Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore
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Agostino è l’autore che fonda le poetiche di Petrarca e Leopardi (pur mediato<br />
da Pascal) è ovvio dedurre che sia uno dei capostipiti <strong>del</strong>la genealogia poetica<br />
di Ungaretti.<br />
Secondo Agostino Dio abita, anche, nella memoria degli uomini: «Itaque ex<br />
quo te didici, manes in memoria mea, et illic te invenio, cum reminiscor tui et<br />
<strong>del</strong>ector in te» 303; «habitas certe in ea, quoniam tui memini, ex quo te didici,<br />
et in ea te invenio, cum recordor te» 304. Questa è la differenza che distingue<br />
Agostino da Platone: il primo postula l’esistenza di Dio e in esso pone le<br />
origini <strong>del</strong>l’uomo, ciò che il secondo non può fare, per ovvi motivi 305. La<br />
memoria, allora, se è mezzo che ci consente di avere reminiscenza <strong>del</strong>le<br />
origini, potrà rammemorarci l’originaria comunanza con Dio. La memoria<br />
comporta la possibilità di un ritorno alle origini, ad uno stato primigenio, ad<br />
una condizione edenica, o quasi, che Ungaretti non poteva non configurare<br />
come un aldilà cristiano. Per questo l’opzione, non esplicitata negli scritti<br />
teorici così come nella lettera, cade su Agostino piuttosto che su Platone: «il<br />
divino non è che un’orma, non è se non quest’umanità incorporea rimasta<br />
nella mente: la memoria» 306. Platone, per quanto vicino alla sensibilità<br />
cristiana, non ha conosciuto Dio 307; solo Agostino permette ad Ungaretti di<br />
fondare la propria poetica <strong>del</strong>la memoria su basi inequivocabilmente<br />
cristiane.<br />
303 AGOSTINO, Confessioni, cit., p. 372 («Perciò dal giorno in cui ti conobbi, dimori nella mia<br />
memoria, e là ti trovo ogni volta che ti ricordo e mi <strong>del</strong>izio di te»).<br />
304 AGOSTINO, Confessioni, cit., p. 373 («Vi abiti certamente, poiché io ti ricordo dal giorno in cui<br />
ti conobbi, e ti trovo nella memoria ogni volta che mi ricordo di te»).<br />
305 «La conversione e l’accoglimento <strong>del</strong>la fede in Cristo e nella sua Chiesa mutarono anche il modo<br />
di vivere di Agostino e gli dischiusero ulteriori orizzonti <strong>del</strong>lo stesso pensare. La fede divenne sostanza di vita<br />
e di pensiero, e, quindi, divenne l’orizzonte oltre che <strong>del</strong>la vita, anche <strong>del</strong> pensiero, e il pensiero, a sua<br />
volta stimolato e verificato dalla fede, acquistò una nuova statura e una nuova essenza. Nasceva il<br />
filosofare-nella fede, nasceva la “filosofia cristiana”, largamente preparata dai Padri greci, ma giunta<br />
a perfetta maturazione solo in Agostino», GIOVANNI REALE, DARIO ANTISERI, Il pensiero occidentale<br />
dalle origini ad oggi, cit., I, p. 330.<br />
306 GIUSEPPE UNGARETTI, Il cinque maggio, in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit., p. 613.<br />
307 Pur se Ungaretti riconosceva che «Platone afferma per la prima [volta] in filosofia,<br />
l’immortalità <strong>del</strong>l’anima»; GIUSEPPE UNGARETTI, Platone, in IDEM, Vita d’un uomo. Viaggi e lezioni, cit.,<br />
pp. 1033 (l’aggiunta tra parentesi quadre è <strong>del</strong>la curatrice).<br />
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