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3.1 La memoria di Vico.<br />
Probabilmente Ungaretti rilegge le opere <strong>del</strong> filosofo napoletano intorno ai<br />
primi anni Trenta; il primo riferimento esplicito è la doppia conferenza<br />
brasiliana, i cui testi vengono datati al 1937. Nella considerazione di<br />
Ungaretti, la figura e la filosofia di Vico dovevano assumere subito<br />
un’importanza decisiva per l’evoluzione <strong>del</strong> pensiero storico ed estetico <strong>del</strong>la<br />
cultura europea 369; a questo proposito è esplicito:<br />
Chi è questo G. B. Vico? Uno dei più alti geni <strong>del</strong> suo tempo e d’ogni tempo e<br />
d’ogni luogo, la cui Scienza Nuova fa esclamare al De Sanctis ch’essa “è la Divina<br />
Commedia <strong>del</strong>la scienza [...]”. Chi è quest’uomo, che studia per nove anni chiuso nel<br />
monastero di Vatolla, che arriva a Napoli dottissimo, conoscendo a fondo il mondo<br />
greco e latino? 370<br />
La risposta che Ungaretti dà è una ripresa <strong>del</strong>la nota, già allora, affermazione<br />
di Croce, secondo cui Vico fu «né più né meno che il secolo decimonono in<br />
germe» 371 ma, aggiungiamo noi, fu anche un pensatore che influenzò<br />
notevolmente la sua poetica e principalmente il concetto di memoria.<br />
Vediamo dunque quali tracce o suggestioni, che ineriscono la memoria o<br />
l’innocenza Ungaretti poteva rinvenire, nella Scienza Nuova di Vico. Il primo<br />
termine non ricorre molto frequentemente, anche se nei pochi passi in cui<br />
compare assume un certo rilievo. La prima menzione è nelle primissime righe<br />
<strong>del</strong>l’opera:<br />
369 In questo certamente influenzato dalla lettura di Croce, come denuncia la formula adottata e<br />
citata subito dopo.<br />
370 GIUSEPPE UNGARETTI, Lingua, linguaggio e mito in Manzoni, in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e<br />
lezioni, cit., p. 600. A questa affermazione ne andrebbe associata un’altra: «Diceva il Manzoni che se il<br />
Muratori e il Vico fossero stati una sola persona, e il loro sapere si fosse armonicamente fuso,<br />
l’Umanità avrebbe avuto il suo genio maggiore. Vorrei modestamente correggere: avremmo avuto,<br />
forse, un altro Dante»; GIUSEPPE UNGARETTI, Le origini <strong>del</strong> romanticismo italiano, in IDEM, Vita d’un<br />
uomo. Viaggi e lezioni, cit., pp. 769. Anche tenendo conto <strong>del</strong>la rettifica, che lo vorrebbe paragonabile<br />
al solo Dante, l’attestazione di apprezzamento ci pare notevole.<br />
371 BENEDETTO CROCE, La filosofia di Giambattista Vico, cit., p. 257.<br />
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