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Il controllo dei fulmini con il laser - Kataweb

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o<br />

E<br />

o<br />

LAMPI PER ANNO<br />

PER CHILOMETRO QUADRATO<br />

Malia E<br />

0,1 0,5 1,0 2,0 3,0 4,0 6,0 8,0<br />

Non meraviglia dunque che da sempre<br />

si cerchino modi per prevenire i danni<br />

causati dai <strong>fulmini</strong>. Al <strong>con</strong>trario degli<br />

antichi, che tentavano di proteggersi offrendo<br />

sacrifici agli <strong>dei</strong>, scienziati e tecnici<br />

hanno escogitato soluzioni che si<br />

sono rivelate abbastanza valide. Spesso,<br />

per evitare gli effetti più gravi, basta<br />

montare sugli edifici para<strong>fulmini</strong> accuratamente<br />

collegati a terra, come Franlclin<br />

propose per primo dopo aver effettuato<br />

<strong>il</strong> suo esperimento <strong>con</strong> l'aqu<strong>il</strong>one<br />

nel 1752. In un primo tempo egli era<br />

<strong>con</strong>vinto che la bacchetta appuntita fosse<br />

efficace perché «<strong>il</strong> fuoco elettrico...<br />

verrebbe estratto s<strong>il</strong>enziosamente dalla<br />

nube prima di essersi avvicinato a sufficienza<br />

per colpire»; in seguito però si rese<br />

<strong>con</strong>to che questi dispositivi funzionano<br />

o incanalando la scarica o deviandola<br />

lontano. Lo stesso principio - ossia quello<br />

di deflettere anziché prevenire la scarica<br />

- è alla base <strong>dei</strong> metodi di protezione<br />

più recenti, nonché <strong>dei</strong> nostri tentativi<br />

di <strong>con</strong>trollare i <strong>fulmini</strong> <strong>con</strong> <strong>il</strong> <strong>laser</strong>.<br />

Densità <strong>dei</strong> lampi da nube a suolo (1989-1993)<br />

La National Lightning Detection Network, ora gestita dalla Global Atmospherics di Tucson, è<br />

una rete per <strong>il</strong> <strong><strong>con</strong>trollo</strong> dell'attività <strong>dei</strong> <strong>fulmini</strong> in tutti gli Stati Uniti. Come indica la cartina, la<br />

densità <strong>dei</strong> lampi varia enormemente da una zona all'altra del paese. Individuando <strong>il</strong> momento<br />

esatto e la direzione degli impulsi elettromagnetici associati ai <strong>fulmini</strong>, la rete di sensori può localizzare<br />

la posizione di singoli lampi e stimarne la potenza. <strong>Il</strong> riquadro mostra i numerosi lampi<br />

che hanno colpito la Florida occidentale durante un temporale primaver<strong>il</strong>e.<br />

partire dalla fine degli anni settan-<br />

A ta, ricercatori della State University<br />

of New York ad Albany stab<strong>il</strong>irono<br />

una piccola rete di antenne direzionali<br />

<strong>con</strong> lo scopo di localizzare scariche<br />

elettriche da nube a suolo in un'area limitata<br />

dello Stato di New York. Per<br />

tutti gli anni ottanta questa rete di rivelatori<br />

specializzati è stata a poco a poco<br />

ampliata includendo altri Stati, e dal<br />

1991 (anno in cui è iniziato <strong>il</strong> funzionamento<br />

commerciale) è in grado di individuare<br />

la comparsa di <strong>fulmini</strong> in ogni<br />

zona degli Stati Uniti.<br />

Denominata National Lightning Detection<br />

Network, questa vasta rete <strong>con</strong>siste<br />

di circa 100 stazioni che tengono<br />

sotto <strong><strong>con</strong>trollo</strong> i <strong>fulmini</strong> individuando<br />

<strong>il</strong> momento esatto e la direzione degli<br />

impulsi di energia elettromagnetica<br />

prodotti da queste scariche. Le stazioni<br />

trasmettono i loro dati, tramite satelliti<br />

per telecomunicazioni, a un centro<br />

di <strong><strong>con</strong>trollo</strong> situato a Tucson, in Arizona,<br />

dove un calcolatore elabora le<br />

informazioni e diffonde <strong>con</strong>tinuamente<br />

rapporti sull'attività <strong>dei</strong> <strong>fulmini</strong>. Questo<br />

servizio è sfruttato da centinaia di<br />

utenti, fra cui diverse società di produzione<br />

di energia elettrica, linee aeree e<br />

persino lo US Strategie Air Command.<br />

Le compagnie produttrici di elettricità,<br />

per esempio, sono riuscite a risparmiare<br />

oltre mezzo m<strong>il</strong>ione di dollari al-<br />

l'anno ut<strong>il</strong>izzando queste informazioni<br />

per inviare rapidamente gli addetti alle<br />

riparazioni in siti che potrebbero essere<br />

colpiti a breve scadenza o dove<br />

un fulmine ha appena danneggiato la<br />

linea. Ma i responsab<strong>il</strong>i di installazioni<br />

particolarmente esposte a rischi - fra<br />

cui le centrali nucleari e le stazioni di<br />

distribuzione di energia elettrica - vorrebbero<br />

disporre di metodi ancora più<br />

avanzati per ridurre la minaccia <strong>dei</strong><br />

<strong>fulmini</strong>.<br />

Fra i tentativi di soddisfare questa<br />

necessità si inquadrano le ricerche <strong>con</strong>dotte<br />

in un laboratorio davvero unico,<br />

situato presso Starke, in Florida. Nel<br />

1993 due di noi (Bernstein e Stahlkopf),<br />

insieme <strong>con</strong> altri membri dell'Electric<br />

Power Research Institute di Palo<br />

Alto, in California, hanno <strong>con</strong>cluso<br />

un accordo <strong>con</strong> la Power Technologies<br />

di Schenectady (New York) per costruire<br />

uno speciale impianto presso<br />

l'installazione di Camp Blanding della<br />

Florida National Guard, allo scopo di<br />

valutare la suscettib<strong>il</strong>ità di varie strutture<br />

sotterranee e aeree ai danni prodotti<br />

dai <strong>fulmini</strong>. Anziché attendere una scarica<br />

casuale, i ricercatori che lavorano<br />

in questo sito (attualmente gestito dal-<br />

l'Università della Florida) possono indurre<br />

i <strong>fulmini</strong> ut<strong>il</strong>izzando piccoli razzi<br />

che trascinano un sott<strong>il</strong>e cavo collegato<br />

a terra.<br />

Contrariamente a queste scariche artificiali,<br />

un fulmine naturale ha inizio<br />

<strong>con</strong> una fase di precursore a malapena<br />

visib<strong>il</strong>e, che si propaga dalla nube verso<br />

<strong>il</strong> suolo «a scatti», sottraendo elettroni<br />

alle molecole <strong>dei</strong> gas atmosferici<br />

e creando un canale di aria ionizzata<br />

che funge da <strong>con</strong>duttore. Immediatamente<br />

dopo che <strong>il</strong> precursore ha colpito<br />

<strong>il</strong> suolo, si verifica la luminosa e violenta<br />

«fase di ritorno».<br />

Come accade per la fase di precursore,<br />

quella di ritorno, che trasporta una<br />

corrente variab<strong>il</strong>e da alcune migliaia di<br />

ampere fino a 300 000 ampere (per<br />

avere un'idea della portata del fenomeno<br />

si <strong>con</strong>sideri che i cavi elettrici domestici<br />

non trasportano mai più di<br />

qualche decina di ampere), è alimentata<br />

dall'enorme differenza di potenziale<br />

(centinaia di m<strong>il</strong>ioni di volt) fra <strong>il</strong> suolo<br />

e le sovrastanti nubi temporalesche.<br />

Questo lampo accecante si propaga a<br />

una velocità che può arrivare quasi a<br />

metà di quella della luce, e l'intensissima<br />

corrente elettrica trasportata può distruggere<br />

fac<strong>il</strong>mente un oggetto posto<br />

sul suo cammino.<br />

Così come i razzi che trascinano cavi<br />

‘. collegati a terra rappresentano<br />

una versione moderna dell'esperimento<br />

di Franklin, riteniamo che nel prossimo<br />

futuro fasci <strong>laser</strong> possano fungere da<br />

para<strong>fulmini</strong> ad alta tecnologia, in grado<br />

di deviare i <strong>fulmini</strong> da siti critici, dove<br />

potrebbero procurare danni particolarmente<br />

gravi. Già qualche decina di anni<br />

fa, alcuni pionieri immaginarono di ut<strong>il</strong>izzare<br />

i <strong>laser</strong> per creare un canale di<br />

In svariati esperimenti sul campo si usano piccoli razzi per<br />

provocare i <strong>fulmini</strong>. Gli speciali ordigni portano alla base<br />

un rocchetto di cavo sott<strong>il</strong>e, collegato a terra, che si svolge<br />

durante <strong>il</strong> volo. <strong>Il</strong> primo lampo indotto in questo modo<br />

segue <strong>il</strong> f<strong>il</strong>amento di rame e dà origine a un canale <strong>con</strong>dut-<br />

Le folgoriti hanno origine quando un<br />

fulmine penetra nel suolo sabbioso e lo<br />

fonde lungo la sua traiettoria. Questo<br />

esempio mostra come un fulmine sia<br />

riuscito a raggiungere un cavo sotterraneo<br />

che, sepolto a un metro di profondità,<br />

era ritenuto in posizione sicura.<br />

aria ionizzata capace di <strong>con</strong>durre corrente.<br />

Ma i loro tentativi - anche quelli<br />

<strong>con</strong>dotti <strong>con</strong> i <strong>laser</strong> più potenti disponib<strong>il</strong>i<br />

all'epoca - non ebbero successo.<br />

Questi <strong>laser</strong> ionizzavano l'atmosfera in<br />

maniera così completa da renderla<br />

pressoché opaca al fascio, che non poteva<br />

penetrarvi ulteriormente.<br />

Due gruppi di scienziati giapponesi<br />

hanno recentemente tentato di superare<br />

questa difficoltà ut<strong>il</strong>izzando potenti <strong>laser</strong><br />

infrarossi. Anziché cercare di ottenere<br />

un canale <strong>con</strong>tinuo di particelle<br />

ionizzate, questi studiosi hanno escogitato<br />

un modo per <strong>con</strong>centrare uno o<br />

più fasci <strong>laser</strong> in una serie di punti successivi,<br />

in modo da creare una «linea<br />

tratteggiata» di bolle di plasma separate<br />

lungo <strong>il</strong> percorso desiderato per<br />

<strong>il</strong> fulmine. In prove di laboratorio sono<br />

così riusciti a produrre una scarica<br />

<strong>con</strong>trollata lunga oltre 7 metri. Tuttavia<br />

questo risultato è stato ottenuto solo<br />

<strong>con</strong> campi elettrici estremamente intensi,<br />

in <strong>con</strong>dizioni in cui le molecole<br />

dell'aria erano già in procinto di spezzarsi<br />

spontaneamente.<br />

Due di noi (Diels e Zhao) hanno seguito<br />

un'altra via, ut<strong>il</strong>izzando radiazione<br />

ultravioletta emessa da un <strong>laser</strong> a<br />

energia relativamente bassa. A prima<br />

vista, la tecnica non sembra molto promettente.<br />

Questi fasci non sono particolarmente<br />

efficaci nello ionizzare le mo-<br />

lecole dell'aria sulla loro traiettoria, e i<br />

pochi elettroni che vengono staccati dai<br />

loro atomi per effetto della radiazione<br />

ultravioletta si combinano rapidamente<br />

<strong>con</strong> le circostanti molecole di ossigeno<br />

neutro, formando anioni ossigeno (che<br />

ridu<strong>con</strong>o la <strong>con</strong>duttività del canale).<br />

Nonostante ciò, questo metodo è in grado<br />

di produrre una ionizzazione uniforme<br />

lungo una traiettoria diritta di <strong>con</strong>siderevole<br />

lunghezza. <strong>Il</strong> canale ionizzato<br />

funge allora da parafulmine e <strong>con</strong>centra<br />

così intensamente <strong>il</strong> campo elettrico alla<br />

sua estremità che, davanti a essa,<br />

l'atmosfera si ionizza, prolungando ulteriormente<br />

<strong>il</strong> canale <strong>con</strong>duttore.<br />

Abbiamo anche scoperto che, se si<br />

dirige un se<strong>con</strong>do fascio <strong>laser</strong>, alle lun-<br />

tore di aria ionizzata; scariche successi\ e appartenenti allo<br />

stesso evento (che possono succedersi ripetutamente nel giro<br />

di una frazione di se<strong>con</strong>do) percorrono cammini sempre<br />

più tortuosi a causa del vento che deforma <strong>il</strong> canale <strong>con</strong>duttore<br />

(a destra).<br />

48 LE SCIENZE n. 350, ottobre 1997 LE SCIENZE n. 350, ottobre 1997 49

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