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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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fanciulli, come nei primitivi, la fantasia sia una facoltà dominante che va<br />

scemando a mano a mano che l’uomo invecchia. Inoltre l’argomento<br />

secondo cui lo sviluppo <strong>del</strong>le capacità logico-razionali e pragmatiche è un<br />

ostacolo alla libertà <strong>del</strong>la fantasia, che non può essere considerato<br />

strettamente vichiano, è più volte impiegato anche da Vico per sostenere il<br />

decadimento <strong>del</strong>le capacità immaginative umane a favore di quelle logico-<br />

astrattive, inteso come effetto collaterale <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong>l’uomo.<br />

Il passaggio di alcuni temi da Vico a Leopardi non avviene direttamente<br />

poiché, abbiamo detto, Leopardi non sembra conoscere direttamente l’opera<br />

di Vico; il passaggio è certamente mediato da autori diversi; uno di questi è<br />

probabilmente Ludovico di Breme, come suggerisce proprio Ungaretti, nel<br />

Secondo discorso su Leopardi:<br />

L’importanza che ha avuto sulla formazione <strong>del</strong> Leopardi il Breme è stata da tutti<br />

trascurata [...] Si è molto studiato ed è stato oggetto di molte discussioni il Discorso<br />

d’un Italiano intorno alla poesia romantica; ma non sono stati presi in esame i due articoli<br />

<strong>del</strong> Breme, apparsi sullo “Spettatore italiano” nel principio <strong>del</strong> 1818, articoli che<br />

avevano ispirato il discorso leopardiano,<br />

un discorso intessuto da echi vichiani, è la chiosa di Ungaretti, e aggiunge:<br />

«Leopardi accetta anche quasi tutti i punti positivi degli articoli, e innanzi<br />

tutto, quasi negli stessi termini fissati dal Breme, il patetico». 364 Che Ludovico<br />

Di Breme rammenti a Leopardi motivi di matrice vichiana, Ungaretti torna a<br />

ribadirlo in modo esplicito; infatti, dopo aver citato un passo dagli articoli <strong>del</strong><br />

Di Breme, così commenta:<br />

Di qui presumibilmente deriva quell’immedesimazione <strong>del</strong>l’Antico nella fanciullezza<br />

e nell’adolescenza e nella prima maturità che porterà il Leopardi, come farà<br />

dall’Angelo Mai in poi, a immaginare la storia d’una civiltà, e, per analogia, la storia<br />

364 GIUSEPPE UNGARETTI, Secondo discorso su Leopardi, cit., p. 458 e 459.<br />

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