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<strong>del</strong>l’elemento inerte <strong>del</strong>la materia» 319; ecco perché il titolo Materia e memoria<br />

diventa Innocenza e memoria. Dunque, in Ungaretti, «la memoria si finitizza [...]<br />

non è altro che parola storica, espressione, forma degradabile», mentre<br />

«<strong>del</strong>l’innocenza si può avere notizia attraverso la memoria» e solo «attraverso<br />

i miti, attraverso le tradizioni, può parlare l’innocenza, non direttamente» 320.<br />

La lettura di Vico contro Croce, nasce anche da qui: Croce toglie alla poesia<br />

«la sua presenza storica», la tradizione <strong>del</strong>le forme, mentre Vico rimanda alla<br />

memoria, rivalutando i miti che tramandano forme e valori «di generazione in<br />

generazione e fondano la memoria, la continuità dei vivi e dei morti» 321.<br />

In quello stesso anno Paola Montefoschi pubblicava uno studio secondo cui<br />

l’innesto <strong>del</strong> pensiero bergsoniano nella poetica di Ungaretti è uno dei più<br />

produttivi poiché il nodo «uomo-tempo» 322 è, fin dall’inizio, il nucleo<br />

generativo <strong>del</strong>la poesia ungarettiana. In Ungaretti l’idea di memoria, presente<br />

fin dagli esordi, si sviluppa ulteriormente dopo il 1922, anno <strong>del</strong>la rilettura di<br />

Durée et simultanéité. La distinzione tra memoria-spontanea e memoria-<br />

abitudine condiziona Ungaretti che la riprende pur definendola,<br />

discostandosi dal filosofo, memoria-oblio e reminiscenza; tale bivalenza viene<br />

però invertita di segno rispetto a Bergson: Ungaretti preferisce usare il<br />

termine ricordo per indicare le rimemorazione spontanea e irriflessa, mentre<br />

usa il termine memoria per indicare l’accumulo greve e problematico <strong>del</strong>le<br />

epoche trascorse. Inoltre la studiosa attribuisce un’influenza importante al<br />

bergsonismo solo per la prima parte <strong>del</strong>la carriera ungarettiana mentre il<br />

poeta maturo tende a rifarsi ad altri autori, quali Petrarca, S. Agostino o<br />

Pascal 323. Bergson rimane comunque fondamentale per Ungaretti, anche per<br />

il valore che attribuisce all’irrazionalità e alle facoltà intuitive <strong>del</strong>l’uomo,<br />

319 Ivi, p. 132.<br />

320 Ivi, p. 133.<br />

321 Ibidem.<br />

322 PAOLA MONTEFOSCHI, La memoria. Innesti bergsoniani, in EADEM, Ungaretti. Le eclissi <strong>del</strong>la<br />

memoria, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1989, pp. 61-87 : 71. Il saggio riprende alcuni temi già<br />

esposti in un precedente lavoro: PAOLA MONTEFOSCHI, Bergson e la poetica di Ungaretti, «L’Approdo<br />

letterario», 77-78 (1977), pp. 172-182.<br />

323 Ivi, p. 78.<br />

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