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quel che ci pare importante è che Vico ribadisce la prossimità tra memoria e<br />
fantasia e, soprattutto, che la memoria è la «prima operazion <strong>del</strong>la mente»<br />
intesa come «arte di ritruovare»; non solo: negli Ultimi corollari d’intorno alla<br />
logica degli addottrinati <strong>del</strong>la parte dedicata alla Logica poetica, a cui il filosofo ci<br />
rimanda, egli sostiene: al punto I, che i primi uomini non furono «sappienti»<br />
ma «diedero i nomi alle cose con naturalezza e propietà» 378; al punto II: «Ch’i<br />
primi autori <strong>del</strong>l’umanità attesero ad una topica sensibile, con la quale<br />
univano le propietà o qualità o rapporti, per così dire concreti degl’individui o<br />
<strong>del</strong>le spezie, e ne formavano i generi loro poetici» 379. I generi poetici erano<br />
perciò creati seguendo una dottrina topica che, per Vico non è «solo una<br />
raccolta di luoghi interpretativi ma una vera e propria arte <strong>del</strong>l’invenzione. La<br />
topica sensibile, caratteristico prodotto <strong>del</strong>l’età eroica, differisce dalla topica<br />
quale si attua nell’età <strong>del</strong>la ragione spiegata, in quanto non fa ricorso<br />
all’intelletto e alle sue astrazioni, ma si esplica solo mediante la fantasia, la<br />
memoria e l’intuizione» 380. La chiosa di Rossi fa quindi luce sul modo in cui i<br />
primi uomini «formavano i generi loro poetici»: attraverso una dottrina topica<br />
che si basa sulla memoria. La memoria, dunque, è un’attività fondamentale<br />
(«prima operazion <strong>del</strong>la mente», insistiamo) ma, soprattutto, è la facoltà<br />
intellettiva su cui i primi autori basavano la propria produzione di «generi<br />
poetici», come Vico stesso conferma al punto III: «Talché questa prima età<br />
<strong>del</strong> mondo si può dire con verità occupata d’intorno alla prima operazion<br />
<strong>del</strong>la mente umana» 381.<br />
378 GIAMBATTISTA VICO, Opere, cit., p. 638.<br />
379 Ibidem.<br />
380 Così commenta Rossi in GIAMBATTISTA VICO, La Scienza Nuova, introduzione e note di<br />
Paolo Rossi, Milano, Rizzoli, 2004 9, p. 346, nota 2.<br />
381 GIAMBATTISTA VICO, Opere, cit., I, p. 638. In merito ai due punti qui esposti, che la memoria<br />
sia una facoltà tra quelle da sviluppare in età infantile e che su di essa si fonda l’attività poetica, Paolo<br />
Rossi li rileva anche nel De ratione, di cui compendia alcune tesi con queste parole: «Ed ecco Vico<br />
rivendicare il valore <strong>del</strong>l’eloquenza e <strong>del</strong>la retorica che riescono a trasmettere alla moltitudine e al<br />
volgo, mediante l’allettamento <strong>del</strong>le immagini, la persuasione al dovere che è propria dei sapienti; [...]<br />
il valore <strong>del</strong>la fantasia e <strong>del</strong>la memoria che non vanno ottenebrate nei fanciulli, ma invece<br />
intensamente coltivate; <strong>del</strong>l’ingegno, come facoltà produttrice di metafore; [...] il valore infine <strong>del</strong>la<br />
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