Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore
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È una dichiarazione di poetica a tutti gli effetti, che si può commentare<br />
lamentandone la genericità: si fa riferimento alla profondità <strong>del</strong>l’animo<br />
umano e alla perfezione <strong>del</strong>l’opera d’arte, concetti ad uno stadio elementare<br />
di elaborazione. Ungaretti però qui richiama e mette in stretta relazione, quasi<br />
di causa-effetto, la memoria e la «semplice perfezione», una formula che non<br />
è distante dall’innocenza che apparirà negli scritti di poco posteriori.<br />
Il primo testo in cui Ungaretti parla esplicitamente di innocenza e di<br />
memoria è un articolo, spesso citato, <strong>del</strong> maggio 1926, apparso su «Il<br />
Mattino»; l’articolo è intitolato, appunto, Innocenza e memoria 12. Il testo è<br />
complesso per una serie di motivi: vi compaiono alcuni concetti eccentrici,<br />
nel senso a cui abbiamo già accennato; idee che, a tutta prima, sembrano<br />
termini ideali cui riferirsi piuttosto che concetti già padroneggiati e sistemati;<br />
termini di riferimento che, considerando la cronologia degli scritti,<br />
troveranno la loro formulazione più compiuta anni dopo: quei vocaboli che<br />
non sono attinti da un lessico specialistico ma sono recuperati direttamente<br />
dagli studi filosofici che avevano formato il giovane Ungaretti. Data la<br />
destinazione <strong>del</strong>l’articolo, l’ampiezza non può essere quella <strong>del</strong> trattato e ciò<br />
non giova alla chiarezza complessiva ma sono presenti alcuni elementi che<br />
fonderanno l’attività critica <strong>del</strong> poeta.<br />
Il contenuto è, brevemente, questo: prendendo le mosse dall’idea «<strong>del</strong>l’arte<br />
come elusione», Ungaretti sostiene che dopo Petrarca essa si sia data al vizio;<br />
nell’Ottocento poi, a causa <strong>del</strong>l’antinomia individuo/società che ha raggiunto<br />
livelli insopportabili, è nata addirittura una «sete d’elusione», che ha i<br />
connotati di uno «spasimo quasi religioso». Da ciò ha origine, per contrasto,<br />
una «parola allucinante di memoria» e «colma di presentimento», frutto <strong>del</strong>la<br />
«speranza inappagabile d’innocenza» di quel secolo e dei due suoi maggiori<br />
12 GIUSEPPE UNGARETTI, Innocenza e memoria (1926), in IDEM, Vita d’un uomo. Saggi e interventi,<br />
cit., pp. 129-131 e 132-134 (il volume ne riporta due versioni in italiano ed una in francese, apparsa<br />
su «La Nouvelle Revue Française», nel novembre <strong>del</strong> 1926, che si può leggere alle pp. 135-138).<br />
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