PENTATEUCO 3 STORIA DI GIUSEPPE - Home Page FTTR
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Tecnica narrativa 6<br />
L’analisi storico-critica intuisce la fusione di due racconti precedenti (J ed E, cf. BJ e<br />
Westermann); altri autori preferiscono distinguere la «storia di Giuseppe» dal resto del<br />
Pentateuco. Redford, seguito da Lack, distingue: 1) il racconto originale o «versione Ruben»;<br />
2) sviluppi secondari a gloria di Giuda o «espansione Giuda»; 3) gli apporti del redattore<br />
di Genesi; 4) due altre aggiunte, Gn 39 e 47,13-26 7 .<br />
L’insieme è artisticamente rielaborato in un movimento lineare che mostra<br />
un’evoluzione nell’arte narrativa. La storia si distingue per l’ampiezza, per l’arte di descrivere<br />
la tensione interiore del protagonista, le reazioni psicologiche degli “attori” e le<br />
tensioni familiari o di provocare emozioni nei lettori. Il tono del racconto è lirico e<br />
drammatico insieme, con motivi comuni ad altre letterature: la seduttrice respinta che si<br />
vendica, il fratello minore che s’impone, il sogno che si avvera, l’innocente umiliato che<br />
trionfa. Caratteri salienti del racconto sono il ricorso alla duplicità di scene e situazioni<br />
(con varianti), occultamento e riconoscimento (anágnosis), ironia drammatica.<br />
I sogni fanno presagire a Giuseppe la sua esaltazione e la sottomissione dei suoi fratelli.<br />
A questi si aggiungono le preferenze del padre per l’ultimo nato e gli improvvidi interventi<br />
del figlio che alimentano la tensione narrativa rappresentata nella gelosia tra fratelli<br />
e nell’incapacità psicologica di «parlare in pace» (lĕšālôm, Gen 37,4). Sarà placata<br />
nella ripresa del dialogo: «dopo di che essi gli parlarono» (45,15). L’equilibrio è ricostituito<br />
e il legame fraterno riannodato mediante la parola. Si avvera l’assoggettamento dei<br />
fratelli previsto nei sogni. Infatti, ogni colloquio si apre con la «prostrazione» e si conclude<br />
con l’atto di sottomissione: «Siamo tuoi servi». Ma ora Giuseppe rifiuta questo<br />
ruolo e parla al loro cuore, come fratello (50,12ss). Il culmine è nel riconoscimento reciproco<br />
Poi la tensione scende. L’epilogo, aggiunto, riprende le parole chiave.<br />
Tesi del racconto<br />
Alla fine i fili dell’intreccio si dipanano. Le intenzioni del racconto divengono più esplicite.<br />
La legge di risalita a Dio, che caratterizza ogni episodio, rivela qui la sua ragion<br />
d’essere più profonda (45,5ss). Dio ha fatto concorrere tutte le cose al suo disegno di salvezza:<br />
Giuseppe è per la salvezza dei fratelli. La salvezza, in realtà, è accordata al popolo<br />
di cui i dodici fratelli sono il nucleo.<br />
Dalla ricerca della struttura narrativa emerge che la storia di Giuseppe non è il rendiconto<br />
di un’emigrazione che porta Israele in Egitto; l’idea di riconciliazione non è l’idea<br />
maestra (tra l’altro, Giuseppe non intendeva fare un processo ai fratelli; tuttavia, il termine<br />
«resto», in Gen 45,7, fa pensare a un giudizio divino superato, cf 6,8; 7,1.25); neppure<br />
vi scorgiamo un insegnamento sapienziale sull’utilità della disgrazia.<br />
Sebbene tutti questi motivi siano presenti, a riunirli è il concetto di trasformazione<br />
compreso dal redattore dell’epilogo, che condensa il significato narrativo e teologico in<br />
questi termini: «Il male, che voi avevate progettato di farmi, il disegno di Dio lo ha volto<br />
seppe poteva trattarsi anche di idromanzia: bere da una coppa o far cadere dei sassolini o piccoli pezzi di metallo<br />
o di legno per osservare i cerchi che si formavano o per ascoltare il rumore che producevano. Sui vari<br />
aspetti della magia nella Bibbia, cf M. MILANI, «La Bibbia e la tentazione della magia», in Credereoggi 138<br />
(6/2003) 69-86.<br />
6<br />
Per queste ultime note, riprendo R. LACK, Letture strutturaliste dell’Antico Testamento, Borla, Roma 1978,<br />
pp.78-118.<br />
7<br />
Cf. D.B. REDFORD, A Study of the Biblical Story of Joseph (Genesis 37-40), VTS 30 [1970]); LACK, cit.,<br />
R.N. WHYBRAY, The Joseph Story and Pentateuchal Criticism, VT 18 [1968] 22-52, che nega le due fonti o<br />
tradizioni.<br />
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