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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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quasi mostrasse di volerci favellare; quando in nessun luogo soli, interrogavamo le<br />

immagini e le pareti e gli alberi e i fiori e le nuvole, e abbracciavamo sassi e legni, e<br />

quasi ingiuriati malmenavamo e quasi beneficiati carezzavamo cose incapaci<br />

d’ingiuria e di benefizio; quando la maraviglia tanto grata a noi che spessissimo<br />

desideriamo di poter credere per poterci maravigliare, continuamente ci possedeva;<br />

quando i colori <strong>del</strong>le cose quando la luce quando le stelle quando il fuoco quando il<br />

volo degl’insetti quando il canto degli uccelli quando la chiarezza dei fonti tutto ci<br />

era nuovo e disusato, né trascuravamo nessun accidente come ordinario, né<br />

sapevamo il perché di nessuna cosa, e ce lo fingevamo a talento nostro, e a talento<br />

nostro l’abbellivamo; quando le lagrime erano giornaliere e le passioni indomite e<br />

svegliatissime, né si reprimevano forzatamente e prorompevano arditamente. Ma<br />

qual era in quel tempo la fantasia nostra, come spesso e facilmente s’infiammava,<br />

come libera e senza freno, impetuosa e instancabile spaziava, come ingrandiva le<br />

cose piccole, e ornava le disadorne, e illuminava le oscure, che simulacri vivi e<br />

spiranti che sogni beati che vaneggiamenti ineffabili che magie che portenti che<br />

paesi ameni che trovati romanzeschi, quanta materia di poesia, quanta ricchezza<br />

quanto vigore quant’efficacia quanta commozione quanto diletto 360.<br />

Rispondendo alla lettera <strong>del</strong> Breme, Leopardi vuole sostenere la capacità <strong>del</strong><br />

primitivo (inteso come categoria poetica), riproposto in poesia, di stimolare<br />

l’emotività <strong>del</strong> lettore 361; per farlo ricorre, tra gli altri, ad alcuni argomenti di<br />

matrice vichiana, come si vede bene nella citazione: ciò che siamo stati (ossia<br />

fanciulli) può essere detto anche degli antichi rispetto all’evoluzione<br />

<strong>del</strong>l’umanità; l’evoluzione <strong>del</strong> mondo è paragonata all’evoluzione<br />

<strong>del</strong>l’individuo; siamo stati fanciulli in preda all’ignoranza e alla fantasia.<br />

Inoltre la descrizione che Leopardi fa <strong>del</strong>la nostra età infantile ricorda da<br />

vicino la descrizione di alcuni momenti <strong>del</strong>la vita dei «bestioni» di Vico: ogni<br />

manifestazione <strong>del</strong>la natura era per loro, come per noi, dice, motivo di<br />

360 GIACOMO LEOPARDI, Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, in IDEM, Poesie e prose, a<br />

cura di Rolando Damiani, Milano, Mondadori, 1988, II, pp. 347-426 : 359-360.<br />

361 «Quei moti che ci suscita e quella beatitudine che ci cagiona la lettura di qualunque poeta<br />

espresse e dipinse meglio il primitivo»: ivi, p. 358.<br />

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