Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore
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Inoltre «la memoria che, prima di tutto, non prende il passato nel suo fluire,<br />
nel suo divenire, nel suo muoversi, ma sceglie un solo fatto, un solo<br />
avvenimento <strong>del</strong> passato», passo che prima abbiamo fatto risalire, non senza<br />
ragione, ad Agostino, ricorda da vicino anche un argomento di Bergson, il<br />
quale definendo l’attività <strong>del</strong>la memoria il principale apporto <strong>del</strong>la coscienza<br />
individuale nella percezione, sostiene che essa separa dal flusso ininterrotto<br />
<strong>del</strong>la coscienza piccole parti di esperienza che, per qualche motivo, le paiono<br />
rilevanti: la memoria, dice il filosofo francese:<br />
a pour function premiére d’évoquer toutes les perceptions passées analogues à une<br />
perception présente [...] En nous faisant saisir dans une intuition unique des moments<br />
multiples de la durée, elle nous dégage du mouvement d’écoulement des choses,<br />
c’est-a-dire du rythme de la nécessité. Plus elle pourra contracter de ces moments en<br />
un seul, plus solide est la prise qu’elle nous donnera sur la matière 276.<br />
L’analogia tra i ragionamenti di Ungaretti e Bergson è evidente, e forse più<br />
stringente di quella che lo lega all’argomentare di Agostino; è difficile, a<br />
questo punto, stabilire se il testo che ha suggerito al poeta il brano riportato è<br />
quello francese o quello latino, ma è una questione che non ci interessa<br />
in là e ancora più in profondità di quanto non lascerebbe presagire quest’esame superficiale. È<br />
venuto il momento di reintegrare la memoria nella percezione, di correggere in tal modo ciò che le<br />
nostre conclusioni possono avere di esagerato, e di determinare così, con più precisione, il punto di<br />
contatto tra la coscienza e la cose, tra il corpo e lo spirito.<br />
Innanzitutto diciamo che se si pone la memoria, ovvero una sopravvivenza <strong>del</strong>le immagini<br />
passate, queste immagini si mischieranno costantemente alla nostra percezione <strong>del</strong> presente e<br />
potranno anche sostituirsi ad essa. Perché queste si conservano soltanto per rendersi utili: ad ogni istante<br />
completano l’esperienza presente arricchendola con l’esperienza acquisita; e siccome questa va<br />
ingrandendosi incessantemente, finirà per ricoprire e sommergere l’altra. È incontestabile che il fondo<br />
d’intuizione reale, e per così dire istantaneo, sul quale si schiude la nostra percezione <strong>del</strong> mondo<br />
esterno, è poca cosa rispetto a tutto quanto la nostra memoria vi aggiunge»; così nella traduzione da HENRI<br />
BERGSON, Materia e memoria. Saggio sulla relazione tra il corpo e lo spirito, a cura di Adriano Pessina, Bari,<br />
Laterza, 1996, pp. 52-53 (corsivi nostri).<br />
276 HENRI BERGSON, Œvres, cit., p. 359; così tradotto: [la memoria] «ha per funzione primaria<br />
quella di evocare tutte le percezioni passate analoghe ad una percezione presente [...] Facendoci<br />
cogliere in un’unica intuizione molteplici momenti <strong>del</strong>la durata, essa ci libera dal movimento <strong>del</strong> flusso<br />
<strong>del</strong>le cose, cioè dal ritmo <strong>del</strong>la necessità. Più momenti di questi potrà contrarre in uno solo, più solida<br />
è la presa che ci darà sulla materia», HENRI BERGSON, Materia e memoria, cit., p. 191 (corsivi nostri).<br />
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