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U.F.E (UTENTI FAMILIARI ESPERTI) Provincia ... - Age.Na.S.

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<strong>Age</strong>nzia <strong>Na</strong>zionale per i Servizi Sanitari Regionali<br />

SCHEDA DI RILEVAZIONE<br />

La scheda è composta da due sezioni:<br />

- nella sezione A sono richiesti i dati “anagrafici” (titolo dell’esperienza, regione, azienda,<br />

unità di produzione, città, ecc.);<br />

- nella sezione B le informazioni relative all’iniziativa (problematica, obiettivi, destinatari,<br />

percorso operativo, ecc.)<br />

Per ciascuno dei campi della sezione B, sono state formulate delle domande volte a facilitarne la<br />

compilazione; potranno, così, essere raccolte e diffuse tutte le informazioni rilevanti delle iniziative<br />

segnalate.<br />

TITOLO DELL’INIZIATIVA<br />

Scheda di rilevazione: SEZIONE A<br />

U.F.E (<strong>UTENTI</strong> <strong>FAMILIARI</strong> <strong>ESPERTI</strong>)<br />

Gli UFE oggi sono tutti quegli utenti e quei familiari che per storia<br />

personale hanno acquisito un sapere esperienziale che li mette in<br />

condizione di fornire in modo strutturato e continuativo delle<br />

prestazioni riconosciute in diverse aree di attività del Servizio di<br />

salute mentale di Trento.<br />

REGIONE <strong>Provincia</strong> autonoma di Trento<br />

AZIENDA<br />

Azienda <strong>Provincia</strong>le per i servizi sanitari di Trento<br />

Servizio di Salute Mentale<br />

Unità di produzione Unita Operativa n. 2 di Psichiatria di Trento<br />

Città Trento<br />

Indirizzo via Petrarca 1<br />

Referente Dott. Renzo DeStefani<br />

Telefono cell: 3351813539 uff: 0461 902871<br />

Fax: 0461 902874<br />

E-mail renzo.destefani@apss.tn.it<br />

Tempi di attuazione:<br />

PROBLEMATICA<br />

Scheda di rilevazione: SEZIONE B<br />

Data di inizio: novembre 2001<br />

Data di conclusione: non prevista<br />

1. Quale era il problema che l’iniziativa intendeva affrontare?<br />

La partecipazione attiva di utenti e familiari nell’erogazione prestazionale del Servizio di salute mentale di<br />

Trento (SSM) attraverso la valorizzazione del loro sapere esperienziale<br />

2. Chi ha individuato il problema ?<br />

Il Servizio di salute mentale di Trento (SSM) attraverso alcuni suoi operatori maggiormente sensibili al<br />

problema<br />

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3. Con quali modalità è stato individuato il problema?<br />

Attraverso alcune iniziative volte al coinvolgimento maggiore di utenti e familiari (ad esempio gruppi di auto<br />

aiuto, cicli di incontri con i familiari, tavoli di discussione e concertazione)<br />

4. Il problema riguardava gli individui, le organizzazioni o la comunità?<br />

Il problema può essere considerato trasversale alle 3 aree individuate<br />

5. Il problema riguardava la capacità di controllo, la consapevolezza critica o la partecipazione?<br />

(cfr. “Guida alla scheda di rilevazione”)<br />

Il problema riguardava sia la capacità di controllo, la consapevolezza critica sia la partecipazione di utenti e<br />

familiari del SSM di Trento<br />

OBIETTIVI<br />

1. Quale era la finalità dell’iniziativa?<br />

Migliorare la qualità della vita degli utenti e dei familiari seguiti dal SSM di Trento attraverso varie attività di<br />

empowerment.<br />

Tutte le attività svolte a tal fine da parte del SSM di Trento possono definirsi finalizzate:<br />

- alla promozione e radicamento di un pensiero diffuso tra operatori , utenti e familiari volto a valorizzare il<br />

sapere esperienziale, a vedere le risorse e non solo i problemi, a credere nella dimensione del cambiamento<br />

sempre possibile, a investire nel valore della responsabilità personale come auspicato dai dettati<br />

fondamentali della promozione della salute promossi dall’OMS<br />

- al coinvolgimento attivo maggiore di un gran numero di utenti e familiari nelle pratiche ordinarie del Servizio<br />

determinando in questo modo livelli di partecipazione progressivamente crescenti e favorendo tassi di<br />

adesione ai percorsi di cura migliori<br />

- al coinvolgimento attivo di numeri sempre crescenti di cittadini nelle pratiche del Servizio e di contrasto<br />

progressivamente più efficace a stigma e pregiudizi verso la malattia mentale<br />

ad offrire una maggiore offerta di momenti di partecipazione e condivisione ad attività diverse in grado di<br />

migliorare il capitale sociale di utenti e familiari<br />

- alla promozione di un aumento della soddisfazione generale di utenti e familiari verso il Servizio e la sua<br />

offerta prestazionale<br />

- alla promozione di attività di valutazione e di ricerca con il coinvolgimento diretto e attivo di utenti e familiari<br />

2. Quali erano gli obiettivi (misurabili) che l’iniziativa si era proposta?<br />

Gli obiettivi principali erano:<br />

Il coinvolgimento diretto e istituzionalmente strutturato di utenti e familiari disponibili e in grado di fornire nelle<br />

pratiche del Servizio di salute mentale di Trento prestazioni a partire dal loro sapere esperienziale. (tale<br />

criterio può essere misurato in numero di UFE impiegati nel servizio)<br />

Il miglioramento della qualità della vita e il capitale sociale degli UFE. (sono stati costruiti due strumenti ad<br />

hoc per misurare tali criteri: VPE - Questionario di valutazione dei partecipanti ad attività di empowerment<br />

SSM di Trento – Istituto Superiore di Sanità,Pierluigi Morosini, maggio 2006, e Questionario per la<br />

valutazione della qualità del SSM e per la valutazione della attività del fareassime – empowerment e ricadute<br />

sul capitale sociale, SSM di Trento – Università Cattolica di Milano, Folgheraiter, 2006<br />

La valorizzazione del protagonismo di tutti gli utenti e familiari seguiti dal SSM, sia nelle pratiche quotidiane<br />

del servizio, sia nello specifico dei percorsi di cura (quantificabile nel numero di utenti e familiari coinvolti<br />

nello strumento dei Percorsi di Cura Condivisi e nella valutazione degli esiti).<br />

L’aumento della visibilità degli UFE al fine di suscitare interesse e desiderio di emulazione. La visibilità sia<br />

diretta, attraverso l’impiego di UFE nel SSM, sia indiretta all’interno dei circuiti mediatici nazionali è<br />

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fondamentale per suscitare interesse e attenzione da parte del singolo fruitore del servizio e per promuovere<br />

una diffusione sempre più omogenea dei percorsi di empowerment personale e di valorizzazione del capitale<br />

sociale anche in altre realtà che si occupano di salute mentale (quantificabile nel numero di apparizioni e di<br />

inviti a convegni e corsi di formazione degli UFE)<br />

3. Gli obiettivi riguardavano la capacità di controllo, la consapevolezza critica o la partecipazione?<br />

Si<br />

4. Gli obiettivi sono stati elaborati con la partecipazione/ coinvolgimento dei cittadini/utenti?<br />

Si, necessariamente<br />

DESTINATARI<br />

1. Chi erano i destinatari dell’iniziativa?<br />

Utenti e familiari seguiti dal SSM<br />

2. I destinatari erano singoli individui, organizzazioni o comunità?<br />

I destinatari diretti sono stati, in una prima applicazione del progetto, gli utenti e i familiari che hanno vissuto<br />

in prima persona esperienze attive che prevedevano un grado maggiore di coinvolgimento (ad esempio<br />

gruppi di auto aiuto, cicli di incontri con i familiari, tavoli di discussione e concertazione)<br />

L’organizzazione stessa del SSM ha nel tempo vissuto una ristrutturazione profonda delle proprie pratiche<br />

quotidiane. L’entrata degli UFE a far parte dei processi operativi del SSM, normalmente riservati agli<br />

operatori, ha comportato un notevole arricchimento dei punti di vista sulla sofferenza psichica. Alcuni ruoli<br />

fondamentali nell’organizzazione del servizio tradizionalmente occupati da personale opportunamente<br />

formato sono ad oggi rivestiti da UFE<br />

Infine, la comunità intera è stata coinvolta grazie a molteplici iniziative di sensibilizzazione. Gli UFE infatti<br />

organizzano e partecipono con testimonianze personali alle campagne contro lo stigma e il pregiudizio nelle<br />

scuole e nelle comunità che da anni contraddistinguono il SSM di Trento. Inoltre il valore profondamente<br />

innovativo degli UFE è stato fortemente riconosciuto dai principali media italiani che hanno contribuito a dare<br />

una forte risonanza all’iniziativa.<br />

A livello più ampio possiamo intendere l’introduzione degli UFE come un piccolo passo verso una rivoluzione<br />

sia culturale nell’ambito della salute mentale sia epistemologica nel campo della disciplina psichiatrica.<br />

PERCORSO OPERATIVO<br />

1. Quali sono state le fasi/attività attraverso cui si è articolata l’iniziativa?<br />

Il SSM di Trento promuove da anni l’esperienza del fareassieme, una tipica pratica di empowerment, che<br />

comprende tutte le attività promosse dal Servizio e in cui sono coinvolti alla pari, utenti, familiari e operatori,<br />

attività tutte in corso o che hanno prodotto risultati tuttora applicati.<br />

Tra questi: gruppi di auto-mutuo-aiuto per utenti e familiari, cicli di incontro per familiari basati sullo scambio<br />

dei saperi, gruppo di sensibilizzazione Giù la maschera, tavolo permanente di concertazione per migliorare<br />

le pratiche del Servizio, gruppo di sostegno tra pari Zo dal Let, gruppo di lavoro per la messa a punto di<br />

questionari condivisi sulla valutazione del servizio da parte dei familiari e degli utenti e per migliorare le aree<br />

critiche emerse, una Casa dell’auto aiuto che vive 24 ore al giorno le pratiche della mutualità e del<br />

fareassieme<br />

A partire da questa base teorica ed operativa si è andata sviluppando nel tempo la figura dell’UFE.<br />

La prima esperienza strutturata è avvenuta a partire dal novembre 2001 come presenza notturna in una<br />

struttura residenziale (Casa del Sole) che ospita fino a 14 utenti con problemi psichiatrici importanti.<br />

Nel corso di questi anni la presenza degli UFE si è diffusa in tutte le aree del SSM<br />

Ad oggi gli UFE coinvolti sono circa 40:<br />

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1. Centro di salute mentale: offrono attività di prima accoglienza al front-office e al call-center,<br />

accompagnamento nelle situazioni di crisi e presenza strutturata nelle èquipe territoriali.<br />

2. Reparto ospedaliero: offrono la loro presenza nella vita del reparto e attività di accompagnamento<br />

nelle situazioni di crisi.<br />

3. Abitare: offrono attività di presenza amicale e di accompagnamento diurna e notturna alla Casa del<br />

Sole, struttura residenziale che ospita persone con problemi psichici importanti, presenza negli<br />

appartamenti del fareassieme e nelle convivenze di mutualità, accompagnamento nelle situazioni di<br />

difficoltà domiciliare.<br />

4. Percorsi di cura: garante dei percorsi di cura condivisi (PCC), strumento per la negoziazione tra<br />

utenti, familiari e operatori delle varie fasi del percorso di cura, per renderlo trasparente, per<br />

verificarne nel tempo la condivisione.<br />

5. Sensibilizzazione: organizzazione e partecipazione con testimonianze personali in campagne sullo<br />

stigma e sul pregiudizio nelle scuole e delle comunità.<br />

6. Famiglie: facilitatore nei Cicli di incontro con le famiglie, luogo privilegiato per iniziare uno scambio di<br />

informazione e di saperi tra famiglie e Servizio.<br />

2. Per ciascuna fase/attività, chi era coinvolto e quali erano le responsabilità?<br />

Nel progetto UFE sono stati progressivamente coinvolti tutti gli operatori e tutti gli utenti e i familiari in<br />

considerazione del fatto che la presenza degli UFE si è rapidamente estesa a tutte le aree del SSM di<br />

Trento.<br />

La responsabilità del progetto afferisce al Responsabile del SSM, fermo restando che l’Azienda sanitaria di<br />

Trento, a partire dal 2005, ha assunto deliberazioni ad hoc sul progetto<br />

3. Il monitoraggio delle diverse fasi/attività, è stato realizzato con il coinvolgimento dei cittadini/utenti?<br />

Si, necessariamente. Attraverso incontri periodici di operatori e UFE delle singole aree e incontri generali tra<br />

tutti gli operatori del SSM e tutti gli UFE<br />

RISULTATI<br />

1. Quali sono stati i risultati raggiunti dall’iniziativa a breve termine?<br />

Miglioramento della qualità della vita in generale e del capitale sociale degli UFE coinvolti, attraverso<br />

l’aumento delle possibilità decisionali riguardo al proprio trattamento, l’aumento delle capacità di controllo e<br />

di autogestione del proprio disturbo psichiatrico, l’aumento del senso di autoefficacia personale e in parte<br />

attraverso la ristrutturazione in senso positivo della rappresentazione della propria condizione di malato<br />

psichico.<br />

Miglioramento della capacità di lettura degli operatori sul disagio mentale favorito dalla messa a disposizione<br />

da parte degli UFE del loro prezioso sapere esperienziale.<br />

Promozione e radicamento di un pensiero diffuso tra operatori, utenti e familiari volto a valorizzare il sapere<br />

esperienziale, a vedere le risorse e non solo i problemi, a credere nella dimensione del cambiamento<br />

sempre possibile, a investire nel valore della responsabilità personale come auspicato dai dettati<br />

fondamentali della promozione della salute promossi dall’OMS<br />

Aumento della sensibilità e della consapevolezza all’interno dell’intera comunità riguardo ai temi legati al<br />

disagio mentale contribuendo alla lotta contro stigma e pregiudizio<br />

2. Quali sono stati i risultati raggiunti dall’iniziativa a lungo termine?<br />

I risultati a lungo termine sono stati il mantenimento e l’implementazione di quelli raggiunti nel breve termine.<br />

3. In particolare, quali sono stati i risultati relativi al controllo, alla consapevolezza critica e alla<br />

partecipazione?<br />

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Il progetto UFE ha senza dubbio portato ad un aumento delle capacità di controllo del singolo individuo<br />

attraverso il coinvolgimento attivo nelle decisioni riguardanti il proprio percorso di cura. Inoltre la possibilità di<br />

aiutare gli altri contribuisce fortemente all’aumento del senso di autoefficacia con ricadute positive sulle<br />

personali capacità di controllo.<br />

L’aumento della partecipazione di utenti a familiari alle pratiche SSM era uno degli obbiettivi fondamentali<br />

del progetto UFE. Ad oggi sono circa 40 gli UFE che offrono le loro risorse in vari ambiti del servizio (cfr.<br />

sopra in Percorso Operativo)<br />

Anche l’aumento della consapevolezza critica era uno degli obbiettivi fondamentali dell’iniziativa. Il<br />

coinvolgimento attivo di UFE nel servizio unitamente ai gruppi di auto mutuo aiuto, ai tavoli di concertazione<br />

e ai cicli di incontri dei familiari hanno portato ad una crescita del tasso di informazione generale sulle<br />

possibilità offerte dal servizio. Mentre la richiesta fatta al singolo di partecipare attivamente al proprio<br />

percorso di cura ha promosso una maggiore consapevolezza sulla propria condizione oltre che un forte<br />

invito ad una maggiore presa di responsabilità<br />

DIFFUSIONE ED SPERIENZE DI TRASFERIMENTO<br />

1. In che modo sono stati diffusi i risultati dell’iniziativa? (Se presenti, segnalare pubblicazioni o link a<br />

documenti consultabili)<br />

Molte informazioni sono consultabili sul sito del fareassieme: www.fareassieme.it<br />

Riportiamo alcuni articoli pubblicati sulle più importanti riviste italiane specializzate:<br />

R. De Stefani, Criticità e priorità della psichiatria di comunità italiana, Psichiatria di Comunità, Vol. 6, N. 1<br />

marzo 2007<br />

R. De Stefani, Il fareassieme di utenti, familiari e operatori nel Servizio di salute mentale di Trento, Rivista<br />

Sperimentale di Freniatria, Vol. 2, N. 2/2007<br />

R. De Stefani, Quando il disagio psichico diventa una competenza. Il fareassieme nel contrasto al disagio<br />

psichico, Animazione Sociale, Vol. 10, ottobre 2007<br />

La valutazione dell’iniziativa è stata svolta in parte attraverso la somministrazione del VPE - Questionario di<br />

valutazione dei partecipanti ad attività di empowerment SSM di Trento – Istituto Superiore di Sanità,<br />

Morosini, maggio 2006<br />

Il progetto UFE è stato valutato anche all’interno di una ricerca concernente la valutazione delle attività di<br />

fareassieme – empowerment e ricadute sul capitale sociale - SSM di Trento – Istituto Superiore di Sanità-<br />

Università Cattolica di Milano, Folgheraiter, 2006<br />

L’esperienza trentina degli UFE è stata premiata con il premio Gulliver per il miglior progetto innovativo nella<br />

salute mentale italiana assegnato dalla Regione Emilia nel 2008.<br />

2. In che modo i cittadini/utenti hanno partecipato alla fase di diffusione dei risultati?<br />

Negli ultimi anni gruppi di UFE hanno partecipato a numerosi convegni-congressi-corsi di sensibilizzazione e<br />

formazione praticamente in tutte le regioni italiane<br />

3. L’iniziativa è stata replicata in un altro contesto?<br />

L’interesse da parte di molte città italiane all’esperienza degli UFE è stato forte. Da alcuni anni infatti il<br />

servizio organizza corsi di sensibilizzazione-formazione, tenuti in prima persona da UFE, per le realtà italiane<br />

che ne esprimono il desiderio.<br />

Al momento vi sono più di una decina di realtà territoriali che stanno in vario modo replicando l’iniziativa<br />

Anche all’estero l’esperienza degli UFE ha avuto forte risonanza tanto da portare Trento a stringere<br />

importanti collaborazioni internazionali. La più recente è quella con la Cina, dove il Servizio di salute mentale<br />

di Trento in collaborazione con l’Associazione La Panchina ONG sarà impegnato dal gennaio 2009 in un<br />

progetto di solidarietà internazionale. Tale progetto prevede l’esportazione del modello italiano di psichiatria<br />

di comunità così come è applicato nella specificità trentina, con una particolare attenzione al mondo degli<br />

UFE.<br />

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COSTI e BENEFICI<br />

1. Quali risorse (umane, tecnologiche, strumentali, finanziarie) sono state necessarie per l’attuazione<br />

dell’iniziativa?<br />

Il progetto UFE è seguito da un consulente che proviene lui stesso dal mondo dei familiari con un impegno<br />

orario di circa 8-10 ore /settimane e con un operatore part time<br />

2. Quali sono stati i costi?<br />

Gli UFE sono retribuiti con contratti di collaborazione strutturata che monetizzano le loro prestazioni su base<br />

quotidiana. Nel 2008 sono erogate 2000 prestazioni quotidiane per un impegno di spesa di 120.000 €<br />

3. Quali sono stati i benefici dell’iniziativa in termini di crescita e sviluppo a livello umano, sociale ed<br />

economico?<br />

I benefici dell’iniziativa in termini di crescita si sono rivelati molto significativi sia a livello del singolo individuo<br />

sia a livello di sviluppo socio-culturale come si è evidenziato più sopra.<br />

Inoltre l’esperienza I’UFE sta per essere trasferita ad altri ambiti del’Azienda sanitaria e ha portato alla<br />

stessa molta visibilità mediatica<br />

RIFLESSIONI SULL’INIZIATIVA: PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA<br />

1. Quali sono stati secondo te i punti di forza ed i punti di debolezza dell’iniziativa?<br />

Il punto di forza principale dell’iniziativa sta nell’essere strumento applicativo forte dei principi fondamentali<br />

nell’ambito della promozione della salute come proposto dall’OMS<br />

Inoltre la valorizzazione reale e concreta del sapere esperienziale e della partecipazione attiva di utenti e<br />

familiari nei percorsi di cura<br />

Può essere visto come un punto di debolezza dell’iniziativa la difficile reperibilità di nuovi UFE per far fronte<br />

ad una richiesta degli stessi sempre più forte<br />

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