte dei greci 393.<br />
Chi per primo aveva sostenuto la grande fantasia dei primi popoli, identificati<br />
con i Greci, era stato proprio Vico; Ungaretti è consapevole anche di aver<br />
fatto, con il commento che abbiamo riportato, una digressione rispetto al<br />
discorso incentrato sulle riflessioni di Pascal, infatti poche righe dopo<br />
riprende: «Ma non conviene di lasciare a mezza strada il pensiero di Pascal»;<br />
Ungaretti segnala, dunque, di aver attinto ad un autore diverso dal francese, il<br />
cui nome non è esplicitato ma ci pare si possa agevolmente identificare nel<br />
filosofo napoletano.<br />
392 «La fantasia forse sarebbe un modo, spesso ingannevole, di giudicare dall’apparenza <strong>del</strong>le<br />
cose? Ciò posto è l’arte mossa unicamente dalla fantasia e tende essa a non aver effetto che sulla<br />
fantasia? Ne è convinto, se non sbaglio, un Pascal, e intende l’arte nella sua accezione più vasta: l’arte<br />
di dipingere un quadro, come l’arte di guarire un malato o l’arte di governare una nazione»;<br />
GIUSEPPE UNGARETTI Poesia e civiltà, in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, cit., pp. 314.<br />
393 Ivi, p. 314-315.<br />
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