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B 2007 - FSE

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ANDREA PADOIN<br />

Un film. Visto con quelle<br />

apparecchiature semiprofessionali<br />

dotate di jog-shuttle che ti<br />

permettono di fare le moviole, di arrestare le<br />

immagini, di ritornare indietro alla velocità<br />

voluta e poi di schizzare alla scena successiva<br />

in un lampo. Cosa vedo? Una giornata della<br />

mia vita. Tutta, dal mattino, quando mi alzo<br />

dal letto (o fouton, o cuccetta, o branda o...<br />

abbiamo detto che siamo liberi, no?) alla sera<br />

quando mi corico. Sminuzzo il film in ogni<br />

singola azione svolta: prendo la scatola dei<br />

biscotti dall’armadietto, scaldo il latte nel<br />

microonde, mi vesto, metto le scarpe, mi<br />

trucco (beh, spero non molto, giusto un filo di<br />

eyeliner attorno all’occhio, per accentuarne la<br />

profondità...), esco, cammino (come<br />

cammino?), entro in un luogo... Per ogni<br />

azione metto il fermo immagine e mi chiedo<br />

quali processi mentali me l’hanno fatta fare:<br />

perché in quel modo, perché lì, in quel<br />

momento, semplicemente quali scelte ho<br />

fatto. Nuova scena: in una libreria. Sto<br />

comprando un libro che si intitola “Eredi”<br />

(l’autore non ve lo dico) che parla di tutte<br />

quelle belle storielle che danno da lavorare ai<br />

giornalisti quando non c’è nulla di meglio da<br />

dire, tipo Erika e Omar, o – qualche anno<br />

prima – Pietro Maso. Tutta bella gente,<br />

giovani liberi, persone normali, che un giorno<br />

si svegliano e decidono di massacrare la<br />

propria famiglia. Io sono lì in libreria che<br />

sfoglio le pagine del libro, ed intanto penso al<br />

film, e penso a voi. Che - a parte pochi<br />

sparuti casi - non avete voluto mandare i<br />

vostri commenti al mio primo papocchione<br />

sulla libertà; forse perché non lo avete letto<br />

(CdM, si sa, viene usato spesso solo per<br />

accendere il fuoco in uscita), o forse perché<br />

avete preferito astenervi. Bravi, per me<br />

26 Carnet di Marcia b•<strong>2007</strong><br />

Sale in Zucca<br />

De Libertate<br />

disputandum est<br />

meglio così, con tutte le cose che ho da fare,<br />

un marasma di email non lo avrei gradito.<br />

Forse avrei potuto creare un blog, con un bel<br />

forum, molto più alla moda. Così davo la<br />

possibilità a tutti di entrare anonimamente,<br />

vedere se qualcun altro faceva il primo passo,<br />

ed eventualmente andargli dietro con<br />

qualche timida affermazione. E poi sul blog ci<br />

possiamo iscrivere con i nick-name più<br />

impensabili, e così l’anonimato è assicurato. E<br />

finisce tutto a tarallucci e vino, con “Titty89”<br />

che saluta tutte le amiche incontrate<br />

domenica fuori dal Planet e “RoccoTheBest”<br />

che finisce con un fragoroso Forza Roma.<br />

Oppure potevo lasciarvi un numero di<br />

cellulare; con un po’ di fortuna, aiutato<br />

magari dalle promozioni dei periodi natalizipasquali-ferragostani,<br />

avrei ricevuto una<br />

marea di sms. È finita l’era di quelli contratti<br />

(quando anche si scriveva anke)... adesso col<br />

T9 non serve più. E spesso neanche ci

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