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Visualizza/apri - Università Cattolica del Sacro Cuore

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il modo di argomentare che in Agostino ha per oggetto il tempo, in Ungaretti<br />

ha per oggetto lo spazio ma il procedere <strong>del</strong> ragionamento è pressoché<br />

identico. Il «senso di presenza permanente» che la memoria <strong>del</strong> mistico lascia<br />

come traccia <strong>del</strong>la propria azione è la traduzione, nel testo ungarettiano, <strong>del</strong><br />

presente che non ha alcuna estensione e che non dura (quindi è sempre<br />

presente), come lo definisce Agostino. Certo si potrà obiettare ad Ungaretti<br />

un minore grado di precisione nella descrizione <strong>del</strong> fenomeno ma la<br />

similarità appare chiara. Ed è confermata dalla seconda citazione, questa<br />

quasi letterale, dal testo agostiniano; Ungaretti dice che la trasfigurazione<br />

mistica è come un sognare ad occhi aperti in cui si dà «al tempo non più la<br />

nozione comune di passato, presente e avvenire; ma solo quella d’un presente<br />

che si svolge, ma che resta presente in tutte le fasi <strong>del</strong> suo svolgimento».<br />

Questo passaggio sembra la riproposizione di uno dei più noti passi <strong>del</strong>le<br />

Confessioni:<br />

Quod autem nunc liquet et claret, nec futura sunt nec praeterita, nec proprie dicitur:<br />

tempora sunt tria, praeteritum, praesens et futurum, sed fortasse proprie diceretur:<br />

tempora sunt tria, praesens de praeteritis, praesens de praesentibus, praesens de<br />

futuris 272<br />

che è espressione <strong>del</strong>l’idea agostiniana di un presente infinito, che supera i<br />

tradizionali confini di passato e futuro per inglobarli, su cui si basa la dottrina<br />

<strong>del</strong>la distensio animi.<br />

Abbiamo detto che nella citazione riportata sono presenti anche spie <strong>del</strong><br />

pensiero di Bergson: Ungaretti collega l’intervento <strong>del</strong>la memoria alla<br />

contemplazione mistica. Il filosofo francese, nelle Due fonti <strong>del</strong>la morale e <strong>del</strong>la<br />

religione 273 approda ad una rivalutazione <strong>del</strong>l’esperienza mistica e a dichiarare<br />

272 «Un fatto è ora limpido e chiaro: né futuro, né passato esistono. È inesatto dire che i tempi<br />

sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente <strong>del</strong><br />

passato, presente <strong>del</strong> presente, presente <strong>del</strong> futuro»; ivi, p. 438.<br />

273 L’opera è pubblicata nel 1932; nel 1937, data <strong>del</strong>lo scritto in cui parla di Jacopone, Ungaretti<br />

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