COLLANA DI STUDI MESOPOTAMICI - Aracne Editrice

COLLANA DI STUDI MESOPOTAMICI
2

Direttore
Claudio Saporetti
Centro Studi Diyala, Roma
Comitato scientifico
Angelo Ghiroldi
Archeologo
Giovanna Matini
Ruprecht–Karls–Universität, Heidelberg
Serena Ticca
Università di Cagliari
Salvatore Viaggio
Accademia delle Antiche Civiltà, Milano

COLLANA DI STUDI MESOPOTAMICI
La Collana di Studi Mesopotamici nasce con l’intento di fornire ad
un pubblico di lettori appassionati, o anche semplicemente curiosi,
una serie di volumi sull’antica civiltà della Mesopotamia che siano
di assoluto rigore scientifico, ma al tempo stesso di argomento e lettura
non limitati allo stretto mondo degli specialisti.
Il Comitato Scientifico, presieduto da Claudio Saporetti, è composto
di esperti filologi ed archeologi che hanno avuto esperienze di
insegnamento e di lavoro sul campo: Angelo Ghiroldi, Giovanna
Matini, Serena Ticca e Salvatore Viaggio.

Claudio Saporetti
Perché il Male?
Il problema nella Mesopotamia antica
con un contributo bibliografico di
Giovanna Matini

Copyright © MMXII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
info@aracneeditrice.it
via Raffaele Garofalo, 133/A–B
00173 Roma
(06) 93781065
ISBN 978–88–548–4987–7
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: luglio 2012

Ricordando Bent

11 Elenco delle abbreviazioni utilizzate
15 Premessa
9
Indice
17 Capitolo I
Voglio lodare il signore della sapienza (Ludlul bēl nēmeqi - Il
Giusto sofferente)
1. Tavola 1, 17 - 2. Tavola 2, 34 - 3. Tavola 3, 44 - 4. Tavola 4, 53
61 Capitolo II
Vieni, saggio, lascia che ti parli (La Teodicea babilonese)
91 Appendice I
Non solo Ludlul, non solo Teodicea
95 Capitolo III
Schiavo! Sii sempre dʼaccordo con me! (Arad mitanguranni - Il
Dialogo del pessimismo)

10
Indice
123 Appendice II
Una bibliografia ragionata (a cura di Giovanna Matini)
1. Ludlul bēl nēmeqi (Lambert, BWL, 21-62), 123 - 2. Teodicea babilonese
(Lambert, BWL, 63-91), 130 - 3. Dialogo del pessimismo (Lambert, BWL,
139-149), 133
139 Capitolo IV
Giobbe: il “parallelo” biblico
145 Capitolo V
Qualche conclusione

Elenco delle abbreviazioni utilizzate
AB «Assyriologische Bibliothek»
ABRT Craig, J.A., Assyrian and Babylonian Religious Texts I,
AB 13 (1985)
AHw von Soden, W., Akkadisches Handwörterbuch I-III,
Wiesbaden 1959-1981
AfO «Archiv für Orientforschung»; Beih. = Beiheft
ANET Pritchard, J.B. (ed.), Ancient Near Eastern Texts Relating
to the Old Testament (Princeton)
AnSt. «Anatolian Studies. Journal of the British Institute of
Archaeology at Ankara»
AO «Der Alte Orient. Gemeinverständliche Darstellungen»
AOF «Altorientalische Forschungen. Schriften zur Geschichte
und Kultur des Alten Orients»
AOS «American Oriental Series»
AOAT «Alter Orient und Altes Testament»
Babyloniaca «Babyloniaca. Études de philologie assyrobabylonienne»
BBK «Berliner Beiträge zur Keilschriftforschung»
BiOr. «Bibliotheca Orientalis»
BWL Lambert, W.G., Babylonian Wisdom Literature (Oxford
1960)
CAD Oppenheim, A.L. - Reiner, E. et al. (edd.), The Assyrian
Dictionary of the Oriental Institute of the University
of Chicago, Chicago 1956-2011
CM «Cuneiform Monographs»
CT «Cuneiform Texts from Babylonian Tablets in the
British Museum»
CTN «Cuneiform Texts from Nippur»
EVO «Egitto e Vicino Oriente. Rivista della Sezione Orientalistica
dellʼIstituto di Storia Antica, Università degli
Studi di Pisa»
FAOS «Freiburger Altorientalische Studien»
11

12
Elenco delle abbreviazioni utilizzate
HSAO «Heidelberger Studien zum Alten Orient»
JA «Journal Asiatique»
JAOS «Journal of the American Oriental Society»
JBL «Journal of Biblical Literature»
JEOL «Jaarbericht van het Vooraziatisch-Egyptisch
Gezelschap “Ex Oriente Lux”»
JNES «Journal of Near Eastern Studies»
JCS «Journal of Cuneiform Studies»
JSem «Journal for Semitics»
JSS «Journal of Semitic Studies»
KAR I Ebeling, E., Keilschrifttexte aus Assur religiösen Inhalts
I, WVDOG 28 (Leipzig 1915-1919)
KAR II Ebeling, E., Keilschrifttexte aus Assur religiösen Inhalts
II, WVDOG 34 (Leipzig 1923)
LKA Ebeling, E., Literarische Keilschrifttexte aus Assur
(Berlin 1953)
MDOG «Mitteilungen der Deutschen Orient-Gesellschaft zu
Berlin»
MVAG «Mitteilungen der Vorderasiatischen Gesellschaft»
NABU «Nouvelles Assyriologiques Brèves et Utilitaires»
OA «Oriens Antiquus. Rivista del Centro per le antichità e
la storia dellʼarte del Vicino Oriente»
OIP «Oriental Institute Publications»
OECT «Oxford Editions of Cuneiform Texts»
OrNS «Orientalia Nova Series»
PAPS «Proceedings of the American Philosophical Society»
PSBA «Proceedings of the Society of Biblical Archaeology»
IV R 1 Rawlinson, H.C., A Selection from the Miscellaneous
Inscriptions of Assyria. The Cuneiform Inscriptions of
Western Asia IV 1 (London 1875)
IV R 2 Rawlinson, H.C., A Selection from the Miscellaneous
Inscriptions of Assyria. The Cuneiform Inscriptions of
Western Asia IV 2 (London 1891)

Elenco delle abbreviazioni utilizzate
V R Rawlinson, H.C., A Selection from the Miscellaneous
Inscriptions of Assyria. The Cuneiform Inscriptions of
Western Asia V (London 1875)
RA «Revue d’Assyriologie et d’Archéologie Orientale»
SAAB «State Archives of Assyria. Bulletin»
SAACT «State Archives of Assyria. Cuneiform Texts»
SBH Reisner, G., Sumerisch-babylonische Hymnen nach
Thontafeln griechischer Zeit (Berlin 1896)
STT «The Sultantepe Tablets»
TAPS «Transactions of the American Philosophical Society»
TUAT «Texte aus der Umwelt des Alten Testaments»
VS «Vorderasiatische Schriftdenkmäler der staatlichen
Museen zu Berlin»
VT «Vetus Testamentum»; Suppl. = Supplement
WVDOG «Wissenschaftliche Veröffentlichungen der Deutschen
Orient-Gesellschaft»
ZA «Zeitschrift für Assyriologie und verwandte Gebiete»
ZAH «Zeitschrift für Althebraistik»
ZAW NF «Zeitschrift für die alttestamentliche Wissenschaft.
Neue Folge»
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15
Premessa
Riporto qui le mie traduzioni dall’originale cuneiforme (accompagnandole
con i miei commenti) di due opere mesopotamiche (già note,
ma forse non troppo), in cui è trattato il problema del “male” che gli
uomini devono sopportare e soffrire.
La prima è chiamata in genere Il Giusto sofferente, ma porta talvolta,
come titolo, le prime parole del testo: Ludlul bēl nēmeqi. Alla
seconda è stato dato il nome di Teodicea babilonese.
Qui sono citate così come era uso a quei tempi, e cioè proprio con
le prime parole del testo, tuttavia nella loro traduzione italiana. La
prima: «Voglio lodare il Signore della sapienza». La seconda: «Vieni,
saggio, lascia che ti parli».
Si tratta di due opere che purtroppo talvolta hanno profonde lacune
ma che sono utilissime a chi voglia approfondire la mentalità di quelle
antiche popolazioni, in particolare la loro reazione all’eterno problema
del “male” sulla terra, così difficile da spiegare e da giustificare.
Come corollario vi aggiungo un’altra opera con cui ho avuto a che
fare in passato, generalmente nota come Dialogo del pessimismo o,
dalle prime parole del testo, Arad mitanguranni, che nella traduzione
italiana fa: «Schiavo! Sii sempre d’accordo con me!».
Dedico poi un capitoletto al noto (questo sì) Libro biblico di Giobbe,
il logico pendant delle due operette mesopotamiche.

16
Premessa
Infine ho voluto forse indulgere troppo, in chiusura, nell’esprimere
un mio parere, suscitato da un libro di Augias-Mancuso. Non sono però
molte pagine, e potranno essere facilmente evitate dai lettori a cui
non interessano.
Ho preferito ridurre le note alla fine di ogni capitolo (tranne che per
il primo, Il Giusto sofferente, dove sono collocate alle fine di ognuna
delle sue quattro suddivisioni), e pubblicare a parte una “Bibliografia
ragionata” delle tre operette mesopotamiche, risultato di una ricerca di
Giovanna Matini, in cui è confluita la bibliografia raccolta per la
composizione del testo.
Nelle traduzioni le parentesi quadre indicano integrazioni, mentre
quelle tonde servono per una miglior comprensione del testo.
Punti interrogativi in apice ad una parola indicano che la traduzione
non è sicura, mentre i punti esclamativi indicano quale debba essere la
parola nonostante l’inesattezza del testo.
La mia riconoscenza va ovviamente, come sempre, alla Casa Editrice
Aracne che ha accettato questo lavoro, ed anche a Gianfranco Saporetti
e Giovanna Matini che mi hanno dato una mano nella sua impostazione
tipografica, secondo i dettami suggeriti.

1. Tavola 1
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Capitolo I
Voglio lodare il signore della sapienza
(Ludlul bēl nēmeqi – Il Giusto sofferente)
«Tutti sanno che se la sua famiglia non fosse così influente, non sarebbe
arrivato nemmeno a lavare i pavimenti».
Questa frase, banale quanto si vuole e certamente non estratta da
una luminosa opera letteraria 1 , tuttavia è tremendamente emblematica.
Da che mondo è mondo milioni di uomini si sono sempre chiesti
(spesso a ragione) perché mai, a fronte di una propria condizione faticosa
e spesso penosa, il vicino di casa, il dirimpettaio, il coinquilino
del pianerottolo godesse di una vita felice e fortunata. Spesso non meritandola,
o comunque meritandola molto meno.
Perché? È sempre stato un interrogativo angosciante.
Il merito calpestato, il demerito esaltato, magari premiato. Disgrazie,
affanni, lutti e via dicendo a confronto con la paciosa serenità di
chi, si sa, non è onesto, ha fatto fortuna con l’inganno, è nato con due
camicie, ha degli appoggi importanti, amicizie potenti, se la fa con la
mafia. Ed ha tutto. Di più: chissà perché, gode anche di una salute di
ferro. Maledetto!
È il destino? La sorte, la provvidenza, la cieca fortuna, Dio, il fato,
i crudeli Superni, i beffardi demonietti? Insomma cos’è? E perché?

18
Capitolo I
Una risposta a questo quesito mette in moto gli infiniti complicati
ingranaggi della filosofia, della religione, della teologia,
dell’esoterismo, insomma di tutto.
È una faccenda di giustizia. O meglio: di ingiustizia.
Se così, bisognerebbe lasciare da parte Dio: Dio non può essere ingiusto,
non può premiare i malvagi e prendersi gioco dei giusti.
È il pensiero di sempre, che il Cristianesimo tenta di risolvere trasferendo
il tutto su di un piano diverso, un “al di là” che non è questo
“al di qua” che con Dio c’entra poco, anzi lo tenta con le sue ricchezze
ed infine l’ammazza, tanto da fargli dire: «Il mio regno non è di questo
mondo» (dichiarando con ciò, inevitabilmente ed indubitabilmente,
la limitatezza della sua potenza).
Il Fato? È questo oscuro misterioso potere che consente agli dèi di
agire come gli pare e di dominare uomini e mondo, ma in realtà li manovra
come marionette nelle sue mani, sottomessi ai suoi voleri, poteri,
pensieri?
Anche oggi sono più vivi che mai, nell’uomo qualunque ed un po’
meno qualunque, i quesiti sconcertanti sulla giustizia divina in questa
valle di lacrime. Da una parte fulminee carriere, dall’altra lo scienziato
che non riesce a schiodarsi dal suo posto modesto e limitato. E poi la
“fortuna”, che va a braccetto con la “sfortuna”: l’onesto Tramaglino
che nasce a due passi dal suo potente e malvagio persecutore e che, se
arriva ad un porto felice attraverso Azzeccagarbugli, pollame che si
autobecca, latinorum, osti da Luna Piena, peste e quant’altro, è solo
perché glielo concede uno scrittore cattolico che l’ha inventato e gli
vuol bene.
Ma nessuno scriveva una storia dall’esito felice per il povero servo
della gleba, nato anche lui a due passi dal suo dominatore, dal padrone
del castello e dei cervi che pascolano nelle vaste tenute, un padrone
che lo sfrutterà per una vita e forse gli prenderà, al momento opportuno,
in anteprima la moglie.
Mille sono i passi della letteratura pieni dello straziante quesito. E
questo numero “mille” me ne ricorda uno, contenuto nelle Mille e una
notte nella versione di Khawam (Fabbri 2001, 132):

Voglio lodare il signore della sapienza
«O potenza della frustrazione esercitata dal mondo,
cessa di agire contro di me!
Oppure, cancella tutto d’un colpo solo!
Sono uscito in cerca del mio cibo, e mi hanno detto
che ero scomparso da questo mondo!
Nulla ricevo
in nome della fortuna,
e neppure ricevo grazie al mestiere
in cui lavora la mia mano.
Quanti ignoranti
vivono nell’opulenza!
Quanti uomini istruiti, al contrario,
hanno in sorte solo la miseria!
. . .
I rovesci del mondo umiliano l’uomo
di buona tempra, mentre innalzano
l’uomo abietto che meriterebbe di esser messo
ancor più in basso del suo tristo sito.
. . .
Non stupirti di vedere l’uomo di pregio
in povertà, mentre il mascalzone
si pavoneggia nel suo regno
come (se fosse) un cavallo di razza».
1. Voglio lodare il signore della sapienza, il dio pre[muroso],
Bella frase d’inizio della prima Tavola d’un lungo discorso 2 che un
uomo ancora più antico, nato in Mesopotamia, ha pronunciato per lamentarsi,
anche lui, di pene e di affanni. È come mettere le mani avanti:
per carità, dio, non offenderti se mi metto a gemere, non metto in
dubbio la tua sapienza. È un dato accertato, inoppugnabile, indiscutibile
(solo che proprio non la capisco).
Oppure, visto che poi sapremo come andrà a finire la sua storia, è
una lode iniziale che anticipa quella finale, dato che poi tutto andrà per
19

20
Capitolo I
il meglio, nonostante le strane incomprensibili intraducibili ubbìe di
questa singolare divinità onnipotente:
2. (il dio) [furio]so di notte, tranquil[lo di giorno],
3. Marduk, signore della sapienza, il dio prem[uroso],
4. [rabbio]so di notte, tranquillo di gio[rno].
5. La su[a] furia circonda come un uragano,
6. (ma) il suo soffio è buono come brezza mattutina.
7. Non ha pari la sua collera, il suo furore (è) un diluvio,
8. (ma) il suo umore è caritatevole, il suo animo pietoso.
9. I cieli non (possono) trattenere tutto quanto (c’è) nelle sue
mani 3 ,
10. (ma) la sua mano gentile ritarda la morte.
11. Marduk: i cieli non (possono) trattenere tutto quanto c’è
nelle sue mani,
12. (ma) la sua mano gentile ritarda la m[orte].
È un dio che non si capisce: una volta impedisce, un’altra permette,
una volta è irato e fa una paura tremenda, un’altra è dolce e ti accarezza.
A volte distrugge come un diluvio, altre invece dispensa i suoi doni,
permette che la vita un po’ si prolunghi, prima di conoscere
l’abisso dei morti.
Un dio mutevole, un dio bizzarro, che bisogna tenersi buono, non si
sa mai come può reagire.
Ecco dunque una sequela di esempi negativi e positivi sulla sua infinita
capacità di far del male, ma anche della sua incredibile potenza
nel fare del bene.
13. Le tombe si spalancano alla sua furia,
14. (ma se) cambia (d’umore) fa sollevare i caduti dal disastro.
15. (Se) guarda malevolmente, le divinità tutelari 4 se ne stanno
lontano,
16. (ma se) guarda benevolmente verso colui che il dio-Sole ha
allontanato, (allora) lo ristabilisce.
17. La sua pesante punizione è certamente pericolosa,
18. ma è misericordioso e subito torna (ad essere mite) come
una partoriente.