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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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<strong>del</strong>l’universo e dei singoli, biologicamente condizionata dal perire. Si potrebbe<br />

anche fare il nome <strong>del</strong> Vico; ma non è l’antecedente diretto 365.<br />

Dunque Ungaretti individua, tra le pagine <strong>del</strong>le prose leopardiane, l’influenza<br />

di Vico e, nell’ambito <strong>del</strong> reiterato studio <strong>del</strong> pensiero <strong>del</strong> recanatese, tornerà<br />

ad approfondire la conoscenza <strong>del</strong> filosofo napoletano 366.<br />

Ad ulteriore riscontro <strong>del</strong>la presenza di Vico negli scritti di Leopardi,<br />

riportiamo un commento di Lucio Felici il quale, in un saggio che ha per<br />

argomento l’ora panica quale tempo propizio ad ascoltare la voce <strong>del</strong>la<br />

natura, cita una frase presa dal Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica<br />

(estrapolata dal primo brano che abbiamo citato), in essa Leopardi sostiene di<br />

aver sperimentato quel tempo propizio, «quando ciascun oggetto che<br />

vedevamo ci pareva che in certo modo accennando, quasi mostrasse di<br />

volerci favellare»; lo studioso commenta: «Accennare significa qui “parlare per<br />

cenni”, con quella “prima lingua” che, secondo Vico, “dovette cominciare<br />

con cenni o atti o corpi ch’avessero naturali rapporti all’idee”. 367 L’accennare di<br />

Leopardi è riferito agli oggetti, quello di Vico ai soggetti, ma la favella per cenni<br />

è la medesima, per gli uni e per gli altri, e costituì lo strumento miracoloso<br />

perché gli uni con gli altri si intendessero, si sentissero in armonia» 368.<br />

365 Ivi, p. 463-464.<br />

366 L’applicazione di schemi vichiani a poeti <strong>del</strong>le origini, intesi come i più grandi e ‘genuini’<br />

poeti; l’idea <strong>del</strong>la lingua <strong>del</strong>le origini intesa come lingua massimamente poetica per vicinanza alla<br />

natura <strong>del</strong>le cose; la lingua antica considerata come lingua ‘originaria’, sono i segnali <strong>del</strong>l’influenza<br />

vichiana, rinvenibili nella descrizione <strong>del</strong> modo di operare di Petrarca nel Secondo discorso su Leopardi;<br />

ivi, pp. 451-452.<br />

367 GIAMBATTISTA VICO, Opere, cit., p. 585.<br />

368 LUCIO FELICI, Meridionali, meridionalità, meriggio, in Lo Zibaldone cento anni dopo. Composizione,<br />

edizioni, temi, Atti <strong>del</strong> X convegno internazionale di studi leopardiani (Recanati-Portorecanati 14-19<br />

settembre 1998), Firenze, Olschki, 2001, II, pp. 679-699 : 695-696 (corsivi originali).<br />

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