Testimonianza su don Pino Puglisi - Comunione e Liberazione ...
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<strong>Testimonianza</strong> <strong>su</strong> <strong>don</strong> <strong>Pino</strong> <strong>Puglisi</strong><br />
di Francesco Pomara<br />
Premessa<br />
Questo elaborato non è una riflessione <strong>su</strong> Padre <strong>Puglisi</strong>, quanto piuttosto<br />
l’esperienza dell’incontro con una persona che ha saputo interpretare ciò che<br />
bruciava nella mia condizione esistenziale di adolescente e che ha segnato il mio<br />
essere cristiana e la mia appartenenza alla Chiesa, attraverso il riconoscimento che<br />
Cristo è la risposta definitiva al desiderio del mio cuore e del cuore di ogni uomo.<br />
Questa storia comincia a Godrano, un paesino montano in provincia di Palermo,<br />
luogo di nascita dei miei genitori, centro affettivo della nostra famiglia, dove<br />
settimanalmente ci recavamo per visitare i nonni e dove trascorrevamo gran parte<br />
delle nostre vacanze estive…<br />
Questo paese, seppure piccolissimo, dove tutti gli abitanti erano legati da vincoli di<br />
parentela, aveva vis<strong>su</strong>to un periodo tristissimo a causa di una faida di stampo mafioso<br />
che aveva provocato molti morti e questa vicenda, sebbene arginata e conclusa tanti<br />
anni prima, in qualche modo aveva lasciato segni incancellabili anche nelle<br />
generazioni <strong>su</strong>ccessive, creando un ambiente molto diffidente e chiuso e carico di<br />
livore.<br />
Dal 1970 al 1978, questo paese venne letteralmente sconvolto dall’arrivo di un<br />
giovanissimo sacerdote Padre <strong>Pino</strong> <strong>Puglisi</strong>, detto 3 P, per via di queste tre iniziali.<br />
Un giovane, alto, magro, con una voce dolce, dai modi gentili, ma con uno sguardo<br />
netto, profondo, diverso dai sacerdoti del tempo, anche nell’aspetto, a partire dal fatto<br />
che non portava la talare, ma i pantaloni, il che gli valse l’epiteto “u parrinu cu i<br />
causi”.<br />
Certo, a prima vista non appariva come una persona forte, ma colpiva <strong>su</strong>bito la <strong>su</strong>a<br />
intelligenza acuta e sottile che gli consentiva di adattarsi velocemente a qualsiasi<br />
situazione e a qualsiasi persona che riusciva a mettere a proprio agio a prescindere<br />
dall’età, dal ceto sociale o dall’istruzione o dal ruolo ricoperto.<br />
Era poi dotato di un’ironia affabile, carica di autorevolezza che lo rendeva simpatico<br />
e incredibilmente “vicino”. Non c’era bisogno di appuntamento per incontrarlo,<br />
bastava attenderlo in qualche punto del paese o a casa <strong>su</strong>a, considerata la <strong>su</strong>a<br />
abitudine di lasciarla “aperta” e di non avere un orario fisso per mangiare o riposare,<br />
attività marginali rispetto alla possibilità di potere incontrare e ascoltare chi ne avesse<br />
bisogno.<br />
D’inverno, ritornato da scuola dove insegnava, ogni giorno si intratteneva con tutti,<br />
soprattutto con i bambini e i ragazzi, con i quali giocava a calcio, nello spazio<br />
antistante la canonica, mentre nelle sere d’estate era solito organizzare meravigliose<br />
“giocate di nascondino” non solo con i bambini, ma anche con i giovani più grandi.<br />
Per i motivi sopra elencati, ci invitava a pranzo, ci faceva stare nel <strong>su</strong>o studio, ci<br />
prestava i libri, ci faceva ascoltare musica, ci affascinava con racconti e poneva<br />
domande di ogni tipo, <strong>su</strong>i nostri desideri, <strong>su</strong>i nostri problemi e un giorno ci insegnò<br />
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la preghiera spontanea., facendoci trovare dei foglietti e delle penne ci propose di<br />
scrivere un pensiero, una richiesta alla Ma<strong>don</strong>na, da depositare in un cestino davanti<br />
all’altare.<br />
Una novità assoluta, rispetto alla recita delle preghiere tradizionali e che creò un<br />
coinvolgimento ed una eccitazione pazzeschi, con la produzione di circa 500<br />
bigliettini, perché nes<strong>su</strong>no voleva dimenticare di pregare x qualcuno !!!!<br />
3 P aveva una forza magnetica, tutti si sentivano attratti o quantomeno incuriositi da<br />
questo giovane prete sorridente e mite che ti guardava dritto negli occhi.<br />
In quel periodo gli uomini del paese non frequentavano la chiesa e durante la<br />
celebrazione della messa, stavano fuori dalla porta ad osservare, così un giorno Padre<br />
<strong>Puglisi</strong>, decise di celebrare la messa all’aperto.<br />
Memorabili le <strong>su</strong>e parole quel giorno, chiare semplici e definitive <strong>su</strong>l fatto che la fede<br />
non può essere un’idea, una tradizione e che essere cristiani pretende un<br />
cambiamento nella vita di ciascuno, non a parole, ma concretamente.<br />
E così decise di lanciare la “Crociata del Vangelo”, organizzando degli incontri, detti<br />
Cenacoli, presso le famiglie. In questi incontri si cantava, si leggeva un pezzo di<br />
Vangelo, si commentava e si pregava.<br />
Nel giro di poco tempo, <strong>su</strong>perata l’iniziale diffidenza, tutte le famiglie furono visitate<br />
e messe in relazione tra di loro, non più solo per la parentela, ma per Gesù Cristo e<br />
nel tempo, Padre <strong>Puglisi</strong> riuscì a far comprendere che solo la forza del per<strong>don</strong>o può<br />
<strong>don</strong>are la pace del cuore e che bisogna liberarsi dal fardello dell’odio e non trasferirlo<br />
ai propri figli.<br />
Inoltre, poiché “u parrinu”, che viveva una vita di stile francescano e non sembrava<br />
avere tra i <strong>su</strong>oi obiettivi principali quello dell’alimentazione, cominciò una vera e<br />
propria gara di solidarietà e tutti portavano <strong>don</strong>i alimentari in parrocchia che Padre<br />
<strong>Puglisi</strong> puntualmente ridistribuiva ai più poveri.<br />
Non si curava neanche dell’abbigliamento e siccome c’era molto freddo un giorno,<br />
mio nonno gli regalò un eskimo, uguale al <strong>su</strong>o che Padre <strong>Puglisi</strong> portò sempre.<br />
Divenne “normale” andare in Chiesa non solo la domenica, vennero giovani da<br />
Palermo per la “Settimana del Vangelo” che cantavano e <strong>su</strong>onavano la chitarra<br />
durante le celebrazioni, giocavano e organizzavano gite con i bambini, proiettavano e<br />
commentavano film davanti alla canonica.<br />
Un paese in <strong>su</strong>bbuglio, anzi in festa perenne.<br />
Ricordo quei momenti con grande nitidezza: e commozione per la prima volta avevo<br />
la sensazione che Gesù fosse una persona reale e che seguirlo significava essere<br />
trascinati da una bellezza travolgente e da una passione incredibile per tutta la realtà e<br />
che questo fosse nato a partire dall’incontro con un uomo, 3P appunto, dietro cui era<br />
impossibile non intravedere il volto di Dio.<br />
In quel periodo, Padre <strong>Puglisi</strong> intraprese una vera e propria battaglia culturale per<br />
l’emancipazione femminile che portò a numerosi scontri con i genitori, per<br />
convincerli che non c’era niente di male nel fare le riunioni “maschi e femmine” ,<br />
nell’andare al campeggio o a vedere l’alba <strong>su</strong> Rocca Busambra, o studiare e lavorare,<br />
seppure lontani da casa, a Palermo….<br />
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Fu una battaglia dura, contro i pregiudizi, le riserve ideologiche e l’ignoranza, ma<br />
Padre <strong>Puglisi</strong> tenacemente la vinse.<br />
Vennero organizzati gruppi di studio, seminari <strong>su</strong> temi importantissimi come<br />
l’aborto, il divorzio, il razzismo, la fame nel mondo, il terrorismo, la politica., la<br />
droga.<br />
3 P riteneva interessante tutto, ci forniva libri di letteratura, poesie, teatro, sociologia,<br />
articoli, giornali, audiovisivi, dischi.<br />
Ci faceva studiare le Encicliche e i documenti del Concilio.<br />
Illustrava personalmente le questioni o invitava amici <strong>su</strong>oi a farlo, animava i dibattiti,<br />
fornendo un giudizio <strong>su</strong> tutta la realtà alla luce della fede, dicendo che ogni cristiano<br />
poteva farlo, perché che nel Vangelo c’era ogni risposta cercassimo.<br />
Organizzava campeggi, gite, pellegrinaggi, escursioni naturalistiche alla scoperta del<br />
bosco e dei <strong>su</strong>oi segreti: come quando andammo a Gorgo del Drago, ultima palude<br />
esistente (oggi prosciugata) nel territorio, dove prima di celebrare Messa ci fece una<br />
vera lezione di scienze.<br />
Ricordo il <strong>su</strong>o stupore e il <strong>su</strong>o entusiasmava di fronte ad una libellula o ad un falco<br />
ferito o davanti ad un tramonto o in mezzo ad un campo di frumento o ai piedi della<br />
montagna o facendoci dissetare ad uno ad uno alla sorgente “Oliva” ……<br />
Aveva un’unica preoccupazione che capissimo Chi fosse all’origine di quella<br />
bellezza che si svelava ai nostri occhi.<br />
Si avvaleva per far questo di tutti: mamme, papà, giovani, ragazzi e persino gli<br />
anziani ; la regola era che chiunque poteva lavorare alla messe del Signore, offrendo i<br />
propri talenti, sostenendo i più fragili.<br />
Storica la ristrutturazione dei locali della Parrocchia in occasione di una visita<br />
pastorale di S.E. il Cardinale Pappalardo, che vide tra le “maestranze” tutto il paese,<br />
compreso mio nonno che si offrì di fare da imbianchino<br />
Mitico l’acquisto di un pulmino di 15 ^ mano della Polizia che, tolti lampeggianti e<br />
scritte, venne ridipinto a mano con vernice verde dai ragazzi più grandi e utilizzato<br />
per la prima volta, per portare i ragazzi al mare (si tenga presente che per molti era la<br />
prima volta nella vita !!!)<br />
Si costituì una folta squadra di chierichetti e per la prima volta, vennero ammesse a<br />
questo servizio anche le bambine….<br />
Per la Prima <strong>Comunione</strong> vennero cucite, per la prima volta, delle tunichette uguali<br />
per tutti e le Processioni, per la prima volta, divennero occasioni di preghiera e non<br />
passeggiate confuse e fonti di chiacchere ….<br />
Padre <strong>Puglisi</strong> amava la tradizione, ma voleva che tutto fosse segno di<br />
un’appartenenza vera alla Chiesa e non appena un rito.<br />
Per Natale, dopo la Novena, giocava con noi nel salone Parrocchiale a Tombola e a<br />
Mercante in Fiera, radunando tutti, ma proprio tutti i bambini e i ragazzi del paese,<br />
tant’è che bisognava giocare a gruppetti perché le carte non bastavano !!!<br />
Ogni gesto si concludeva con un canto, una piccolissima riflessione e una preghiera.<br />
Nes<strong>su</strong>no si poteva sottrarre agli inviti affettuosi del sacerdote: i Sacramenti venivano<br />
amministrati, previa preparazione, molte volte “ a domicilio” dei parrocchiani, che<br />
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settimanalmente ricevevano un foglietto con una frase del Vangelo della domenica,<br />
per prepararsi alla Messa.<br />
Padre <strong>Puglisi</strong> non era bigotto, non aveva riserve nei confronti di nes<strong>su</strong>no, accoglieva<br />
tutti, anche quei giovani detti “extraparlamentari” o gli “evangelisti”, di cui c’era una<br />
certa presenza a Godrano. Parlava moltissimo anche con gli anziani.<br />
Sfidava tutti, ma non era arrogante, né le <strong>su</strong>e parole erano altisonanti, ma taglienti sì,<br />
non si prestavano ad equivoci o ad interpretazioni, lui era “Si, si, no,no”.<br />
“Ascoltate gli altri, mangiate con loro, non abbiate fretta, nes<strong>su</strong>n uomo è lontano da<br />
Dio, ma ognuno è libero di rispondere o meno; ogni cuore ha i <strong>su</strong>oi tempi, quando è<br />
pronto si aprirà”<br />
Gli piaceva tanto il canto che diceva : “Andate per le strade in tutto il mondo,<br />
chiamate i miei amici per far festa , c’è un posto per ciascuno alla mia mensa…”<br />
Ci diceva poi che nes<strong>su</strong>no poteva essere felice, se nei luoghi in cui viveva c’era<br />
miseria, ingiustizia, ignoranza, violenza e che il compito principale di ciascuno era<br />
innanzitutto aiutare quel prossimo, quello più vicino a te, il reietto, abbracciandolo<br />
anche solo abbracciandolo.<br />
Dettagli, piccolissimi dettagli che ridisegnarono il volto del paese e sostanzialmente<br />
lo “evangelizzarono” .<br />
Dettagli, semplici dettagli che svelavano come si vive per un Altro.<br />
Fatti i debiti distinguo, non è difficile immaginare che Padre <strong>Puglisi</strong> abbia usato<br />
questo stesso metodo a Brancaccio, luogo dove è stato ucciso.<br />
Così per tutta la mia adolescenza, settimanalmente, continuai ad incontrare Padre<br />
<strong>Puglisi</strong> e stabilii con lui un legame forte e profondo che durò anche quando venne<br />
trasferito a Palermo e nominato Responsabile del Centro Vocazionale .<br />
Andavo spesso a trovarlo, anche perché il Centro si trovava in via Dante, vicino al<br />
mio Liceo, per chiedergli consiglio <strong>su</strong>lla mia vita e <strong>su</strong>lle mie scelte: erano anni duri,<br />
in cui la provocazione ideologica marxista, la faceva da padrona e ci allettava con i<br />
<strong>su</strong>oi ideali di giustizia sociale e rivoluzionari.<br />
Mi ricordo che a questo proposito Padre <strong>Puglisi</strong> diceva che quegli ideali erano giusti,<br />
legittimi, ma che non erano giuste le risposte, il ricorso alla violenza per la loro<br />
affermazione, mi richiamava sempre a cercare la verità ultima delle cose e di non<br />
fermarmi all’ovvio, all’apparenza, alla risposta più semplice. E che quello che<br />
bastava in ogni caso era la fedeltà al Vangelo<br />
Mi diceva sempre di ascoltare il mio cuore e di chiedermi sempre verso dove volevo<br />
che andasse la mia vita “Si, ma verso dove ?” era la <strong>su</strong>a domanda ricorrente ed<br />
incalzante; di fronte ai nostri dubbi e come criterio per le nostre scelte <strong>su</strong>ggeriva<br />
sempre di chiedere le ragioni di tutto, di esaminare ogni cosa, trattenendo il buono<br />
che c’era in tutto, di cercarlo e di fidarci sempre di Gesù che non aveva mai tradito<br />
nes<strong>su</strong>no, anche se era stato tradito e continuava ad esserlo ad opera nostra: “bussate e<br />
vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato…. “<br />
Mi chiamava “Franceeeesca” con la “e” aperta, per il mio modo di parlare<br />
palermitano e considerata la mia e<strong>su</strong>beranza e la facilità di parola che mi<br />
caratterizzava, mi provocava sempre e mi chiedeva di esprimere la mia opinione<br />
continuamente <strong>su</strong> tanti temi scottanti e diceva che il compito di ogni cristiano era<br />
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essere testimone di quello che accade nella vita di ciascuno dopo l’incontro con il<br />
Signore e di come il Signore sia l’unica risposta quella sete di infinito che abita il<br />
cuore di ogni uomo, generando uomini nuovi, uomini veri.<br />
Diceva infatti che la testimonianza era un servizio autentico alla verità, che non può<br />
essere negata né taciuta; si esprime non solo con idee o parole, ma soprattutto<br />
attraverso la vita vis<strong>su</strong>ta, le storie, scelte concrete.<br />
Diceva pure che questa parola nel più antico dei <strong>su</strong>oi significati, etimologicamente<br />
deriva dalla parola greca - martirio - può implicare anche il sacrificio della propria<br />
vita e che bisognava essere pronti per difendere la Verità.<br />
In quel periodo ero entrata a far parte dell’Azione cattolica nella mia Parrocchia, ma<br />
ero insoddisfatta, irrequieta, non mi bastava e lui mi disse di riflettere <strong>su</strong>lla mia<br />
Vocazione, di capire il modo particolare con cui il Signore voleva essere seguito da<br />
me, di cercare il carisma più adatto a me.<br />
Un giorno gli dissi che avevo incontrato all’Università, una ragazza di <strong>Comunione</strong> e<br />
<strong>Liberazione</strong> e che questo Movimento mi piaceva molto per il modo in cui si<br />
proponeva e che in un libro del <strong>su</strong>o fondatore Don Luigi Giussani, Tracce di<br />
esperienza cristiana, avevo trovato le stesse cose che lui ci aveva sempre detto ed in<br />
particolare che:<br />
“La fede è riconoscere una Presenza eccezionale, la Presenza dell'infinito tra noi, in<br />
carne ed ossa. Riconoscere la Presenza di Cristo. La fede è un metodo di conoscenza<br />
che impegna nel <strong>su</strong>o avvenimento la totalità della persona.”<br />
O a proposito della cultura: “la cultura è lo svilupparsi di una riflessione critica e<br />
sistematica <strong>su</strong>ll'esperienza, attuata a partire da un fattore determinante... Il fattore<br />
determinante, genetico, di una cultura cristiana è Cristo “<br />
O ancora a proposito di amicizia: “L'amicizia è una compagnia guidata al destino “<br />
A quel punto, Padre <strong>Puglisi</strong> mi disse sorridendo: “Vai, questa è la tua strada, questo è<br />
il cammino che devi fare ed è <strong>su</strong> questa strada che ci incontreremo per sempre ! “, e<br />
poi sempre sorridendo aggiunse: “ l’unico dubbio è che quando ti conosceranno,<br />
dovranno chiamarsi – <strong>Comunione</strong> e Disperazione!“<br />
Quello fu uno degli ultimissimi incontri, perché poi lo trasferirono a Brancaccio ed io<br />
andai a lavorare a Milano.<br />
Capii <strong>su</strong>bito che Brancaccio sarebbe stato per lui un luogo difficile, ma mi fu chiaro<br />
che non si sarebbe mai sottratto alla <strong>su</strong>a missione, né che avrebbe adottato mi<strong>su</strong>re<br />
cautelative o rinunciato al <strong>su</strong>o modo di essere un sacerdote di Dio, solo un sacerdote<br />
e nient’altro…<br />
Quando seppi della <strong>su</strong>a morte, compresi infatti, che non era <strong>su</strong>ccesso altro che<br />
quello che ci aveva detto e testimoniato tutta la vita:<br />
«Il discepolo di Cristo è un testimone. La testimonianza cristiana va incontro a<br />
difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà<br />
valore alla testimonianza. Ricordate S. Paolo: "Desidero ardentemente persino<br />
morire per essere con Cristo". Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione<br />
che trascende persino la vita». (Padre <strong>Pino</strong> <strong>Puglisi</strong>)<br />
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Padre <strong>Pino</strong> <strong>Puglisi</strong> è un infaticabile educatore, un testimone innamorato del Suo<br />
Signore e di questo amore vis<strong>su</strong>to fino in fondo, sono stata testimone anch’io e ne<br />
ringrazio Dio.<br />
Francesca Pomara<br />
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