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Vincoli parentali e divieti matrimoniali - Università di Palermo

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A. Cusmà Piccione, <strong>Vincoli</strong> <strong>parentali</strong> e <strong><strong>di</strong>vieti</strong> <strong>matrimoniali</strong> [p. 189-278]<br />

l’in<strong>di</strong>cazione ‘Roma’ nella subscriptio facesse riferimento alla<br />

pubblicazione della costituzione, forse avvenuta nello stesso anno ma<br />

successivamente al 6 novembre (data nella quale Giuliano venne assunto<br />

alla <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> Cesare), come l’inscriptio lascerebbe supporre.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista sostanziale, la legge inter<strong>di</strong>ce, per la prima volta<br />

nell’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co romano (‘etsi licitum veteres cre<strong>di</strong>derunt’), 181<br />

le nozze tra cognati, 182 nella duplice tipologia del matrimonio (‘...<br />

huiusmo<strong>di</strong> nubtiis’) con la moglie del fratello e del matrimonio con la<br />

sorella della moglie; da queste unioni – avverte il legislatore – tutti<br />

(‘universi’) devono astenersi. Alla prescrizione non segue la minaccia <strong>di</strong><br />

una sanzione, né afflittiva (come ad esempio in C.Th. 3.12.1), né <strong>di</strong><br />

carattere patrimoniale, ma la precisazione che i figli eventualmente nati<br />

da tale consortium 183 non hanno la qualità <strong>di</strong> legitimi, bensì <strong>di</strong> spurii, con<br />

la conseguenza che essi non sono in alcun modo legati giuri<strong>di</strong>camente al<br />

padre, del quale non possono essere ere<strong>di</strong>.<br />

La prospettiva considerata dalla costituzione è, come si vede,<br />

unicamente quella privatistica. La mancata in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> una punizione<br />

potrebbe spiegarsi variamente, pensando ad una certa cautela del<br />

legislatore, consapevole <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare il vetus mos 184 e quin<strong>di</strong> piuttosto<br />

——————————<br />

Chr. Vorarbeit zu einer Prosopographie der christlichen Kaiserzeit, Stuttgart 1919, 203.<br />

181 V. retro nt. 36.<br />

182<br />

Le unioni <strong>matrimoniali</strong> tra affini in linea retta erano, invece, già interdette dal<br />

<strong>di</strong>ritto classico: v. Gai 1.63.<br />

183<br />

Si noti che, per designare il rapporto matrimoniale che s’inter<strong>di</strong>ce, il testo della<br />

costituzione usa il termine ‘consortium’, quando invece poco prima aveva descritto lo<br />

stringere dell’unione con l’espressione tra<strong>di</strong>zionalmente utilizzata per significare la<br />

creazione <strong>di</strong> un rapporto matrimoniale, ‘ducere uxorem’. La contrapposizione, come la<br />

dottrina ha bene sottolineato (cfr. G. DE BONFILS, La ´terminologia matrimoniale´ <strong>di</strong> Costanzo<br />

II, cit., 264), deve ritenersi intenzionale, perché intende rimarcare la <strong>di</strong>fferenza del<br />

nuovo regime introdotto (che sancisce l’illiceità della fattispecie) con quello precedente<br />

(nel quale l’unione de qua era invece ammessa). Questa precisione terminologica non<br />

trova riscontro, viceversa, nella Interpretatio visigotica, che menziona soltanto ‘coniugium’:<br />

Fratris uxorem ducen<strong>di</strong> vel uni viro duas sorores haben<strong>di</strong> penitus licentia denegatur; nam ex<br />

tali coniugio procreati filii legitimi non habentur.<br />

184<br />

Si consideri, peraltro, che numerose fonti (per le quali faccio rinvio a P. MOREAU,<br />

Incestus, cit., 241) attestano, già <strong>di</strong>verso tempo prima del provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Costanzo II,<br />

la <strong>di</strong>sapprovazione nei confronti <strong>di</strong> queste unioni da parte del «milieu culturel romain»;<br />

basti qui ricordare come, poco meno <strong>di</strong> un ventennio in<strong>di</strong>etro, Firmico Materno includesse<br />

le unioni ‘cum fratrum uxoribus’ e ‘cum filiorum suorum patruis’ tra le relazioni<br />

considerate incestuose (v. Mathes. 3.6.28-30: per il testo, v. infra nt. 231).<br />

AUPA 55/2012 257

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